La Casa di Jack (The House that Jack Built)


Regia: Lars Von Trier


RECENSIONE

I’m sad that you’re so judgmental Verge. Don't look at the acts, look at the works.

Ho ancora tutto il fottuto film in testa, ma non sono in grado di scegliere un modo per iniziare questa “recensione”, nè tantomeno sarò in grado di realizzare un ritratto veritiero di questa incredibile opera...quindi ho deciso di andare dove mi porta il cuore, e iniziare con qualche sproloquio da fanboy che tanto ci sta sempre benissimo, che ne dite?

Cioè, a parte gli scherzi, parliamone seriamente... posso capire i gusti, posso capire che non siamo tutti uguali, posso capire l’odiare Trier a prescindere, ma io non riesco a capacitarmi del fatto che a qualcuno al mondo stia sul cazzo Lars.

Eppure, di gente ne ho sentita, di critiche ne ho lette a bizzeffe, ma non riesco a trovarmi minimamente d’accordo, mai.

Come si fa a non apprezzare Von Trier?

È quello che io mi chiedevo, nella mia mente, mentre guardavo The House That Jack Built, ultima fatica estrema del regista danese, al cinema.


Insomma, forse sono io che da persona non studiata, da “sempliciotto”, non riesco a essere obbiettivo su Lars. Ne sono così perdutamente innamorato, come Simple, da non riuscire a capire la persona che è realmente dietro tutti quei discorsi?

Eppure La Casa Di Jack è un orgasmo, una costola della poetica di Von Trier, una risposta alle controversie che seguono il regista ormai dall’inizio della sua carriera, un dialogo con il suo io, e allo stesso tempo un’ironica presa in giro di quelli che, incessanti, lo criticano di film in film. 

The House That Jack Built è anche un dialogo autoreferenziale sull’arte, sulle icone, sulla morte e su se stessi. Ma in particolare, La Casa di Jack parla di Lars, e lo fa Lars, in maniera a dir poco originale. 


Tendo, infine, oltre a spezzare ben più di una lancia per il PAZZESCO Matt Dillon, che dopo il ruolo di Jack terrò davvero tanto in considerazione in futuro, un plauso va alla meravigliosa sceneggiatura, sempre di Trier, e che ci regala alcuni dei monologhi e dialoghi più belli della sua filmografia.

Da gustare, finché potete, al cinema.

In inglese si dice “flawless”.

Giudizio complessivo: 9.5
Buona visione,


Trailer


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