La Cattiva Strada: La Recensione del Libro



Autore: Paola Barbato


Col primo caldo alle porte, c’è chi imbocca l’autostrada per un weekend di fuga, chi per lavoro, chi ci “dimentica” cani e famiglia all’autogrill, e poi chi ci trascina verso La Cattiva Strada, come fa Paola Barbato, consegnandoci il suo ultimo romanzo a mo’ di pedaggio.

Quando ho letto il titolo ho pensato subito a qualche rimando al brano di Faber, sperandoci, come quei fan che vogliono vederci un riferimento anche quando non c’è.

Giosciua Gambelli è un spilungone un po’ sognatore, “l’errore nella formula” di una famiglia di onesti lavoratori, diverso dai fratelli anche nell’aspetto, coi quali condivide solo i nomi da telenovela, - Cristofer e Maicol scritti come si pronuncia - amante del cinema e del vivere di espedienti. Il nostro fa il mulo saltuariamente per un piccolo criminale, ma sarebbe più giusto dire la ruota di scorta dell’ultima ruota del carro. Col suo Doblò bianco e la vera copertura di un servizio di disinfestazione, Giosciua fa da corriere attraverso l’Italia. Mai un problema, finché una fredda sera di marzo, la scatola che deve trasportare da Milano a Orte ha una perdita. Aprirla, o non aprirla? E cos’è quel liquido scuro che cola? Una volta deciso, per il povero muletto cominciano i guai. Qualcuno lo sorveglia e non sembra contento delle sue mosse. E poi c’è Irene, la cassiera dell’autogrill di La Pioppa Ovest con cui Giouscia ha del tenero, ma non il coraggio di dichiararsi che potrebbe essere in pericolo…Sarà una lunga notte di freddo, di pericolo, e soprattutto di asfalto.


Il nuovo lavoro di Paola si snoda – letteralmente – sull’autostrada in un tratto dell’Emilia fra autogrill, raccordi, lavori in corso, caselli e tutto quello che si trova fra le corsie e che sembrano l’altra faccia del percorso – anche mentale - di Giouscia: sorpasso, emergenza, scorrimento…Persino andare contromano e un’altra azione che non vi racconterò, ma che fa davvero venire il cardiopalma, una cosa da: Hey kids don’t try this on the road.

Una storia che scorre davvero come l’asfalto sotto di noi, senza tregua se non i segmenti paralleli dell’indagine di polizia che monitorano/ricostruiscono – ma in realtà aggiungono pepe alla voglia di sfogliare le pagine dopo – gli snodi della vicenda del povero mulo. Giosciua è un personaggio che in altri romanzi dell’autrice sarebbe il colpevole nell’ombra, uno come tanti agli occhi (e ai margini) della società, su cui non varrebbe la pena soffermarsi, una vittima di eventi più grandi di lui.

Ecco, Paola ce lo porta alla ribalta, sotto i fari di un tir, e ci spiazza, abbagliandolo, spazzandolo via dal cono d’ombra del suo piccolo mondo, mangiandogli la terra da sotto i piedi come il flirt con Irene, la matura cassiera dell’autogrill, altro personaggio tormentato e volitivo, con dei trascorsi in bilico tra sacrificio e voglia di fuga, dalla cui bocca Paola ci parla, affilata come il serramanico che tiene in borsa. La trama scorre così liscia, che mi è venuta voglia di prendere una cartina per vedere il percorso fatto dai nostri, tanto è avvincente; ma poi ho preferito rimanere nello stordimento che hanno i protagonisti: dove siamo? Quanto manca al casello successivo, dove andiamo? A ciascuno la propria cattiva strada…

La mia l’ho trovata nel brano di Faber, che ho sentito riecheggiare, quando ho letto le ultime righe del romanzo, uno schiaffo secco, come non mi capitava con Paola dai tempi di Mani Nude:

E quando poi sparì del tutto
A chi diceva "È stato un male"
A chi diceva "È stato un bene"
Raccomandò "Non vi conviene
Venir con me dovunque vada
Ma c'è amore un po' per tutti"
E tutti quanti hanno un amore
Sulla cattiva strada
Sulla cattiva strada

Sui titoli di coda ci sta: vero, Paola?

Buona lettura.



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