Cría Cuervos


Regia: Carlos Saura

RECENSIONE

Dopo Lo Spirito Dell'Alveare la piccola Ana Torrent torna ad interpretare un film sull'infanzia con elementi psicologici, surreali e simbolici e con risvolti politici sul franchismo. Anche qui il personaggio che interpreta porta il suo stesso nome, Ana, che l'edizione italiana italianizza in Anna.

Il film narra la storia di una bambina che viene a contatto con il dolore della perdita della madre e delle conseguenze che tale avvenimento ha sulla sua vita. Similmente al film di Victor Erice anche qui troviamo un certo simbolismo nonché una critica al regime franchista che era sul punto di cadere,nel periodo delle riprese che avvennero nell'estate del 1975. Il Caudillo era gravemente malato e sarebbe morto nel novembre dello stesso anno, con la sua morte il suo regime crollò, quando però il film venne girato esso era ancora in piedi, da qui il fatto di ricorrere al simbolismo per eludere la censura proprio come aveva fatto Victor Erice per Lo Spirito Dell'Alveare.

La trama vede protagonista la piccola A(n)na che deve fare i conti con la morte della madre e successivamente di quella del padre venendo allevata, insieme alle sue sorelle, dalla zia che sembra distante da lei e piuttosto dura. Anna sembra quella che soffre di più la morte di sua madre ,in alcuni flashback si nota che è quella più attaccata ad essa e che è anche la più sensibile, questo forse per la sua natura di figlia mezzana; infatti Mayte,la più piccola, ha sei anni e per questo non sembra comprendere bene ciò che la circonda perché troppo piccola, mentre Irene la più grande ne ha undici, sembra indifferente possibilmente per la sua natura di preadolescente e quindi magari inizia a preoccuparsi di altro. Anna invece ha otto anni ed è messa in mezzo, sa molto ma non abbastanza, la sua mente la porta lontano e ha varie visioni del fantasma della madre oppure dei ricordi di alcuni momenti passati con lei; per Anna s'intrecciano passato, presente e futuro e realtà e immaginazione, in alcuni momenti sentiamo la sua voce narrante dal futuro e la vediamo adulta con un aspetto identico alla propria madre (interpretata da Geraldine Chaplin, al tempo compagna del regista, Carlos Saura) descrivendo le proprie sensazioni al tempo. Il fatto di essere identica tende quasi a dare l'idea secondo cui le vecchie generazioni finiscono per imitare gli atteggiamenti delle precedenti; questa è una sorta di perpetuità e un buon esempio è quando le tre bambine inconsciamente decidono per gioco di imitare gli adulti, così Irene e Anna si travestono come i genitori e iniziano a imitare i loro discorsi i quali consistono in altro che discussioni, litigi e accuse da parte della madre riguardo le scappatelle del padre. Quello è un punto piuttosto tragicomico e sono presenti punti simili, di questo Geraldine Chaplin disse che l'umorismo è uno spettatore silenzioso e che cerca di non giudicare e di non fare altro che di ridere per ciò che vede. 


Nel film Anna viene a contatto con tanta tristezza dove invece dovrebbe conoscere gioia, per Anna l'infanzia non è un momento felice, come dice lei stessa da adulta, lei non ha mai creduto "al paradiso dell'infanzia" e che la cosa più spaventosa è la paura dell'incognito; ciò rappresenta il pensiero del regista che ha detto: "Cría Cuervos è un film triste, sì. Ma ciò è parte della mia opinione che l'infanzia è una delle parti più terribili nella vita di un essere umano. Quel che sto cercando di dire è che a quella età tu non hai alcuna idea dove stai andando, solo che le persone ti stanno portando da qualche parte, ti conducono, ti spingono e tu sei spaventato. Tu non sai dove stai andando oppure chi sei o cosa farai. È un tempo di terribile indecisione".

Anna allora utilizza l'immaginazione, immagina il fantasma della madre in alcuni momenti e in una scena iniziale immagina sé stessa su un palazzo e di lanciarsi da esso e di volare, tutto dal suo punto di vista, quasi ricollegandosi al titolo,poi la vediamo andare in cantina e la vediamo prendere un barattolo contenente una polvere che la madre le aveva detto essere velenosissima, così potente che un cucchiaino sarebbe bastato ad uccidere un elefante; Anna l'avrebbe usata all'inizio per uccidere il padre che considerava il responsabile della tristezza e della malattia della madre, averlo trovato morto per lei era la prova che la polvere funzionava; questa parte sull'immaginazione e il lato psicologico-surreale è interessante poiché in questa parte Saura è stato influenzato da uno dei fondatori del cinema surreale, Luis Buñuel: "A quel tempo,la realtà era solo quella che tu vedevi davanti a te. Il realismo sociale e tutto il resto. Ma ho sempre sentito che la realtà era molto più vasta, e quello è venuto da Buñuel. Lui offrì quell'ampiezza di visione, una portata maggiore dove tu potevi usare la tua mente per portarci dentro il passato, il presente, e il futuro -- ogni cosa. Quella fu un enorme scoperta".

Sempre secondo la Chaplin il film rappresenterebbe l'infanzia di Saura, finendo per avere elementi autobiografici: "Io penso che Ana sia Carlos…sperduta in un mondo che lei non comprende, su cui lei pensa di avere il controllo” definendo Anna "la ragazzina che osserva ogni cosa e ha il potere di creare il proprio mondo ed è un mondo cupo".

Saura crebbe durante la guerra civile spagnola, finendo per interiorizzare le proprie emozioni; inoltre anche la madre di Saura suonava il piano e intendeva diventare pianista ma sposandosi fu costretta a rinunciare, questo spiega il forte tono pessimista e a rendere ancor più triste la vicenda, c'è la parte riguardante la vita tormentata della madre che, come già detto, è costretta a subire i continui tradimenti del marito, che la trascura ed è oltretutto insensibile verso di lei; in uno di quei momenti la povera donna si lamenta: "Voglio morire, voglio morire, sono malata, sono malata, aiutami" solo che il marito non le crede e le dice che sta benissimo e quando le chiede come possa aiutarla se sta bene lei risponde: "Parlami, raccontami qualsiasi cosa, ma non puoi lasciarmi qui, sola tutto il giorno, abbracciami! Abbracciami, sono tanto malata" e lui ribadisce di no e si sente infastidito da ciò e afferma che il suo solo obiettivo e di rovinargli la vita e che quella e la sua natura. La situazione peggiora quando si ammala di cancro, mentre è nel letto urla: "Sono tutte bugie, non c'è niente, non c'è niente, mi hanno ingannato, ho tanta paura, io voglio vivere! Io voglio vivere! Ho paura, non voglio morire, voglio vivere ancora! Aiutatemi!".

In entrambe le situazioni tutto avviene sotto gli occhi di Anna, questo punto è molto straziante, non solo per la sofferenza della malattia, ma anche per il fatto che la madre di Anna prima gridava di voler morire e quando era ammalata di voler vivere, fa impressione, questo sembra dire che la vita e la morte sono altrettanto orribili. Per fortuna abbiamo anche uno dei punti più teneri del film in cui Anna chiede alla madre di suonare il piano e lei non suonando bene chiede alla figlia di soffiare sulle sue mani, poi lei chiede di darle dei baci in dei modi differenti, da innamorato, da eschimese, da orso, per non parlare poi di quando non riesce a dormire e lei le racconta una favola con cui riesce ad addormentarsi; non c'è da sorprendersi che Anna odiasse il padre e lo accusasse di essere la causa di tutto il dolore della madre. 

Forse l'unica persona con cui Anna vada d'accordo è Rosa, la governante, con cui discute e lei stessa le racconta delle storie divertenti, tipo quello della donna che si ritrova incinta e afferma che il padre era un topolino che le era caduto da un palazzo, uno dei momenti ironici del film, oppure le parla della madre, dicendole che lei è stata molto sfortunata e non solo per la malattia, dicendole che il padre era un donnaiolo che ci ha provato pure con lei; infatti in una scena lo vediamo che le fa allusioni sessuali, mentre lava i vetri, lui mette la mano sul vetro,nel punto in cui dall'altra parte c'è il seno di Rosa, ciò porta anche ad un'altra scena divertente del film, in cui la governante dice ad Anna che la madre era troppo debole e delicata per poterla allattare e che era sta lei a darle il latte ma tramite il biberon. Anna desidera così vedere i seni di Rosa e lei, sebbene restia, glieli mostra e Anna rimane stupita molto dalla grandezza; Anna è molto curiosa, la sua sensibilità e intelligenza la spinge a farsi domande di tutti gli avvenimenti che le capitano, in alcuni casi si rapporta in una maniera particolare, ad esempio la ragazzina possiede un porcellino d'india, che è forse una delle poche cose felici della sua vita, un giorno però lo trova morto nella sua gabbia, così decide di seppellirlo, mettendoci sopra l'icona di un santo e mentre lo fa recita una preghiera, dopodiché si sparge il viso con la terra, quasi a dimostrare che vorrebbe morire anch'essa o forse anche più semplicemente che fa già parte di essa, come se fosse già morta; lì abbiamo anche un dialogo divertente fra le altre due sorelle, in cui Mayte chiede a Irene:

"Irene, cosa succede quando qualcuno muore?"
"Su, lasciami in pace".
"Non essere cattiva, ti sto solo chiedendo un favore".
"Non gli succede niente, si muore"
"Ah, si muore...È solo che io non capisco una cosa: com'è che si muore?"
"E che ne so?". 

Forse l'unica persona per cui Anna provi e dimostri un gesto d'affetto è la vecchia nonna, muta e sulla sedia a rotelle, che aspetta solo di morire; Anna la porta in alcuni momenti a guardare delle vecchie fotografie e a sentire musica dei suoi tempi; Anna è infastidita invece molto dalla zia, la sorella della madre, Paulina, che è diventata praticamente la loro tutrice, che sembra molto distante da lei. Inizialmente sembra avere un atteggiamento piuttosto distaccato con tutte e tre le sorelle ed anche un po' severo, non sembra comprendere bene Anna; esempio è la scena in cui è pranzo con loro, Anna di questo ne soffre e ciò finisce per accentuare la mancanza della mamma; in una scena lei si sveglia chiamando la madre, ricordando quando le raccontava una favola per dormire, viene raggiunta dalla zia, lì allora in preda ad una sorta di disperato delirio dice anche lei che vorrebbe morire, la zia la calma e inizia a raccontarle la stessa storia che la madre le raccontava per dormire, la ragazzina allora inizia ripetere: "Voglio che tu muoia! Voglio che tu muoia! Voglio che tu muoia!" e la donna naturalmente rimane allibita. 


Anna ha ritenuto che la zia stesse in un certo senso "usurpando" il ruolo della madre, la donna inoltre riceve la visita di un ufficiale collega del padre di Anna e lì lei sembra attratta da esso, nel frattempo la bambina, assieme alle sorelle osserva i cimeli di guerra del padre; le tre sorelle affermano di aver ereditato dal padre tutti quei cimeli, rivendicando rispettivamente la proprietà di determinati di essi e da Rosa apprende di tutta la carriera militare dal padre, scoprendo persino che aveva combattuto nella División Azul, un corpo di volontari spagnoli che durante la seconda guerra mondiale avevano combattuto con la Germania sul fronte orientale; era un modo per Franco per ripagare l'aiuto tedesco alla sua fazione durante la guerra civile spagnola e che si sarebbe ritirata nel 1944 quando Franco iniziò a trattare con gli alleati, congedandosi per infortunio. Anna trova poi la pistola del padre,e nel frattempo mentre la zia e il militare sembrano quasi per cadere l'una fra le braccia dell'altra, Anna entra con la pistola stretta fra le mani puntandola contro di loro, la zia è molto spaventata e le intima di posarla, ma il militare è calmo, Anna afferma con decisione che il padre l'ha lasciata a lei, l'uomo si avvicina tranquillo e riesce a convincere Anna a dargli la pistola per poterla vedere, dopodiché afferma che tanto è scarica e per dimostrarlo tira indietro l'otturatore, solo che dopo cadono fuori tutti i proiettili, la pistola era carica! La zia allora innervosita tira uno schiaffo ad Anna e dopo scoppia a piangere esasperata dicendo che non c'è la fa più. Anna è così infastidita da lei che decide di ucciderla, come ha fatto con il padre, così prende la polvere di cui le aveva parlato la madre e che aveva utilizzato per uccidere il padre, prima però va dalla sua vecchia nonna, la porta a vedere le fotografie come al solito e le chiede se vuole che la liberi dalla brutta vita che stava passando, lei annuisce ma dopo rifiuta quando legge che sul barattolo c'è scritto "bicarbonato di sodio", quindi ciò significa che in realtà il padre di Anna non è morto per la polvere poiché non è un veleno, infatti,il mattino quando è morto suo padre, Anna vede uscire dalla sua stanza una donna, il che stava a significare che al momento stava avendo un incontro sessuale con lui e che probabilmente era morto per un attacco cardiaco. Il giorno della veglia funebre Anna rivede la donna, si scopre che si chiama Amelia e che la moglie di un caro amico e collega ufficiale del padre; la sera Anna dà alla zia il latte con la polvere di bicarbonato per farla morire ma il mattino naturalmente avrà una brutta sorpresa. 

Da qui abbiamo anche la differenza con Lo Spirito Dell'Alveare, se Cría Cuervos ha in comune con esso l'utilizzo della fantasia come evasione e l'utilizzo della simbologia e del linguaggio onirico come critica politico-sociale, ciò che distingue questo film con quello di Erice è che Lo Spirito Dell'Alveare finisce per essere un omaggio alla purezza e all'innocenza dell'infanzia tant'è che il finale si conclude in maniera malinconica e in un certo senso di speranza; il film di Carlos Saura invece da questo punto di vista è un completo rovesciamento, anche se è presente l'utilizzo dell'immaginazione come fuga e un modo per rendere sopportabile la realtà, alla fine esse finiscono per essere illusioni, qui An(n)a alla fine del film fa i conti con la triste realtà, senza neppure un piccolo conforto Lo Spirito Dell'Alveare è semplicemente malinconico e nel finale lievemente ottimista, Cría Cuervos è triste e totalmente pessimista, si può comprendere bene questa differenza se si tiene presente che entrambi i film hanno ispirato rispettivamente altri due film che sono simili e differenti al tempo stesso. Lo Spirito Dell'Alveare ha ispirato il già citato Il Labirinto Del Fauno di Guillermo del Toro, invece Cría Cuervos ha ispirato (fra gli altri) Ballata Dell'odio e Dell'amore di Álex De La Iglesia. Si può dire che fra i due film in un certo senso ci sono le stesse differenze fra le opere di Victor Erice e di Carlos Saura, almeno per quanto riguarda la prospettiva "esistenziale", similmente a Lo Spirito Dell'Alveare, Il Labirinto Del Fauno è malinconico ed alla fine nonostante il finale, è speranzoso, invece Ballata Dell'odio e Dell'amore, come Cría Cuervos, è molto triste ed è proprio pessimista, esso incarna bene la visione del mondo di De La Iglesia che appunto pessimista, sapendo il suo carattere e l'infanzia che ha passato posso capire che si riconoscesse più nell'opera di Saura, con essa condivide anche l'esposizione della realtà sebbene ottica surrealista,ricordiamoci che il surrealismo non nega la realtà ma la trasfigura, infatti se Erice e Del Toro utilizzano una simbologia fantastica e danno al film dei toni da fiaba, Saura e De La Iglesia mostrano la realtà com'è. 

Anche se hanno elementi fantastici anch'essi, sono messi in un contesto e con una prospettiva che è totalmente realistica solo in chiave surreale, questa somiglianza la si può notare dall'inizio simile dei due film, Cría Cuervos si apre con le fotografie della famiglia di Anna, a rappresentare l'impronta realista del film, Ballata Dell'odio e Dell'amore nei titoli di testa inserisce delle immagini in cui abbiamo foto della guerra civile e dei dittatori, a mostrare anch'esso che tutto ciò è una fotografia del reale. Questo porta alla critica politica del film, come ha detto Geraldine Chaplin: "Cría Cuervos non era stato pensato per essere un film politico"...ma nel momento in cui tu rappresenti...una famiglia in un paese che ha una repressione politica molto forte tu stai facendo critica politica nonostante ciò che tu stai facendo è critica sociale...Anselmo è Franco, Maria rappresenta la Spagna, una Spagna ammalata, e Ana rappresenta la gioventù, la nuova Spagna, forse cercando di uccidere la vecchia Spagna...Sé l'è cavata perché ciò che stava mostrando era la famiglia ideale secondo quel regime".

Ricollegandoci con la questione della perpetuità si può spiegare il titolo, il titolo Cría Cuervos fa riferimento al proverbio "Cría cuervos y te sacarán los ojos" che tradotto vuol dire "Alleva corvi e ti caveranno gli occhi" Il significato che di solito si da è quello che ogni cattiva azione torna indietro e che e l'equivalente di "Chi semina raccoglie" ma riguarda pure coloro che hanno sfortuna nel crescere i figli, più in generale si potrebbe dire che si riferisca a coloro che fanno del bene e poi vengono ripagati col male, oppure anche semplicemente che li crescono male o ancora tende ad implicare un atteggiamento ribelle. Nel caso di questo film credo si riferisca più al bene che viene ricambiato col male, infatti Paulina, sebbene all'inizio sia piuttosto antipatica, andando avanti inizia a comportarsi bene e tenta di dare un po' d'affetto e d'amore alle bambine, solo che Anna troppo attaccata alla madre, non riesce proprio ad accettarla, in una scena Paulina afferma che vuole il meglio per loro ma che non può proprio donare loro affetto se lo respingono. Il suo ruolo è forse quello con più sfumature, appare antipatica all'inizio, tenta di convincere Anna di essersi sbagliata, che non ha davvero visto Amelia uscire dalla stanza del proprio padre il giorno in cui morì; questo sembrerebbe una sorta di critica all'ipocrisia borghese del regime che era rispettabile solo di facciata, andando avanti sembra avvicinarsi sempre di più e sembra che veramente le importi delle bambine, è la ritrosia di Anna che impedisce che possa sviluppare un buon rapporto con lei. 


Uno degli elementi che contribuisce alla riuscita del film è la bravura di Ana Torrent, la bambina, già reduce de Lo Spirito Dell'Alveare, come ho già detto, riesce a dare anche qui una prova di recitazione che è davvero eccezionale per una bambina della sua età, ancora meglio del film di Victor Erice, qui il suo personaggio, che anche qui porta il suo stesso nome, ha un atteggiamento, delle espressioni del viso tristi e cupi e dei modi che non sono adatti ad una bambina, il suo ruolo è ben più complesso del film precedente, che invece era spensierato. Dopo questo film proseguirà con successo il ruolo di attrice recitando da adolescente nel film Il Nido (El Nido) del 1980 diretto da Jaime de Armiñán in cui un ricco uomo vedovo stringe una relazione con una ragazza del popolo, interpretata proprio da lei; curiosamente l'uomo è interpretato da Héctor Alterio che qui interpreta Anselmo, il padre di Anna, successivamente dopo parteciperà anche a Ogro di Gillo Pontecorvo e a Tesis di Alejandro Amenábar, anche qui come ne Lo Spirito Dell'Alveare, Ana non comprendeva bene il film: "Io non capivo quello che stavo facendo, quel film non era per bambini” dirà; c'è poi Geraldine Chaplin, figlia del celebre Charles, che interpreta il doppio ruolo di Maria, la madre di Anna e di Anna da grande, curiosamente in originale, a causa della sua nazionalità parla con l'accento inglese nella parte della madre di Anna, invece quando interpreta Anna da giovane è doppiata da Julieta Serrano, che più tardi apparirà in tanti film di Pedro Almodóvar

Un ruolo importante lo svolge la musica, la melodia che la madre di Anna suona al pianoforte sembra piuttosto triste, Anna nel film ascolta spesso la canzone Porque te vas della cantante spagnola di origine britannica Jeanette, nella sua versione in lingua inglese, che parla di un amore infranto in cui uno dei due abbandona l'altro e se ne va, a rappresentare il senso di perdita della bambina verso la madre che se n'è andata; la parte che colpisce di più è nel finale, il finale vede Anna che si risveglia il mattino e inizia a scherzare con la sorella, la notte prima aveva dato il latte che lei credeva avvelenato a Paulina, è contenta perché è convinta che morirà anche lei, solo che poi il mattino dopo scopre che invece è viva, con stupore e delusione, prima di andare a scuola, Irene racconta ad Anna un sogno che aveva fatto, sognava di essere stata rapita e di essere portata da due uomini in un vecchio casolare in campagna, loro telefonavano ai loro genitori ma non rispondevano poiché erano impegnati a cercarla; innervositi i due uomini, dicevano che avrebbero richiamato più tardi e che se nemmeno stavolta avrebbero risposto l'avrebbero uccisa, dopo mezz'ora richiamavano e nemmeno stavolta rispondevano così decisero di ucciderla, la legarono ad una trave e poi quando erano sul punto di spararle lei si era svegliata. Questo sogno rappresenta le sensazioni inconscie della ragazza e in un certo senso anche di Anna, quello di essere intrappolata in una situazione orribile senza via d'uscita, Irene non è conscia di ciò mentre Anna lo prova in maniera più conscia, le tre sorelle si recano a scuola nel sottofondo di Porque te vas, l'ultima scena vede delle ragazze entrare in classe con le loro uniformi.

Cría Cuervos è un film, intenso e profondo,un esempio di vero cinema che ha forse l'unico torto di essere troppo triste e pessimista, ma è un capolavoro anche per questo.

Buona visione,



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