Miss Violence



Regia: Alexandros Avranas

RECENSIONE

Ebbene sì, bisogna ammettere che quando i greci ci vogliono andare giù pesanti, ci riescono benissimo. 

Ricordo ancora il senso di inquietudine provato dopo la visione di Kynodontas, lavoro che è impossibile non citare viste le analogie presenti, e credo che ricorderò per un bel pezzo pure quello che è rimasto bello vivo dopo aver terminato di vedere Miss Violence.

Per quanto mi riguarda, siamo ancora lontani da The Girl Next Door, metro di paragone inavvicinabile per quanto riguarda il senso di disturbo trasmesso nello spettatore, ma qui tendiamo comunque ad avvicinarsi, anche in virtù della reale possibilità che questa pellicola abbia preso ispirazione da una storia realmente accaduta (come dichiarato dal regista Alexandros Avranas, a me sconosciuto fino ad adesso). 

Tutto inizia con un’apparentemente tranquilla festa di compleanno in famiglia, fino a che la festeggiata Angeliki si getta giù dalla finestra, spiaccicandosi al suolo tra la disperazione del resto della famiglia. 

Da qui il film comincerà a svelare terribili segreti sulla famigliola in questione, da cui si evincerà anche il motivo che ha spinto la ragazzina a quel gesto così estremo. 


Bisogna ammettere che in effetti, se si osserva bene, l’atmosfera che si respira durante la festicciola non appare proprio delle più serene e quella profezia "Che tu possa vivere più a lungo che puoi", avrebbe già dovuto far intuire che le cose non sarebbero andate così. 

Certo, parlare di quello che accadrà in seguito, non è semplice senza rischiare di cadere in spoiler, ma ci si prova ugualmente, raccomandando in ogni caso di proseguire con la lettura solo dopo aver visto il film, onde evitare sorprese.


L’inizio quindi non appare esattamente dei più leggeri (tra l’altro il ghigno di Angeliki, con cui risponde alla chiamata dei genitori appena prima di buttarsi di sotto mette i brividi) e non è altro che il preludio a tutto quello che succederà dopo, sapientemente dosato in modo da creare interesse in chi sta guardando, fino a che non viene calato l’asso di briscola che getterà nello sconforto anche il più preso bene degli spettatori.

Le ambientazioni della casa, il principale set di tutto il film, sono fredde e desolate, con colori spenti che esaltano il sentimento di angoscia che si respira all’interno della famiglia.



Famiglia tra cui spicca sin da subito la figura del padre padrone, insopportabile presenza sulla quale ben presto verrà gettata quell’ombra misteriosa che farà vacillare ogni singolo grado di parentela che ognuno di noi si era immaginato nella sua testa, in un gioco malatissimo all’interno del quale per un attimo la confusione e lo stordimento regnano sovrane, roba che Beautiful spostati proprio 😆.

Themis Panou si cala perfettamente nel ruolo, ottenendo perfino alcuni premi prestigiosi, anche se a parer mio risulta lievemente troppo monoespressivo, lasciando un miglior palcoscenico a quella Eleni Roussinou che, nei panni dell’omonima Eleni, si rende protagonista di espressioni davvero difficili da dimenticare, grazie anche ad un’ottima mimica facciale.


Le atmosfere surreali e i silenzi prolungati diventano ben presto i nostri più fidi accompagnatori, conducendoci all’interno di dinamiche sempre più torbide fino all’agghiacciante rilevazione della bizzarra usanza messa in atto dal (dai?) capo (capi?) famiglia. Ed è proprio la nonchalance con cui viene affrontata la faccenda ("Non l'ho portata per soldi, ma solo per spassarcela un po' con lei"), che fa davvero male, aprendo quindi tutto un mondo su tutte le peggiori nefandezze familiari che uno si può immaginare.

In tutto questo, trova perfino posto la riproduzione della canzone “L’Italiano” di Toto Cotugno che, in un primo tempo, mi ha quasi fatto sorridere pensando a che cazz c’azzeccasse ma successivamente, ripensando a casa di chi suonava e in quale occasione, mi ha lasciato più di un dubbio su ciò che il regista avesse voluto intendere con quel passaggio.

Discorsi campanilistici apparte, si arriva poi al gran finale, anche qui giocato tutto su sentimenti contrastanti. Prima credi che l’azione risolutiva messa in atto dalla “nonna” sia volta a interrompere il macabro giochino, poi invece quel “Chiudi la porta” apre scenari completamente diversi e niente, i dubbi che si aprono sul cosa riservi il futuro a ciò che rimane della famiglia continueranno a far capolino nella vostra testa.

Gran film quindi, consigliato però esclusivamente ai presi bene di natura, che ogni tanto decidono di farsi del male.

Giudizio complessivo: 8
Enjoy,


Trailer


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