Regalo di Natale: La Recensione del Film



Regia: Pupi Avati


Natale è alle porte, sissignore, anche se siamo a metà luglio.

Non ci potete far niente: a Ferragosto mancheranno 150 giorni esatti e presto vi ritroverete a mettervi il maglione alla sera…ed è subito piumone e cioccolata calda, senza capire bene com’è successo. Per questo, oggi vogliamo rinfrescarvi con un film per tutte le stagioni: Regalo di Natale.

Non è un cine panettone, ma un classico di Pupi Avati. Anzi, Regalo di Natale sta al drammatico secondo Pupi, come La Casa dalle Finestre che Ridono sta all’horror: in pratica, due gemelli da polso del regista padano.

Vigilia di Natale 1986: Franco (Diego Abatantuono), Ugo (Gianni Cavina, avatiano dop), Lele (Alessandro Haber, lui avatiano futuro) e Stefano (George Eastman, poliedrico del cinema dalla B alla Zeta) sono quattro amici, ciascuno con le proprie miserie e i propri fallimenti, che non si vedono da anni.


Franco e Ugo hanno pure una storia di corna da smaltire, dato che quest’ultimo ha fatto la chupa dance con l’ex moglie dell’amico. Ugo però chiede a Franco, buon giocatore di poker, di aiutarlo a spennare un pollo, l’industriale Santelia (Carlo Delle Piane, gran visir della scuderia Avati). Franco subito rifiuta, poi, siccome anche lui ha i ragni in tasca e qualche sassolino nella scarpa, accetta, precisando però che giocherà per sé e non per dividere con gli altri le vincite. Sarà una serata fatta di full, scale, incastri, colori, come nel poker, così nell’amicizia fra i quattro – o meglio i due Franco e Ugo - , fino al turn of the friendly card, per dirla con un album di Alan Parson e senza spoilerare troppo.


Pupi scrive, sceneggia e dirige uno dei suoi lavori migliori, e, come nel gioco, gli riesce un incastro che gli riuscirà poche volte nel corso delle mani – pardon, film - successivi. E’ la storia di una partita a poker, ma anche della fine di un’amicizia e dei rancori che covano sotto la cenere. Una trama dove Avati è il mazziere che distribuisce a ciascuno degli amici full di cinismi e tris di rancori. E’ un film che brilla di luce propria grazie a una coppia di pregi mica da poco:

1) Rende avvincente e comprensibile un gioco statico come il poker, e già di suo è un grosso punto di vantaggio. Il Poker è scienza, matematica e rischio: come l’amicizia.

2) Rilancia la posta, - carriera, sono in fase ludica - di Abatantuono, ormai al capolinea col personaggio del terrunciello, facendo vedere la sua credibilità come attore drammatico, e regalandogli il pass per fare il barricadero nel nostalgico nei film di Salvadores. Anche se nel look, tra baffoni da tricheco e riccio piastrato, è in modalità terrunciello a festa. Pupi cercherà di rilanciare anche altre carriere – tipo Boldi in Festival (1996) – ma il miracolo non si ripeterà, anche perché nel poker di Re del cast, si inserisce l’asso nella manica: Carlo Delle Piane.


Il suo “pollo” Santelia, capello unto, barbetta e occhiale tondo, sguardo da lemure viscido e dimesso come l’unico piatto che mangia, le patate bollite. E poi?! Purgatoriale e demodé come il cappotto sulle spalle, perdente nato – nella scena iniziale chiede ad una sconosciuta vista al ristorante se è una prostituta. “No, mi dispiace.” È la risposta. Più tardi, nel corso della partita chiede agli quattro come si deve interpretare quella risposta: no, mi spiace di non esserlo? Mi dispiace, ma…? – e capace di preparare la trappola del titolo, il famigerato regalo, quando si troverà a faccia a faccia con Franco per (non) vedere i punti nella mano finale. Ora che ci penso era uguale ad un mio professore universitario, solo molto meno esagitato e polemico.

Bene, con quest’interpretazione ha vinto la coppa Volpi a Venezia, scippandola a Walter Chiari, che sperava di risollevarsi e di cui Avati si ricorderà, appunto con Festival. Pensare che il ruolo fu rifiutato da Lino Banfi, onorato ma occupato in ben tre set. Ammetto che mi sarebbe piaciuto vederlo un film così, ma non so se la partita sarebbe stata la stessa. Forse sarebbe stato più un Reghèlo di Sèn Nicola…oppure un poker di Madonne dell’Incoronèta.

C’è anche un seguito del 2004, Rivincita di Natale, stessa regia e stesso cast, ma niente, non si batte il punteggio di questo Regalo di Natale.

Passo, o vedo? Vedo, e anche a voi, buona visione. Cip!


Trailer



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