Quella Strana Ragazza che Abita In Fondo al Viale: La Recensione del Film



Regia: Nicolas Gessner

Ode a Jodie.

Siamo abituati a pensare a Jodie Foster come enfant prodige e poi attrice con la A maiuscola, intelligente, volitiva e with guts. Ma quanti si ricordano che è stata anche enfant terrible? 

E’ come se – idealmente – la sua carriera filmica avesse creato una biografia alternativa di Jodie e tutti i personaggi da lei interpretati fossero tasselli della sua storia. Siamo sicuri che la prostituta minorenne di Taxi Driver (1976), non si sia emancipata in Quella Strana Ragazza Che Abita in Fondo al Viale (1976), che raccoglie i frutti (e i cocci) del suo amore in Casotto (1977), dove i gretti zii italiani cercheranno di sbolognarla al tonto cugino?


E che una volta maggiorenne non decida di svoltare col praticantato nell’FBI, magari dopo una breve seduta d’analisi col dottor Lecter - mica uno qualunque - nel Silenzio degli Innocenti (1991) e diventare poi ufologa, madre single (che va ad abitare in una Panic Room) e rampante donna d’affari in tacco dodici? Forse in un universo parallelo è andata così; Jodie Foster è una donna che ha vissuto tutto ciò e l’ha forgiata.

Quella strana ragazza è Rynn, figlia di uno scrittore suicida, che prima di uccidersi le ha garantito una rendita per tre anni e di una madre che li ha abbandonati. Quando la donna si ripresenta, Rynn le offre un tè avvelenato di benvenuto e la conserva in cantina.


La ragazza conduce una vita solitaria in una villa affittata nel Maine, tirando avanti come se nulla fosse, mentendo agli estranei ed eludendo sia le curiosità di Mrs Hallet, padrona di casa megera ed impicciona (una per cui se non sei sbarcato con la Mayflower, non sei della comunità) e di suo figlio Frank (Martin Sheen) che è un maniaco sessuale il quale, oltre a guardarla come fa Ezechiele lupo coi porcellini, cerca di intrufolarsi in casa...Meglio offrirgli un tè dei suoi o farsi aiutare dallo sceriffo?

Il film è un horror in senso lato, più un thriller autunnale e malinconico, fatto di silenzi e solitudini. Il macabro alluso e il non detto sono le carte vincenti: il suicidio del padre e il ritrovamento del suo corpo sono raccontati da Rynn e non mostrati, ma la sua espressione assente è eloquente. Il Frank di Martin Sheen è untuoso e sgradevole nel suo guardare dall’alto in basso Rynn e molestarla verbalmente, sicuro che sarà la sua prossima preda. Idem sua madre, la quale sa bene il vizietto del figlio, ma si crede un Padreterno forse perché sbarcata direttamente con l’arca di Noè. Ha però dimenticato l’undicesimo comandamento: fatti i cazziribus tuoi.


Il film è anche un coming of age non tanto ormonale, quanto mentale. E’ lo schiudersi di Rynn al mondo esterno, allo sbocciare del primo amore con il coetaneo Mario; lei infatti è già adulta dentro, ma il suo aspetto è ancora acerbo, senza malizia, tutta lentiggini, capelli biondo paglia e guance paffute, le manca solo qualcuno di cui fidarsi.

Un film da recuperare, per la bravura degli interpreti e riscoprire il lato oscuro dell’adolescenza di Jodie Foster – reale o alternativa che sia – assieme ad una bella tazza di tè fumante prima di andare a dormire. Per sempre.

Buona visione,


Trailer



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