Casotto: La Recensione del Film



Regia: Sergio Citti


Uno spirito si aggira sul set di Casotto: quello di Pier Paolo Pasolini.

Il regista, scrittore e saggista ucciso il 2 novembre del 1975 al Lido di Ostia, dietro le sue iconiche lenti scure passa in mezzo alla troupe, ascolta le direttive in romanesco dell’amico/allievo Sergio Citti, ripassa il copione col fratello Franco Citti e Gigi Proietti, e accarezza pensoso i riccioli di Ninetto Davoli. Ora che lui non c’è più, i ragazzi di borgata, i suoi ragazzi vanno al mare.


Una domenica d’estate all’interno di un casotto (cioè uno spogliatoio collettivo) della spiaggia di Ostia, assistiamo al viavai di varia umanità dal mattino presto fino al tardo pomeriggio: un pastore protestante con due peni assorto nella lettura della Bibbia, una squadra di calcio femminile, due scalcinati playboy (Franco Citti e Gigi Proietti) che cercano di rimorchiare due ragazze che però gli hanno già fatto i conti in tasca, due sorelle (Anna e Mariangela Melato, perfette) che cercano di compiacere un rigido ispettore delle assicurazioni (Ugo Tognazzi, piuttosto grottesco), due zii gretti che cercano di rifilare le nipotina incinta al cugino tonto (Jodie Foster, ebbene proprio lei dal Jodie-verso di cui vi ho parlato in Quella Strana Ragazza In Fondo Al Viale e Michele Placido) più altre storie grottesche di gente normale e storie normali per gente surreale. Un vero casotto, insomma.


Casotto è una commedia anni ’70 dal cast talmente assortito ed eclettico – baby Foster dritta da Taxi Driver e c’è pure la Deneuve, tanto per allungare l’elenco– che lo rende un prodotto da riscoprire, in equilibrio tra ironia e grottesco. E’ lo stesso tema di Domenica d’Agosto (1950) di Luciano Emmer, meno fiabesco e più verace, ma onesto nel trattare tutto il campionario di burini (in senso buono) e della gente che la domenica vuole svagarsi al mare e lo fa spogliandosi (quasi) senza vergogna. I fratelli Citti e Ninetto Davoli – che apre e chiude il film in cerca di un posto dove accendere la sigaretta – erano grandi amici e sodali di Pier Paolo. La collaborazione col regista ha sicuramente lasciato a ciascuno un proprio imprinting, e Citti non poteva non fare i conti col ricordo dell’amico che aleggiava nel set, anzi sembra volerlo portare in vacanza con sé, quasi a rasserenarlo, a dirgli di non preoccuparsi.


Il regista ha raccontato che avrebbe voluto un finale più cupo, con i vestiti rubati e gli attori che se ne tornavano a casa ciascuno con le sue vergogne, ma alla fine optò per qualcosa di più morbido.

Dal suo viso di pietra, anche Pier Paolo fa una smorfia d’apprezzamento; la vita è un bel Casotto. Bravo Sergio, buona visione.

Curiosità: Sempre su ispirazione di Pasolini, nel 1989 Citti dirige un altro film corale, stavolta più macabro: Mortacci, ambientato in un cimitero. Ne riparleremo…


Trailer



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