The Girl Next Door (2007)


Regia: Gregory Wilson

Ormai ho perso il conto di quante volte mi son trovato a parlare (sia dal vivo, che sul web) di quale sia il film più disturbante che abbia mai visto e di candidati ce ne sarebbero davvero molti, visti i miei gusti cinematografici. Ma ogni dannata volta mi trovo sempre a rispondere che il vincitore indiscusso è The Girl Next Door.

Lo pensavo prima, dopo che anni fa vidi il film per la prima volta e, a maggior ragione, lo penso adesso, dopo averlo recentemente rivisto (e lo so, forse mi chiederete perché mi sia voluto fare del male così, gratuitamente, ma d’altronde a noi amanti dell’estremo ci piace così).

Chiariamo subito, il sentimento che si prova a fine visione e un mix di rabbia, disgusto e presomalismo che non ha nulla a che vedere con il “disturbo” visivo che può dare un Guinea Pig qualsiasi o un Serbian Film (che a mio avviso in confronto a questo potrebbe essere etichettato come una commedia per signorine, anche se pur sempre di alto livello), ma il pugno nello stomaco che ti si abbatte inesorabile è un qualcosa che difficilmente riesci ad assimilare in tempi brevi. 


The Girl Next Door ti devasta infatti a livello psicologico, anche in virtù della veridicità degli eventi, ispiratisi (non so quanto fedelmente) alla sorte toccata alla povera Sylvia Marie Likens in Indiana negli anni ’60 (qui trovate tutti i dettagli della vicenda), a cui era stata data voce pure nel romanzo scritto da Jack Ketchum. Ma pure se la storia fosse inventata, le cose non sarebbero state poi così diverse.

Gregory Wilson (che apparte questo non credo abbia diretto null’altro di significativo) è riuscito a ricreare perfettamente l’angoscia vissuta in quelle quattro sporche mura, partendo da un’azzeccatissima scelta dei personaggi, che riescono ad apparire dannatamente inquietanti per quanto si mostrino freddi ed indifferenti di fronte a ciò che si stava consumando dinanzi ai loro occhi. Blanche Baker, in primis, è perfetta nel ruolo della squilibrata zia Ruth, talmente odiosa che infileresti la testa nello schermo per prenderla a testate, ma anche i ragazzi sono calati perfettamente nella parte. Nei loro occhi si legge proprio quella cattiveria che, in fin dei conti, non sarebbe neppure così giustificata (sempre che reazioni del genere possano essere giustificate), ma soprattutto si nota l’indifferenza di chi probabilmente non è in grado di provare sentimenti o compassione. E poi, chicca che all’epoca non avevo potuto cogliere, è d’obbligo menzionare la comparsa ad inizio film del mitico Tucu Salamanca che, senza spoilerare troppo, non fa una fine migliore di quella toccatagli in Breaking Bad.


Per raggiungere lo scopo, non servono ambientazioni eccezionali, finezze tecniche o colpi di scena, basta semplicemente quell’ambiente freddo e spoglio, con colori spenti ed un aurea di malinconia che fa da contorno a questa vicenda allucinante, dove i ragazzini si sentono in un qualche modo autorizzati a fare ciò che fanno perché, come ricorda uno di loro ad un certo punto, “hanno il permesso!”.


E la cosa che fa più riflettere è che la violenza è quasi esclusivamente psicologica, dal momento che non ci viene mostrato quasi nulla di ciò che la povera Meg (anch’essa interpretata ottimamente da una Blythe Auffarth che difficilmente si sarà scordata questo ruolo) è costretta a subire. Tutto si intuisce attraverso le sue urla disperate e le sue espressioni imploranti e allo stesso tempo dimesse, mettendo ancor più in risalto l’abilità del regista. Ritengo infatti che, se il film avesse virato verso un più becero torture porn, non avrebbe minimamente raggiunto il grado di inquietudine trasmesso in questo modo, andando inoltre ad infangare la memoria della povera ragazza.

La parte finale è da brivido e d’altronde Meg lo ripete che “è il finale quello che conta”, con quell’abbraccio e quel “io ti amo” che ti danno la mazzata conclusiva, facendoti fissare, dopo i titoli di coda, lo schermo per un tempo incalcolabile, in preda ad una rabbia che onestamente ci metterà molto a dissolversi.

Giudizio complessivo: 9
Enjoy,



Trailer


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