Border - Creature Di Confine


Regia: Ali Abbasi

RECENSIONE

Film sicuramente non convenzionale, di chiara impronta nordica, e di cui forse non si è parlato abbastanza, considerando il delicato approccio che offre al sempre attuale tema della diversità, vista qui da un punto di vista molto interessante e piuttosto originale per quanto riguarda il grande schermo.

Per farla breve, la storia riguarda la vita di Tina, eccezionale quando deve fiutare personaggi discutibili alla frontiera (roba che ad Airport Security ci avrebbero potuto girare 27 stagioni ininterrottamente), ma prigioniera di un segreto riguardo la sua identità che scoprirà a poco a poco, solo dopo l’incontro con il suo “simile” Vore, che le aprirà un mondo totalmente diverso e che la metterà di fronte a quella linea di confine che solo lei può decidere se attraversare o no.


Non è semplice dare un giudizio su questo lavoro, di certo però va premiato il coraggio di Ali Abbasi che ci riprova dopo il non del tutto convincente Shelley, e sicuramente riesce a regalare al pubblico un prodotto che non finirà nel dimenticatoio e che offre diversi spunti interessanti su cui poter ragionare (anche se a dire il vero il film è tratto, non so quanto fedelmente, da un romanzo che non ho mai letto e con cui quindi non posso effettuare raffronti).

Quel che appare chiaro sin dall’inizio è l’abilità dei nordici (anche se poi Abbasi è nato in Iran, ma vabbè soprassediamo) nell’affrontare alcuni temi tipici del fantasy e dell’horror in maniera originale e con interpretazioni particolari che si discostano dalle tipiche pellicole di genere. Era successo con l’ottimo Lasciami Entrare, in cui abbiamo assistito alla rivisitazione in salsa giovanile del fenomeno del vampirismo e succede qui (e non aggiungo altro per non spoilerare troppo).


Il tutto viene giocato sui personaggi, su cui il regista si gioca un all in che in fin dei conti ci lascia soddisfatti, sia grazie a delle ottime interpretazioni degli attori (quella di Eva Melander in particolar modo, ma pure il buon Eero Milonoff non se la cava affatto male), ma soprattutto grazie ad un trucco eccezionale che gli è valso per altro una candidatura all’Oscar. E proprio grazie a questo, non conoscendo l’attrice, son dovuto andare a vedere quale fosse il suo vero volto perché, per un attimo, ho creduto che fosse realmente così (o quantomeno simile).

Detto ciò, va rimarcata una discreta lentezza, scordatevi ritmo coinvolgente, adrenalina ed intrattenimento spinto, perché in alcuni momenti tende a far gonfiare i testicoli ma, nonostante tutto, si riesce ad entrare talmente tanto in empatia coi personaggi, tentando di scoprire che cosa li accomuna, le loro paure e i loro segreti, che il film scorre via facile e incuriosisce parecchio.


I colori spenti e le ambientazioni tristi ben si addicono alla storia e all’atmosfera generale, dove spiccano alcune scene davvero pregevoli, come quella del grottesco accoppiamento e quella finale dove il succulento pasto riesce a placare i lamenti della creatura, di fronte allo sguardo della donna che sembra proprio pensare soddisfatta “Sì, questo è mio figlio”.

Giudizio complessivo: 7.5
Enjoy,



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