Cold War


Regia: Pawel Pawlikowski


RECENSIONE

Candidato a 3 premi Oscar tra cui Miglior Regia e Miglior Film Straniero, Cold War è l'ultimo film del regista polacco Pawel Pawlikowski

È uscito parecchio in sordina ma, per fortuna, sono riuscito a recuperarmelo
in sala grazie ad una programmazione improvvisa in tutti gli UCI CINEMAS. Sia ringraziato il cielo del fatto che io mi sia trattenuto dal vederlo in streaming, perché Cold War è veramente un film sensazionale da vedere sul grande schermo


Pawlikowski scrive e dirige un'opera che rimanda un po' al cinema vecchio stile; lo si capisce da parecchi espedienti registici che egli utilizza in molte scene nel corso della durata. Altra caratteristica è il fatto che sia girato completamente in bianco e nero, un bianco e nero diverso da quello di Roma, più limpido; questo invece è molto più cupo. La fotografia accompagna un film che, a parer mio, non avrebbe avuto lo stesso impatto, anzi, che sarebbe stato insignificante se girato a colori. 

È una storia d'amore ambientata in piena Guerra Fredda; una storia d'amore complicata, per via dei differenti caratteri dei due protagonisti e delle complicanze di quell'epoca. Cold War però è anche una lettera d'amore al vecchio cinema d'autore, come ho detto prima. 


La regia di Pawlikowski segue i personaggi dall'inizio alla fine, in un viaggio emozionante e pericoloso, che li obbligherà a separarsi e ricongiungersi più e più volte, fino ad arrivare ad un finale da pelle d'oca, poetico e semplicemente perfetto. 

Nonostante duri solamente 1 ora e 25, il tempo, per i meno abituati a film di questo genere, sicuramente trascorrerà lento; non è un film facile, la storia è semplice ma lo sviluppo è tutt'altro. Se lo guarderete con le giuste intenzioni però, è una vera e propria opera d'arte che sfiora il capolavoro. 

Peccato non averlo recuperato prima così da inserirlo nella top del 2018, ma tant'è. È comunque un filmone dedicato ai veri amanti della settima arte!

Giudizio complessivo: 9-
Buona visione,




Trailer




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1 commento:

  1. Cold war
    Perché sì
    Perché è in un pastoso
    Bianco e nero
    Perché comincia con inquadrature fisse di volti contadini che cantano melodie popolari
    Perché ha diversi livelli di lettura
    Perché è una terribile storia di Amour fou ma anche la storia dell' anima polacca, costretta dal comunismo a trasmutarsi in pedestre ossequio a un' improbabile, quanto posticcia classe operaia/contadina. Una via crucis,segnata da stazioni( gli stacchi con schermo nero) che porteranno i due amanti a ritornare in patria, lasciando una Parigi livida, buia, corrotta ormai dall' industria culturale e dall' incipiente colonizzazione americana. E finalmente qui ritroveranno la loro anima celebrando la loro eterna unione e la loro morte in una chiesa diroccata e abbandonata dove rimane intatto solo un occhio del Cristo .

    Perché no
    Perché è in un pastosto bianco e nero che fa subito autorialita' e anche tanta nostalgia
    Perché ci sono troppi numeri di danze e cori che dopo un po' cominci a rimpiangere il canzoniere delle lame e la polka chinata
    Perché il protagonista è sempre attonito come se per tutto il film si stesse chiedendo" ma cosa sto facendo?"
    Perché questi registi sono troppo espliciti nelle loro citazioni( qui il riferimento a Tarkovskij è così chiaro che lo spettatore non riesce nemmeno a sentirsi un po' intelligente)
    Perché è vero che i livelli di lettura sono plurimi, ma il film resta noioso e non riesce proprio a coinvolgere neanche per cinque minuti.
    P.S. perché io personalmente sarei rimasta a Parigi.

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