Dracula (1979): La Recensione del Film



Regia: John Badham


"Lei è molto saggio professore… per essere un uomo che non ha vissuto neanche una vita intera".

Infanzia, sabato pomeriggio.

Dopo la consueta scelta di VHS per il weekend, il mio giro terminava davanti alla sezione horror dove volevo impressionarmi davanti a tutti quei titoli e quelle copertine che trasudavano brividi e spaventi. Però sulla cover di questo Dracula non mi capacitavo: in primo piano il profilo sdraiato di una donna in penombra, con le labbra schiuse. Dietro, il Conte belloccio a mezzo busto con mantello e camicia che emerge dalle nuvole con un sorriso ammiccante. La mia innocente testolina formulò due (lungimiranti) pensieri: 1) non me lo vedo con i canini 2) Ma sotto ha i jeans?

Ci avevo preso - a parte i jeans – perché 1) anni dopo scoprii che l’attore, tenendo testa a regista e produzione rifiutò i canini per dare più autenticità al personaggio e il 2) questo Dracula è il più languido e romantico di tutta la galleria di adattamenti del testo di Stoker.


Nei primi anni Settanta il Conte impara a piangere e innamorarsi: non è più l’aristocratico laido e impomatato di Bela Lugosi, o quello ferino ed erotico di Christopher Lee, ma diventa un cuore solitario in cerca dell’anima gemella oltre che di una vena cava.

Il primo Dracula dolens è Jack Palance in Il Demone Nero (1974) che ruggisce per la morte dell’amata e dal quale Coppola mutuerà l’idea di “attraversare gli oceani del tempo per ritrovarti” per la sua versione. Alla fine del decennio, Dracula ritorna sull’onda grazie ad un adattamento teatrale che ha avuto un buon successo a Broadway (ben otto stagioni di repliche, dal ’73 all’80) che rinverdisce i fasti della versione di Balderston & Deane e che ha visto indossare il mantello ad attori del calibro di Raul Julia, Terence Stamp e Frank Langella.


Proprio l’ultimo - che stando ai rumors ha infranto molti cuori a teatro - è scelto per far sospirare le donne al cinema e sullo schermo. Il regista è John Badham, quello de La Febbre Del Sabato Sera (1977) che ci regala il Tony Manero dei vampiri e un cast di lusso, tra cui Lawrence Olivier nel ruolo di un Van Helsing mistico e Donald Pleasence, come crapulone dottor Seward, una sorta di Watson dei vampiri.

La trama di Dracula è nota anche da chi non ha mai letto il libro, quindi non la ripeto. Viene scorciata la parte transilvanica e si parte a volo (di pipistrello) col naufragio del Conte nello Yorkshire, “doppiata” dalla splendida location di Tintagel e dintorni della Cornovaglia. Qui Dracula, divenuto proprietario dell’abbazia di Carfax, affascina prima la sciapa Mina Van Helsing e poi la sua amica, la volitiva (e femminista) Lucy Seward figlia del direttore del manicomio e futura infermiera nello stesso.

Dopo aver vampirizzato Mina per motivi puramente alimentari, Dracula passa a Lucy con intenzioni più serie: farne la sua sposa per l’eternità; se non è un gentiluomo lui… Ma i padri delle due ragazze scoprono la vera natura di Dracula – specie Van Helsing che ha dovuto fronteggiare la rediviva Mina – e insieme all’insipido fidanzato di Lucy, Jonathan Harker daranno la caccia al Conte. Ma non sarà facile perché Dracula è il re della sua razza e sta assoggettando Lucy, che già da umana lo trovava affascinante…


E’ l’ennesima versione della storia, ma anche una delle più interessanti; il Dracula di Langella è un dandy solitario e romantico (anche se alcuni critici l’hanno definito “damerino da discoteca”), capace di offrire una nuova morale dei sensi alle sue vittime: insomma, più Lord Byron che Principe delle tenebre.

Non è solo una storia d’amore, ma è anche una rilettura femminista: il sorriso di Lucy nel finale mentre guarda il mantello di Dracula librarsi nel vento è quello di una donna libera dalle convenzioni sociali e dai tabù; I want to break free, e ci sei riuscita, cara Lucy. Il film pende più dal lato amoroso, ma la parte horror offre il destro in un paio di scene niente male, come il confronto tra Van Helsing e la figlia Mina ormai vampirizzata e ridotta ad un manichino cereo con le occhiaie profonde come pozzi infernali che sibila con voce roca e vagamente incestuosa: “Papà, vieni da me Papà…


Inoltre i colori belli saturi e caldi aumentano l’atmosfera insieme ad alcune idee mutuate dalla versione teatrale, come l’interno di casa Dracula decorata con candele e ragnatele, che rendono tutto più suggestivo.

Questo è anche l’ultimo grande film su Dracula prima della versione di Coppola: per un decennio cala il sipario, anzi il sudario sul Conte e Bram Stoker. Ma cosa sono tredici anni per un immortale? Giusto una pennichella pomeridiana, perché come declama questo Dracula: “E’ sempre giorno, da qualche parte sulla Terra, professore. Oltre al riposo, l’unico mio bisogno è di restare al buio.

Qualcuna vuole rimboccargli le coperte?

Curiosità: Badham voleva girare il film in bianco e nero, ma la produzione mise il veto: tuttavia l’edizione in DVD è la versione decolorata voluta dal regista.

Buona visione,


Trailer



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