Le Streghe di Salem: La Recensione del Film



Regia: Rob Zombie


Dopo le doppiette La Casa dei 1000 CorpiLa Casa del Diavolo e Halloween The BeginningHalloween II, Rob Zombie decide che è arrivato il momento di smetterla di beccarsi consensi e ci regala il suo lavoro più deludente: Le Streghe di Salem, che poi sarebbe la traduzione italica del più sensato The Lords Of Salem.

E ciò lo dico a malincuore perché adoro Rob Zombie e il suo stile unico, e adoro ancor di più la divina Sheri Moon che qui si prende la scena regalandoci anche un eccezionale inizio dove per un bel lasso di tempo si scorda accidentalmente i vestiti. Ma purtroppo per me il film non funziona, lo dissi all’epoca quando lo vidi per la prima volta e lo ripeto ora dopo il rewatch.

Brevemente la trama. Heidi è una deejay radiofonica che un giorno riceve un disco del Gruppo Lords of Salem. Dopo averlo ascoltato però saranno cazzi, dato che un antica maledizione sembra essere tornata in vita con esso.


Partiamo dai lati positivi. Sheri Moon si carica il film sulle spalle e, grazie al presobenismo derivante dalla sua presenza, lo spettatore forse riuscirà ad arrivare a fine visione. Zombie è stato bravo a renderla l’unica protagonista e a metterla al centro della faccenda, anche se a dire il vero l’ho preferita di gran lunga nei panni dell’irriverente Baby Firefly. Fine lati positivi, o quasi.

Per il resto, la pellicola inizia subito a mostrarsi noiosa, faticando a decollare e marciando ad un ritmo davvero lento che, per chi non gradisce come il sottoscritto, presto comincia a farsi insostenibile. In aggiunta a ciò non troviamo un briciolo di suspense o di scene horror che possano in qualche modo rendere agevole la visione.


Lo svolgimento della vicenda appare poi forzato, in alcuni momenti sembra quasi che Zombie non avesse idea di come proseguire o di cosa inventarsi per allungare il brodo in attesa della conclusione. La narrazione si mantiene macchinosa e per concludere una situazione si finisce con l’impiegare un tempo decisamente più elevato del previsto.

L’alto tasso di blasfemia ed irriverenza tuttavia non dispiace e in alcune sequenze è evidente come il buon Rob si sia divertito, dando sfogo alla sua esuberanza, che però spesso si traduce più in un’esibizione di sequenze demoniache, piuttosto che in una storia consistente.


Un’altra roba che non ho per niente gradito sono i dialoghi, banali in più di un’occasione e poco funzionali alla storia, mentre l’atmosfera creata ritengo sia il punto più vincente. Utilizzando infatti un argomento plausibile, il regista riesce ad infondere un’inquietudine che coinvolge lo spettatore, godendo anche di alcune immagini psichedeliche, in pure stile Rob Zombie. Ma pure queste ultime, elemento di spicco dei suoi lavori precedenti, sono dosate col contagocce, lasciando spazio ad una regia meno istrionica e più convenzionale, che non convince.

Delusione.

Giudizio complessivo: 5

Infelice visione,


Trailer



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