Phobia: La Recensione del Libro



Autore: Wulf Dorn

Nonostante abbia già all’attivo quasi una decina di libri scritti, e goda di buona considerazione tra gli appassionati del genere, fino a poco tempo fa avevo letto soltanto La Psichiatra tra i lavori scritti da Wulf Dorn.

E mi era pure piaciuto molto, per cui non chiedetemi come mai ci abbia messo così tanto tempo prima di approcciarmi a qualche altro romanzo dello scrittore tedesco.

Brevemente la trama. Mentre si trova tranquilla in casa sua e sta dormendo, Sarah sente rientrare il marito Stephen (in teoria fuori per una trasferta di lavoro) e scende per salutarlo e verificare i motivi del rientro anticipato. Con suo grande stupore però, l’uomo non è Stephen, sebbene questi si spacci per lui, indossando perfino gli stessi vestiti e dimostrando di conoscere tutto della famiglia che in realtà non è sua.

Per scoprire chi è quest’uomo e dove sia Stephen, Sarah si rivolgerà all’amico e psichiatra Mark Behrendt, già protagonista ne La Psichiatra.

Cronologicamente Phobia si colloca infatti proprio dopo il romanzo di esordio di Dorn, ma non risulta direttamente collegato, quindi la lettura è possibile anche se si è a digiuno. Certo, il livello de La Psichiatra non è qui raggiunto, ma lo consiglio ugualmente, perché intrattiene molto bene e si fa leggere con grande piacere.


L’inizio già fa prendere bene. Quando Sarah si trova davanti lo sconosciuto che si spaccia per il marito, la curiosità di capire come stanno le cose sale subito al massimo, e prosegue per tutta la durata della lettura, attraverso un buon crescendo di violenza e sofferenza.

"A quanto pare il corpo tiene sempre un po di liquido di scorta per poter piangere".

La scrittura è piuttosto coinvolgente e gode dell’alternanza di storie, che vede protagonisti i diversi attori messi in campo: Sarah, Mark, il nuovo Stephen e altri occasionali che passavano da quelle parti. I capitoli sono sempre piuttosto brevi (particolare di mio gradimento), a volte pure brevissimi e consentono di mantenere sempre un certo controllo sulle storie, non la sciando mai passare troppo tempo tra una narrazione e l’altra.

Lo stile lo definirei essenziale, senza troppi fronzoli e garante quindi di una lettura scorrevole che predilige l’azione alle descrizioni. Molto avvincente in particolare, risulta la parte conclusiva, con il manifestarsi del piano del folle, la lotta contro il tempo per trovare chi ancora è prigioniero, la malattia, le rivelazioni sugli intrighi sentimentali che hanno dato il via al suddetto piano e quel biglietto finale consegnato a Mark che forse fa intuire che non è finita qui.

Ok non ci saranno colpi di scena da urlo, ma il giudizio è assolutamente positivo.

Qui il libro

Buona lettura,



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