L'Amica Geniale (Stagione 3): La Recensione della Serie TV



Ideatore: Saverio Costanzo


Anni ‘70. In Italia la rivoluzione incombe. Gli operai prendono coscienza di essere una classe sociale sfruttata e danno vita al comunismo: la lotta tra il padrone e lo schiavo, tra chi possiede e chi viene posseduto.

In mezzo troviamo Elena e Lila. La prima lascia Napoli per inseguire il successo, l’altra continua a resistere a denti stretti. La discrepanza sociale che si viene inevitabilmente a creare, vede le due amiche agli estremi di un filo che non vuole spezzarsi. Perché, nonostante tutto, c’è ancora qualcosa che le lega. Lenù, che combatte per non rimanere incastrata nel ruolo di moglie e di madre, si ritroverà invece in una gabbia coniugale. Ma adesso è matura abbastanza da guardare un uomo e gridargli in faccia che non è nessuno, né tantomeno il suo padrone. E andrà alla ricerca di una libertà non solo fisica, ma anche sessuale: il corpo è mio e decido io cosa farne. Non voglio figli, voglio godere.


Ma in quegli anni si apre un altro scenario: il fascismo è scomparso, i fascisti no. E perseguitano i comunisti che mirano all’uguaglianza. Destra e Sinistra mietono vittime in egual modo, uno attacca e l’altro si difende. E lo spargimento di sangue non impedisce loro di fermarsi. Ma Lila non ha paura. Affronta tutti a viso aperto stringendo la mano del figlio Gennaro e quella di Enzo, che la protegge dall’inferno che è diventata Napoli. E di andare via non vuole saperne. Quella forza invisibile e cattiva che dimora in lei è la stessa forza vitale che la tiene in piedi, inchiodata al rione, quartiere maledetto che il tempo non scalfisce.


Se nella stagione precedente è Lila a spingersi oltre, adesso vediamo Lenù padroneggiare la sua vita fino a diventarne parte integrante. Supera i suoi limiti, si distacca da vecchie ideologie per crearne di nuove. Ma il passato bussa ancora una volta alla sua porta, e tutte le certezze crollano di colpo. C’è solo un uomo per cui vale la pena mettere in dubbio ogni cosa. Una voce soltanto. Due occhi. Due mani. Un nome. Nino Sarratore. Con i suoi segreti. La sua arroganza. Il suo modo personale di imporre le sue idee e irrompere nella vita delle donne. Con i suoi “se non mi avessi risposto, mi sarei innamorato del suono del telefono”. Ed Elena, mentre giura di amarlo, vorrebbe dirgli basta. Ma non ci riesce. C’è qualcosa che la spinge sempre in un’unica direzione. Quella sbagliata, immune alla logica.

La terza stagione supera di gran lunga le altre. Elena Greco qui è una donna. Si perde e si ritrova da sola. È matura. Caparbia. Egoista. Quasi quanto Lila che, questa volta, resta ai margini smarginandosi. Storia di chi fugge e di chi resta è, forse, l’unico caso in cui vince chi fugge. E chi resta è un codardo. La nostra protagonista è perdente a metà. Perché da Napoli scappa e a Napoli torna. È lì, casa sua. Al fianco di Lila.

Buona visione,



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