Vampiri Amanti: La Recensione del Film



Regia: Roy Ward Baker

Carmilla, Mircalla, Marcilla, Millarca; gratta l’anagramma e troverai il vampiro.

Carmilla Karnstein è non solo la vampira più amata dalla Settimana Enigmistica, ma è soprattutto l’archetipo del non morto, nonché uno degli anticipatori di Dracula. Sarà lei la protagonista di questo speciale di tre puntate che si snoderà lungo il mese di Febbraio per raccontarvi i tre film della saga della famiglia Karnstein targata Hammer.


Ma prima, ripassino di cultura generale.

1) Carmilla By Pages.

Carmilla è un racconto del 1871 di J.S. Le Fanu, contenuto nella raccolta in In A Glass Darkly narrato in prima persona da Laura, una ragazza stiriana. Costei aspetta l’arrivo dell’estate per poter socializzare con Betha, una coetanea, nipote del barone Spielsdorf, amico del suo padre. Ma un giorno, il babbo – come quello di Bambi – la informa che Bertha non verrà: è morta di malattia. Una sera, una carrozza ha un incidente nei pressi del loro castello. Ne spuntano fuori una dama che vantando amicizie in comune e adducendo affari urgenti da sbrigare, chiede di poter affidar loro la propria figlia Carmilla. L’ospite si mostrerà un po’ singolare: si alza tardi, ha un’avversione per i simboli religiosi ed è piuttosto vivace nelle sue argomentazioni (almeno agli occhi di una famiglia settecentesca). Fra le due ragazze nasce un’amicizia che prenderà varie sfumature. Ma nel villaggio vicino si scatena una moria di fanciulle, e la stessa Laura avrà strane esperienze oniriche che la lasceranno spossatezza e languore; inoltre un ritratto dell’antenata Mircalla Karnstein è molto somigliante con l’ospite. L’incontro di Laura e suo padre col barone Spielsdorf, che racconta un analogo incontro con una misteriosa dama e la di lei figlia, Millarca, chiarirà la vera natura della ragazza. Carmilla verrà distrutta nella sua cripta, presso le rovine del castello Karnstein; via la vampira, via gli anagrammi. Ma a distanza di anni, Laura sentirà ancora i passi di Carmilla echeggiare nel suo cuore.

Si potrebbe filosofare sull’importanza di Carmilla nelle letteratura fantastica, ma non è questa la sede. Posso solo dire che quello che lo ha reso celebre – e che Stoker ha perfezionato – è il contrasto tra Morale e i sensi, le sfumature, le ambiguità, la sottile linea tra innocenza e curiosità. Lo specchio oscuro, proprio come il titolo originale. Tutti siamo Laura e abbiamo avuto Carmilla che ci ha lasciato qualcosa dentro, dolce o amaro che sia.

La lezione è finita, leggete in pace.


2) Carmilla by Hammer.

1970: un secolo dopo, la Hammer Films arricchisce il suo pantheon di mostri con la fanciulla di Le Fanu e la sua mordace famiglia. Carmilla al cinema c’è già stata, attraversando le epoche del grande schermo se non nel buio della notte, in quello delle sale con adattamenti abbastanza liberi; prima con l’onirico Vampyr (1932), poi col languido Il Sangue e la Rosa (1960) e infine con l’italico La Cripta e L’incubo (1965). Ma è con la Hammer che i tem(p)i sono maturi per il pubblico e per i sottintesi saffici, pronti ad essere esplicitati con buona pace anche dei distributori: “Va bene il vampiro e il Settecento, ma vogliamo anche tette e culi, che non passano mai di moda”.


Vampiri Amanti è il varo della serie, sceneggiato da Tudor Gates – che sarà lo script writer di tutto il ciclo Karnstein – con la regia di una nostra vecchia conoscenza: Roy Ward Baker. Il regista sa di avere una patata bollente per le mani (la sceneggiatura, non la vampira), ma gira con eleganza e senza morbosità un adattamento fedele e barocco che esplicita le passioni saffiche e il risveglio dei sensi.

Nel prologo, vediamo il giovane barone von Hartog cacciare vampiri. Ruba il sudario a una graziosa e procace vampirella che, nel cercare di riprenderselo, tenta di sedurlo e lui quasi cede…Finché il suo prosperoso seno non urta contro la croce che l’uomo indossa e lei, risentita, snuda i canini, un attimo prima di venire decapitata dalla spada del barone. Titoli di testa.

Passiamo poi al ballo del generale Von Spielsdorf (Peter Cushing qui in un piccolo ruolo, ma che dà più spendibilità al prodotto. La sua presenza e le sue vicissitudini personali si intrecceranno con tutta la saga, persino quando sarà assente. Tenetelo a mente…) e di sua figlia Laura, dove una misteriosa contessa deve lasciare la festa, ma prega il generale di poterne ospitare la figlia, Marcilla (la burrosa Ingrid Pitt, che avrà una piccola carriera nell’horror) che nel giro di poco vampirizzerà Laura prima di scomparire…


La situazione si ripete in un’altra casa– dove il film occupa la maggior durata– e questa volta toccherà ad Emma subire gli attacchi di Carmilla (che a suo modo le è affezionata) generando sospetti in famiglia tra cui l’educatrice madame Perrodon - che una volta morsa diventerà però gelosa di lei. – e del medico di famiglia.

E gli ormai canuti Von Hartog e Von Spielsdorf del prologo sono sulle sue tracce; la pupa è una Karnestein, anzi l’unica sfuggita al nostro cacciatore. Si può immaginare la fine di Carmilla, ma la presenza di un misterioso cavaliere nero, riapre la partita…E sarà l’unica volta che la Hammer usa un finale meno consolatorio.

Carmilla never dies: al massimo cambia nome, cosa che farà nella seconda e prossima puntata…

Buona visione,


Trailer



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