Incident At Loch Ness: La Recensione del Film



Regia: Zak Penn

Già poter leggere Werner Herzog e il Mostro di Lochness nella stessa frase non può non destare curiosità, anche se in principio pensi che sia una casualità non correlata o una burloneria di qualche bontempone. 

Ma quando invece scopri che effettivamente le due cose costituiscono il connubio che dà origine a questo lavoro, puoi solo rammaricarti di aver aspettato così tanto per metterci le mani sopra (il film è del 2004).

Ma andiamo con ordine.

Werner Herzog, per i pochi che non lo conoscessero (che cazz ci fate su un sito dove si parla di cinema allora???), in ambito cinematografico ha poco da insegnare. Perle quali Fitzcarraldo, Aguirre e Anche i Nani Hanno Cominciato da Piccoli (giusto per citare le prime 3 che mi sono venute in mente e non essere troppo prolisso) fanno capire quanto il regista adori progetti non esattamente convenzionali e, in più di un’occasione, praticamente impossibili da realizzare.


Il Mostro di Lochness invece resta una di quelle creature leggendarie che mi hanno sempre affascinato, un po’ come del resto quelle avvolte da quell’aura di mistero che ancora oggi fa discutere scienziati ed inguaribili romantici. Non per niente, grazie ad un’attenta dinamica su di lui e sulle motivazioni a corredo delle ipotesi sulla sua possibile e impossibile esistenza, mi sono guadagnato un 30 e lode all’esame di criptozoologia, di cui vado fiero quasi come Herzog va fiero di Fitzcarraldo.


Ma come si combinano il mostro e il buon Werner? Semplice, Incident at Loch Ness si tratta di un mockumentary che racconta quanto accaduto durante le riprese del documentario Enigma of Loch Ness, dove appunto il regista tedesco si mette in caccia del leggendario mostro. Il Tutto ci viene trasmesso grazie alle riprese del “documentario 2.0” Herzog in Wonderland in cui Werner si racconta alle telecamere, facendo il punto sulla sua carriera prima di intraprendere la spedizione sul lago scozzese.

Già in questa prima fase, staresti ad ascoltare per ore il buon Herzog che racconta alcune delle sue imprese titaniche compiute durante la lavorazione dei suoi film, per poter carpire alcuni dei suoi segreti e approfondire anche il rapporto con chi ha contribuito senza dubbio alla crescita della carriera del regista. E mi riferisco in particolare al mitico Klaus Kinski, su cui in realtà non viene detto molto qui ma che, nonostante le smentite di Herzog, ripetute anche in questo film, secondo me qualche scena con una pistola puntata alla testa l’ha girata davvero.


Poi però la visitina al mostro del lago diventa protagonista (non prima di averci fatto assistere ad un breve dialogo in cui si accennava alle vicende narrate poi in Plac Zabaw), interrompendo così gli aneddoti sulla vita del regista e catapultandoci direttamente all’interno delle problematiche sviluppatesi durante le fasi di preparazione, e in seguito di realizzazione, del documentario. Fasi all’interno delle quali assistiamo ad un Herzog decisamente cagacazzi, a tratti quasi indisponente, ma che lascia ben evidenziata tutta la maniacalità che mette in ogni suo lavoro, al fine di renderlo perfetto. Stavolta non c’è Kinski a farlo incazzare, ma il regista e sceneggiatore Zak Penn, che ha idee nettamente diverse sul taglio che dovrebbe prendere il documentario e con cui si generano alcuni siparietti piuttosto divertenti come quello in cui Penn si lascia scappare un "Almeno non stiamo trascinando la barca su per una collina", che scatena una delle espressioni più glaciali che io ricordi.


E poi niente, non giriamoci più attorno, c’è lui, sua Maestà il Mostro di Loch Ness. O almeno, sembrerebbe che ci sia, dato che le fasi dell’incontro, lasciano comunque dubbi allo spettatore, come per altro è giusto che sia, nonostante il brillante tentativo di gettare in acqua il pupazzone con fattezze Nessyane o la super modella con fattezze da super modella.

La scelta della tecnica del mockumentary, che d’altronde qui non potrebbe avere alternative vista la natura del progetto, risulta vincente, così come le reazioni dei partecipanti, tanto che se me lo avessero presentato come un documentario reale credo che non avrei avuto nulla di che dubitare sulla veridicità della faccenda.

Ecco forse in alcuni momenti probabilmente non risulterà così scorrevole ma, per quanto mi riguarda, solo aver pensato una costruzione del genere, riuscendo poi a realizzarla più che dignitosamente, vale da sola il prezzo del biglietto. Magari proprio per il lago scozzese.

Enjoy,


Trailer



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