Let Her Out


Regia: Cody Calahan


Film piuttosto convincente, che cattura l’attenzione degli appassionati del genere grazie ad una storia che, seppur affronti argomenti già trattati in altre circostanze, stimola l’interesse dello spettatore, anche solo dopo aver letto poche righe di trama.

Il regista artefice di tutto ciò è tale Cody Calahan, un nome che a molti non dirà quasi nulla, mentre ad altri purtroppo ricorderà i non esattamente indimenticabili Antisocial 1 e 2, per cui il timore di veder rovinata un’idea apparentemente interessante in effetti c’è. Avrà quindi fatto meglio con questo Let Her Out???

La risposta è senza dubbio sì (anche perché in effetti fare peggio non era esattamente semplicissimo 😁), non avrà sfornato il capolavoro del secolo, ma la pellicola nel complesso è piacevole e non si ravvisano particolari problematiche che potrebbero affossarla.


Tutto ruota intorno alla figura della protagonista, la bella ciclista interpretata con discreto successo da Alanna LeVierge, che dovrà combattere contro l’ingombrante gemella incacchiata col mondo intero, scomparsa prima della nascita, ma rimasta in qualche modo legata a lei.

Il tema trattato non è del tutto nuovo e il primo rimando che mi è venuto in mente è quello al Basket Case di Frank Henenlotter (dove sei finito maledetto???), anche se lì effettivamente la presenza del fratello siamese era sicuramente più ingombrante (specialmente dal lato fisico).

Grazie ad un’atmosfera sufficientemente malata e malsana, la vicenda riesce ad inquietare fin da subito, sfruttando anche alcune scene piuttosto pregevoli (vedere per esempio quando la ragazza inizia a togliersi dal braccio i punti…e pure qualcos’altro). Il sangue poi non manca ed è accompagnato da effetti tutto sommato convincenti, che contribuiscono ad alimentare una tensione che si mantiene discreta per gran parte del film.


Dico “gran parte del film” perché inevitabilmente vi sono alcuni momenti di fiacca dove si perde un po’ il mordente, in aggiunta a qualche forzatura di troppo che penalizza leggermente la pellicola. Mi viene per esempio in mente tutta la parte finale nel motel, dove forse la fanno un po’ troppo fuori dal vaso, anche se poi in fin dei conti ci sta pure.

Molto belli i titoli di coda con carattere da motel, a conclusione di un lavoro che, pur non avendo troppe pretese, garantisce un intrattenimento piacevole e alla fine centra il bersaglio.

Giudizio complessivo: 6.8
Enjoy,



Trailer



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