Storia Di Fantasmi Cinesi (1987): La Recensione del Film



Regia: Siu-Tung Ching


"Alba non venire, lascia che questa notte di sogno duri per sempre…"

Oltre ad essere la fotografia del mio risveglio al mattino, era anche la tagline della copertina della VHS che vedevo nel mio videonoleggio al sabato pomeriggio. Che per inciso, mi dava i brividi, con lo sfondo vermiglione e questa testa di samurai in movimento; sembrava senza occhi. Il resto lo faceva la fantasia, non osavo nemmeno leggere la trama.

Passano gli anni, i terrori si rimpiccioliscono e viene il momento di guardare questo titolo con occhi nuovi (quelli che mancavano al samurai della copertina…forse), chiudendo finalmente il capitolo Piccoli traumi infantili in videoteca.


Personalmente prendo il cinema asiatico – e la sua fetta horror – alla stregua di un just eat, un assaggio di tanto in tanto per non stancare, ma mantenere la voglia senza fare indigestione.

Il giovane esattore Ling si reca in una provincia sperduta a riscuotere. Passerà la notte in un tempio abbandonato dove conoscerà la bella Siu Sin. La fanciulla oltre ad essere uno spirito è 1) prigioniera del demone albero al quale procaccia vittime suonando i sonagli nel braccialetto alla caviglia 2) pure sua promessa sposa. Qual è la cosa migliore da fare? Innamorarsi di Siu Sin e con l’aiuto di un monaco guerriero, cercare di portarla nell’ aldiquà.


Ecco uno dei primi film fantastici di Hong Kong ad affacciarsi anche da noi. La fonte è di quelle super colte, Racconti Straordinari dello Studio Liao di Pu Songling, un tomo di novelle fantastiche del 1740, quindi inzuppato cultura tradizionale cinese.

Il film è un mischione di tre ingredienti ben amalgamati: romanticismo, con love story impossibile che non scada nel bacio perugina, commedia (del loro tipo, molto gestuale e fatta di momenti slapstick) e la quota restante divisa tra l’horror più folkloritico tra demoni linguacciuti, teste volanti e fantasmi gementi e la sword & sorcery con voli impossibili, piroette e duelli a suon di spade e amuleti.


La messa in scena oscilla tra il teatro e l’estetica videoclippara degli anni Ottanta; nell’incipit notturno all’interno del tempio abbandonato con tende mosse dal vento, prima dei mostri mi aspetto di veder sbucare gli Spandau Ballet o Sting. Ma poi entra in scena la bella Siu Sing e tutto si aggiusta. Certe soggettive dei demoni striscianti rasoterra ricordano quelle di La Casa, solo in versione funghi e bambù.

All’epoca fu un successo soprattutto in patria, ad oggi è una pellicola da ordinare – pardon , da riscoprire, una formula esotica da cui molti film odierni hanno attinto, ma senza replicare lo stesso dosaggio. Just Watch.

Curiosità: visto il successo, sono arrivati anche due sequel: Storia di Fantasmi Cinesi II e III.

Buona visione,


Trailer



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