My Little Eye: La Recensione del Film



Regia: Marc Evans

Nel periodo in cui incominciavano a proliferare i reality show, il Grande Fratello su tutti, ecco che Marc Evans (anno 2002) ci regala la sua personale interpretazione del GF in salsa snuff.

Un film interessante sotto molti aspetti, che senza dubbio ha ispirato svariate pellicole più o meno riuscite negli anni immediatamente seguenti (e anche più recentemente) e in cui il regista, tra l’altro poi incredibilmente desaparecido (fatta eccezione per qualche lavoro minore), non ha risparmiato critiche al mondo reality, puntando soprattutto il dito contro quelli in cui i lauti premi in denaro contribuiscono a manifestare i peggiori risvolti del carattere delle persone.


Brevemente la trama. Cinque ragazzi vengono rinchiusi all’interno di una casa dove devono restare per 6 mesi ripresi h24. In palio c’è un milione di dollari, ma se uno di loro abbandona perdono tutti. E ad un certo punto, sarà complicato non avere la tentazione di abbandonare…


Come spesso accade in pellicole di questo tipo, l’assortimento di ragazzi sufficientemente coglioni è il punto di partenza necessario per garantire la buona riuscita del prodotto e da sto punto di vista ci siamo abbastanza, con il buon Rex che sembra ergersi a vincitore assoluto del premio di più imbecille del gruppo, salvo poi rivelarsi migliore di quel che appare, sfiorando anche la parte di quasi idolo delle folle. Per il resto, la prestazione complessiva del cast appare discreta, senza particolari acuti, ma nel complesso accettabile, considerando anche la presenza di attori non eccessivamente conosciuti (né all’epoca, né in seguito). Tra di essi spicca la presenza di un giovane Bradley Cooper, protagonista in un ruolo marginale che di fatto consiste unicamente nel trombarsi una delle partecipanti.


Tuttavia è proprio dopo l’incursione di Cooper che il giochino comincia a farsi interessante, con i dubbi su quale piega stia prendendo la situazione che iniziano a farsi ingombranti, riuscendo quindi a catturare l’attenzione dello spettatore, grazie anche all’ambientazione suggestiva della casa, scelta come location principale e quasi esclusiva. La storia per altro tiene bene, senza evidenti buchi e con alcuni guizzi sicuramente apprezzabili, accompagnati da musiche interessanti, in particolare sulle convulse fasi finali.


Per quanto riguarda la conclusione, e quindi il relativo svelarsi di come siano andate veramente le cose, con tanto di identificazione dei “cattivi” e dei loro collaboratori, credo invece di averlo trovato un pelo forzato, sia per la scelta del “complice”, che per la questione di dover aspettare mesi e mesi di diretta per poi vedere un po’ di action. Tuttavia il voler mettere in evidenza la crescente proliferazione del voyeurismo spinto ogni limite non dispiace, così come il finale inteso proprio come ultime sequenze.

Non si tratta di un capolavoro, ma ritengo che una visione (magari non troppo impegnata) se la meriti.

Giudizio complessivo: 7

Enjoy,


Trailer



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