L'Ululato: La Recensione del Film


Regia: Joe Dante

RECENSIONE

Il mio corpo che cambia non è solo l’adolescenza o il brano di Pelù, ma è (stata) la filosofia degli Eighties.

Il tema della metamorfosi pervade il cinema horror di quegli anni come un virus sottopelle che regala bei sintomi quali gli incubi filosofici di Cronenberg – Videodrome, La Mosca, le orge rabelaisiane di Society o Re-Animator, fino ai gironi sado-mortuari di Hellraiser

Anche se niente è stato più indicibile di spalline imbottite, giacche pastello e capelli cotonati che pareva di avere un tasso in testa. Chi è il muta forma per eccellenza nell’Horror? Il licantropo il, quale pur avendo un suo posto nella galleria delle icone, ha dovuto aspettare gli anni Ottanta per lustrarsi la pelliccia a dovere; perché il momento clou di ogni film di lupi mannari è la trasformazione, che ai tempi di Lon Chaney Jr viene risolta tramite dissolvenze e sovrapposizioni che lasciava il senso di lupacchiotto di peluche.


Ecco quindi che, grazie al comparto effetti speciali con protesi di latex, silicone e manichini meccanici, gli ‘80 si aprono con un muso a muso tra due pellicole che “rivaleggiano” per portare a casa il primato di miglior horror lupesco: L’Ululato e Un Lupo Mannaro Americano A Londra

Il che un po’ come scegliere tra la mamma e il papà. Anche perché in mezzo c’è il “tradimento” del mago degli effetti speciali Rick Baker, che ha iniziato a lavorare al primo ma poi, ricevuta l’offerta per il secondo (annusando un budget più grosso), abbandona le file, lasciando agli altri come contentino il suo pupillo Rob Bottin.

La giornalista televisiva Karen White è perseguitata da un maniaco. Di concerto con la polizia accetta di incontrarlo in un cinema porno, ma l’incontro finirà male: nel buio della sala, mentre il tizio le chiede di voltarsi per guardarlo Karen gira e rimane sconvolta. La polizia irrompe e lo fredda. Da quel momento la giornalista rimane traumatizzata: incubi, stress e amnesie. Il suo psichiatra le propone un periodo di cura in un posto che gestisce; è silvestre, tranquillo e si chiama la Colonia. Troverà strani personaggi come ospiti, e di notte sentirà ululati provenire dai boschi. La cura adatta per lei, proprio. Come se non bastasse, la fatalona Marsha ronza intorno al suo maritino quasi fosse una chianina succulenta e il corpo del maniaco è sparito dall’obitorio…Toc toc Karen, sono il Lupo: soffierò via la tua capanna di certezze e ti porterò a fare un giro al chiaro di luna. 

Il Lupo Mannaro Americano probabilmente porta a casa la trasformazione più suggestiva, ma L’Ululato è la favola nera, piena di fascino (il bosco), orrore e sensualità. Non devi giocare coi lupi nel bosco, nemmeno se ti offrono di fare l’amore con loro alla luce del falò (peraltro una delle scene più suggestive che sintetizzano il concetto).

Si può parlare della bellezza del lupo, forse perché inconsciamente lo vediamo come il lato oscuro dell’animale da compagnia per eccellenza: l’uomo stesso. 

Altro punto a suo favore sono le citazioni e gli inside joke pennellati e amalgamati in modo sapiente, ma anche amorevole e non senza ironia. Un esempio: la sequenza in cui la fidanzata è in pericolo, mentre il compagno guarda I tre Porcellini in Tv.

Joe Dante viene dalla factory di Roger Corman e con questo film si guadagna l’attenzione di Re Spielberg che lo vorrà alla sua corte per Gremlins.

Ma questa è un’altra storia, e un’altra recensione.

…E vissero tutti vegani e contenti.

Curiosità: come da prassi il film ha generato una cucciolata di sequel, ben sette. L’unico passabile è Howling V, un Dieci Piccoli Indiani in salsa mannara. Gli altri solo per aficionados irriducibili.

Buona visione,


Trailer


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