Riflessi Di Paura - Mirrors


Regia: Alexandre Aja

RECENSIONE

La prima volta che vidi Mirrors molti anni fa (o Riflessi di Paura, se preferite la traduzione italica), non ero al corrente che si trattasse di un remake del film coreano Into the Mirror, per cui l’idea di andare a recuperare l’originale era da un po’ che mi ronzava in testa. Ma, causa introvabilità del suddetto film, ecco che mi è ricapitato per le mani questo, per cui ogni paragone con la pellicola di riferimento viene a mancare all'interno del mio giudizio che, inevitabilmente, si riferirà interamente a quello che ho visto nel lavoro di Aja.

Già, partiamo proprio da Alexandre Aja, un regista che ho apprezzato soprattutto nel cazzarone Piranha 3d  e in Alta Tensione, mentre mi ha convinto meno nel più recente Crawl.

Per quanto mi riguarda, qui è riuscito a tirar fuori un horror ben congeniato, con l’idea degli specchi (che lo so, non è sua, ma che comunque è stata quantomeno ripresa bene) che funziona e rimane sempre un grande classicone all'interno della filmografia del genere. L’ambientazione nel magazzino poi si dimostra un’ottima cornice, che contribuisce senza dubbio alla buona riuscita dell’operazione.



Grazie soprattutto al connubio specchi/ambientazione, si avverte infatti una buona tensione per gran parte del film, che si lascia seguire senza pause e regala pure alcune scene piuttosto interessanti. Cito su tutte quella iniziale, piuttosto inquietante con lo spruzzo di sangue che ci indirizza nella giusta direzione, proseguendo con quella all’obitorio in presenza del cadavere di Gary Lewis e concludendo in primis con il bambino che sparisce all’interno del pavimento e poi con l’ottimo bagno che si concede la sorella (una sequenza che lascia veramente a bocca aperta).


La bontà delle scene appena descritte va tra l’altro ricercata nella presenza in cabina di comando agli effetti speciali di quel vecchio volpone di Greg Nicotero, di cui non vi cito i lavori nei quali ha preso parte perché la lista è davvero lunga e colma di titoli notevoli. Aggiungiamo poi un Kiefer Sutherland davvero convincente nella parte del protagonista e una Paula Patton convincente a prescindere nel momento in cui appare alla nostra vista (cercare google immagini se proprio non vi fidate), ed ecco che metà del lavoro è bello che fatto.


Purtroppo però non si può sorvolare su alcune incongruenze che inevitabilmente penalizzano lievemente il film (e qui si che mi verrebbe da chiedermi come alcuni passaggi siano stati gestiti nell’originale coreano), così come qualche forzatura di troppo.

Molto buono invece il finale, anche se il lungo, grottesco e catastrofico segmento che lo precede non mi ha esattamente entusiasmato. Detto ciò, ritengo che nel complesso il film sia un lavoro meritevole, che consiglio, e che mi riservo di rivalutare quando sarò riuscito a mettere le mani sul lavoro che lo ha preceduto, anche perché la storia è fatta apposta per essere sviluppata all’interno di un film dal taglio tipicamente orientale.

Staremo a vedere.

E voi, che cazz aspettate a pulire gli specchi di casa vostra???

Giudizio complessivo: 7.3

Enjoy,


Trailer



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