Basket Case


Regia: Frank Henelotter

Triste, inquietante e splatterososo gioiellino anni '80, che gli appassionati del genere non devono assolutamente farsi sfuggire.

E poi basterebbe solo dire che questo si tratta dell’esordio del grandissimo (e super pigro, accidenti a lui) Frank Henenlotter, che con il body horror ci ha costruito una carriera che, nonostante i pochi lavori, si può considerare più che valida. Citiamo, solo per i più distratti, i più recentemente recensiti Brain Damage e Bad Biology che, insieme a Frankenhooker, hanno senza dubbio dato un seguito importante a questo primo lavoro. 

La storia è semplice e contemporaneamente bizzarra; due fratelli siamesi vengono dolorosamente separati e il più deforme dei due viene gettato nell’indifferenziato, una volta creduto morto. Ovviamente sarà più vivo di voi e non prenderà benissimo la situazione venutasi a creare. 


Già solo questa piccola introduzione, basterebbe a generare interesse negli spettatori più interessati al genere e il proseguo non deluderà.

La vicenda, come tipico del regista, è condita con una spruzzata di quel sano trash che fa sempre piacere e che ben si amalgama con le atmosfere sporche e malfamate che fanno da contorno alla storia.

Appare chiara l’intenzione di soffermarsi sul tema della diversità e dell’emarginazione, che in un certo senso ricorda in alcuni passaggi ciò che si era visto in “Inseparabili” di Cronenberg e che qui viene approfondita anche dal lato dell’ironia.


Quello che però penalizza il film più di quanto probabilmente si meriti, è la realizzazione, sicuramente a causa del budget pressochè inesistente (alcune parti in stop motion sono francamente imbarazzanti) ma, nonostante ciò, il fratello/mostro non dispiace (anche se non eguaglia Elmer di Brain Damage secondo me) e il sangue non manca, soprattutto quando Belial va all’attacco.


Sempre a causa della motivazione economica, gli attori non penso siano stati candidati al premio Oscar per le interpretazioni ivi fornite, anzi diciamo pure senza problemi che sono tutti altamente rimandati a settembre (facciamo pure anche a dicembre), anche se alcune scene sono talmente trash che fan ridere (anche se molto probabilmente l’intenzione non era quella) e, nel complesso, aiutano a garantire un buon intrattenimento.

Un paio di consigli: lasciate perdere i due sequel che sono stati girati perché francamente non ne vale la pena, mentre invece recuperatevi questo gioiellino, rigorosamente in lingua originale perché il doppiaggio italiano è veramente pessimo.

Resta in ogni caso consigliato solo ai veri cultori del genere, ma proprio a quelli più sfegatati, perché ai più risulterà imbarazzante, dato che i difetti prima citati erano già ampiamente chiari all’epoca (e figuriamoci oggi).

Giudizio complessivo: 7.5
Enjoy,





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