Ted Bundy: La Storia del Serial Killer tra Libri, Film e Serie TV




Nell’ultima spedizione al mercatino dell’usato ho avuto la fortuna immensa di trovare il tascabile di uno dei libri che più cercavo in assoluto: Un Estraneo Al Mio Fianco, di Ann Rule. Il titolo sicuramente non vi dirà molto ma è uno dei libri più completi sulla storia di Ted Bundy, uno tra i più famosi serial killer made in USA, scritto da chi lo ha conosciuto e lo ha considerato per molti anni un amico.

Ma parliamo prima dei protagonisti di questa storia: Ted Bundy nasce nel 1946 nel Vermont. Studente di psicologia prima e di legge poi, tra il 1974 e il 1978 rapì e uccise 30 ragazze; conteggio delle vittime assolutamente sommario perché molto probabilmente iniziò a colpire molto prima del ’74 se non addirittura nella prima adolescenza, facendo così crescere il numero delle possibili vittime in modo esponenziale. Arrestato ed evaso due volte (durante la seconda latitanza compirà la strage alla sorority Chi Omega e in una casa lì vicina, uccidendo un totale di 3 ragazze e ferendone gravemente 2) dopo infiniti rinvii verrà condannato a morte nel 1989.

Ann Rule, ex poliziotta, giornalista e scrittrice specializzata in true crime, Bundy lo conosceva bene, era il 1971 e assieme facevano parte del team della Crisis Clinic di Seattle, un telefono amico in cui aiutavano le persone chiamanti e Ted ,durante quelle chiamate, ne aiutò molti di aspiranti suicidi. Qui inizia l’amicizia tra la Rule e l’allora studente di psicologia Ted Bundy.

Ann grazie al suo lavoro da poliziotta ha sempre avuto un rapporto privilegiato con quelli che erano i suoi colleghi e questo la aiutò durante il suo lavoro di giornalista, aveva le notizie direttamente da chi indagava. In quegli anni ’70 Ann firmò un contratto editoriale per un libro sulla scomparsa di alcune ragazze nella zona di Seattle ma nulla poteva farle presagire, a quel tempo, che il protagonista di quelle scomparse fosse proprio il suo amico Ted.


Il Libro


Un Estraneo Al Mio Fianco è un libro bello denso di informazioni, guarda sia all’interno della storia delle vittime, delle indagini ma è anche un racconto della vita delle stesso Bundy. Leggendo il libro e conoscendo la storia a volte, però, si rimane sconvolti da come una persona come Bundy, da tutti descritto come dolce, intelligente, affascinante e carismatico potesse essere uno tra i più prolifici serial killer americani. C’è una così forte discrepanza tra le parole di chi lo conosceva e tra le azioni compiute; il tutto considerando che molte informazioni vengono dalle parole dello stesso Bundy che era ovviamente un bugiardo patologico ( basti pensare al racconto idilliaco che fa della propria infanzia cosa non vera perché scoprì in tenera età che quella che considerava sua sorella era la madre e che quelli che considerava genitori erano i suoi nonni).

Uno dei punti di forza del libro della Rule è proprio la sua conoscenza col soggetto, anche quando le cose per lui cominciavano a mettersi molto male, pur considerandolo colpevole oltre ogni dubbio, non ha mai smesso di stargli accanto e di essergli amica, in cuor suo sapendo che il solo fine di Ted era usare le persone per il suo tornaconto personale, soprattutto per soldi.

A chi non conosce la storia potrà sembrare che nel libro manchi una parte importante: il movente. Ma non è un errore o una mancanza. Nessuno sa cosa spingesse Bundy ad uccidere, non lo ha mai detto e non ha nemmeno nitidamente confessato gli omicidi, gli stupri e le sparizioni. Sono stati molti i giornalisti, psicologi, psichiatri che hanno cercato di studiarlo ma che sono solo arrivati alla punta dell’iceberg della reale personalità di Bundy, che era sicuramente uno psicopatico ma di un tipo estremamente intelligente ed era sicuramente in grado di utilizzare la sua faccia di bravo ragazzo per sfuggire alle situazioni più difficili. C'è chi sostiene che tutto ebbe inizio dopo che Stephanie, la sua prima fidanzata, il suo grande amore, lo lasciò; le ragazze erano tutte estremamente somiglianti alla ragazza. 

Come dicevamo le vittime di Bundy sono innumerevoli, quelle conosciute sono una trentina, ma vanno aggiunte quelle presunte o scampate per un soffio. Ragazze giovani, tutte talmente simili da sembrare sorelle, cappelli lunghi e riga in mezzo, scomparse e mai ritrovate. Senza contare tutte le giovani che in qualche modo sono venute a contatto con Bundy e per caso si sono salvate, o sono riuscite a scappare come Carol Daronch, la testimone numero uno, riuscita a scappare dal maggiolino di Bundy solo perché le manette non erano ben allacciate.

Parliamoci chiaro per quanto potesse essere affascinante e interessante Bundy era il più grande pezzo di stronzo mai esistito ma è proprio il suo non sembrare un serial killer che lo ha reso famoso e se anche non ne avete mai sentito parlare o non conoscete la storia nei dettagli il suo modus operandi è diventato ispirazione per innumerevoli film e serie tv. Bundy rapiva le sue vittime o spacciandosi per un poliziotto/vigilante o fingendo, con un gesso al braccio, di aver bisogno di aiuto…Buffalo Bill vi dice nulla?! ( anche se ispirato nella quasi totalità ad Ed Gein, il modus operandi di Buffalo Bill è tutto preso dal buon Ted).

L’aura di fascino che contornava e contorna ancora Ted è molto ben tangibile oltre alle innumerevoli lettere di ammiratrici che riceveva, riuscì a sposarsi e avere una figlia mentre si trovava nel braccio della morte; ma traspare nitidamente anche dalle parole della stessa Rule che non cercava nemmeno di celare l’estrema ammirazione che aveva per Ted.



Film e Serie TV


Nonostante il grandissimo impatto mediatico del caso Bundy e l’ispirazione che ha dato a vari film e libri sono tutto sommato pochi i film che parlano direttamente della sua storia. Personalmente ne ho visti tre: Ted Bundy- Lo Spirito del Male (2010) e Ted Bundy (2002) , entrambi su Amazon Prime e il più famoso Ted Bundy- Fascino Criminale.

I film sono guardabili, senza infamia e senza lode, forse il terzo, con Zac Efron e Lilly Collins, è più interessante perché sposta la storia sul punto di vista di Bundy e si concentra maggiormente sul processo che su tutto il resto della storia.

Il problema dei film è che non rendono giustizia ai fatti, alle persone che hanno indagato e alle vittime. Quello che merita davvero di essere visto sono le docu-serie e sono due quelle degne di nota: Conversation with a Killer: The Bundy Tapes e Ted Bundy: Falling for a Killer. Ma vediamoli meglio nel dettaglio.



CONVERSATIONS WITH A KILLER: THE BUNDY TAPES (Netflix)



Docu-serie made in Netflix di 4 episodi da circa 60minuti l’uno, LA docu-serie su Bundy secondo il mio parere. In Bundy Tapes c’è tutto: coloro che hanno indagato, le storie delle vittime, la testimonianza di Carol Daronch ma soprattutto c’è la voce di Bundy, il suo racconto (o non racconto, perché di cose ne ha sempre dette molto poche), i suoi video, le foto. Niente attori solo Bundy che recita se stesso.

La parte più inquietante e che mi ha messo più a disagio dell’intero racconto è stato vedere le immagini del pubblico fuori dal penitenziario nel giorno dell’esecuzione: gente ubriaca e che faceva festa, cartelli, musica. Sono contraria alla pena di morte ma mi rendo anche conto che Bundy non poteva sopravvivere a quello che aveva fatto e a tutti i comportamenti che aveva avuto durante il processo. Una volta lontano dalle telecamere sarebbe crollato il suo mito, la gente si sarebbe dimenticata. Ma dall’altro punto di vista Bundy avrebbe potuto aprire porte nuove agli psichiatri sulla conoscenza della mente di un serial killer.



TED BUNDY: FALLING FOR A KILLER (Amazon Prime)



Qui siamo sempre su una docu-serie di alto livello ma la storia viene narrata dalla voce di Liz Kendall (vero nome Elizabeth Kloepfer, nel libro della Rule viene chiamata Meg Anders), la fidanzata di Bundy; colei che trovò il coraggio, ad un certo punto, di denunciare Ted alla polizia.

Gli articoli delle ragazze scomparse cominciavano ad aumentare e con le scomparse aumentavano anche i testimoni oculari: la macchina guidata dal rapitore, il suo nome) perché per quanto intelligente fosse Bundy usava il suo nome come alias), il suo aspetto. Liz era una ragazza ingenua, una ragazza madre così come la madre di Bundy, lo amava più di qualsiasi cosa, ma in cuor suo sapeva che qualcosa nel suo comportamente non andava. Tutto portava a Ted, il suo Ted, ma trovare il coraggio per denunciarlo era difficile, ma alla fine fece la scelta più giusta.

Dopo l’arresto si staccò da Ted, lo lasciò, non lo avrebbe mai più visto. Ted era stato una parte importante della sua vita e di quella di sua figlia. Lui, forse, non le aveva mai amate erano solo il suo specchietto per le allodole.


Podcast

Sono arrivata quasi alla fine di questo lungo lungo articolo e non posso non consigliarvi anche qualcosa da ascoltare, sto parlando del podcast di Crime Magazine, di Cristina Brondoni e Sara Uslenghi, il mio podcast crime preferito di tutto Spotify.

Otre al caso di Bundy hanno trattato anche altri casi, da Manson a Gein, da Gacy alla Cianciulli; una miniera infinita anche di spunti di lettura e di visione.

Una chiacchierata di sangue tra amiche sorseggiando un buon the.


Buon crimine,

Claudia


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