L’Abominevole Dottor Phibes: La Recensione del Film



Regia: Robert Fuest

Amore significa non dover mai dire: “Sei brutto”. Parafrasando una delle frasi celebri del cinema, questo film è proprio una (Black) Love Story, nonché una delle prove più riuscite del buon Vincent Price.

Il nostro è Anton Phibes, musicista che, dopo essere rimasto orribilmente sfigurato ed aver perso l’uso della favella in un incidente d’auto, si finge morto per vendicare la morte dell’adorata moglie Victoria (Caroline Munro, presente solo in foto) per mano di un’equipe medica, rea di non averla saputa salvare. Anziché sporgere denuncia, Phibes li uccide uno per uno, ispirandosi alle dieci piaghe d’Egitto: rane, locuste, sangue, api e tutte le altre prerogative di Jahvè. Chi la scamperà? E riuscirà l’inetto e british ispettore Trout ad arrestarlo?


Quando lo vidi da ragazzino, mi piacque di più Oscar Insanguinato, dove Price fa il mattatore sulla falsariga di questo Phibes, declamando Shakespeare e decimando persone a suon di contrappassi a tema, ma a rivederlo dopo molti anni l’ho apprezzato in pieno, cogliendo meglio alcuni aspetti: l’ambientazione quasi swing degli anni 20 dà un’aria più demodé ed un ritmo più brioso. Gli omicidi sono tutti fantasiosi e cruenti, eppure perpetrati con una mano da “villan impossibile” che elude tutto e tutti, quasi un Fantomas in versione camp.


Per non parlare del lavoro di Vincent: usa la sua faccia come una maschera, visto che il vero volto è un teschio scarnificato. Cioè, la faccia di Price che fa la maschera? E infatti il nostro ci cava il meglio, con parrucca da paggetto e baffetti da sparviero, viso cereo, occhi arrossati e pieni di livore verso il mondo che gli ha strappato la sua “adorata sposa, mia soave regina”, come declama stentoreo tramite un cavo attaccato al grammofono, paludato in tuniche ora bianco panna, adesso nero lucido. 


L’occasione è perfetta per esprimere tutto col linguaggio del corpo, caricando e spingendo sul pedale del black humor, come quando Phibes si versa lo champagne direttamente nella giugulare oppure dirige con gesti enfatici la sua orchestrina di manichini meccanici, i Dr. Phibes Clockwork Wizards.

Virginia North è la silente Vulnavia, l’assistente-chaffeur di Phibes, che passa dal colbacco agli abiti da sera nel giro di una scena, enfatizzando ancora di più la componente surreale. Per alcuni il black humor è un ingrediente di pregio, per altri un pollice verso. Per noi, un’ottima ricetta.

Buona visione: dirige Phibes e sarà il vostro requiem.

Curiosità: l’anno dopo esce il sequel, Frustrazione, sempre con Vincent Price, ma il primo capitolo è decisamente meglio.

Buona visione,


Trailer



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