Alita: Angelo Della Battaglia


Regia: Robert Rodriguez

RECENSIONE 

Gli occhi sono lo specchio dell’anima.

Entrare in sala a vedere una trasposizione cinematografica di un manga riconosciuto ed apprezzato in tutto il mondo non è mai semplice, basti vedere il risultato di Ghost In The Shell con quella gnocca di Scarlett Johansson, un buon film d’intrattenimento ma che è l’ombra sbiadita della sua controparte cartacea. 

E nonostante la presenza di due mostri sacri del cinema quali Robert Rodriguez alla regia e James Cameron alla sceneggiatura e come produttore, le perplessità erano legittime, dopotutto in un intervista giustificarono quegli occhioni con una maggiore fedeltà al personaggio su carta, quando invece non è il personaggio ad avere degli occhi così grandi ma è lo stile di disegno tipico dei manga a renderli tali. 


Tuttavia è successo un miracolo: non solo è un ottimo film d’intrattenimento ma non sputa (completamente) in faccia alla sorgente. 

Direi però di iniziare da una piccola sinossi: siamo nel solito mondo post apocalittico distrutto da una guerra ormai lontana che ha spaccato in due la civiltà, quella povera che vive nella terra ferma nella città di ferro dove vive lo scienziato Dyson Ido, e quella ricca che vive nella città fluttuante di Zalem. Durante una ricerca di pezzi di metallo il personaggio interpretato da Christoph Waltz trova la testa di un cyborg con il cervello miracolosamente intatto. Il cyborg non ricorda nulla del suo passato, così Ido decide di darle il nome Alita

Direte che la sinossi trasuda di già visto e avete ragione, perché il film possiede delle situazioni e delle caratteristiche già care ai film di fantascienza, tuttavia bisogna precisare due cose: la prima ovviamente è che non siamo di fronte a un opera originale, bensì a una trasposizione di un manga che ai tempi (parliamo del 1990) fu una vera e propria rivoluzione del genere, e modificarne certi aspetti sarebbe stato un affronto nei confronti di noi fan; la seconda cosa è riferita allo stato attuale dei blockbuster: siamo in un periodo in cui film dal grande budget come Aquaman o Venom sbancano al botteghino, film che se messi assieme non formerebbero una trama decente, ma che soprattutto vivono anche loro di mostruosi clichè, quindi perdonatemi se esulto per un blockbuster che possiede qualcosa che loro non hanno, un anima.


Un’anima che viene messa in risalto da quegli occhioni che, chi l’avrebbe mai detto, sono la cosa migliore del personaggio. La ragione per cui li ha rimane sbagliata, ma sono dannatamente bellissimi dato che riescono a mettere in risalto le emozioni che Alita prova, creando quel connubio di fragilità e forza che fanno parte della sua essenza; complice anche una Rosa Salazar perfetta, dopo la visione Alita sarà nei vostri desideri amorosi irrealizzabili. 

Anche le scene d’azione, in questo senso, hanno una marcia in più, risultando fluide e adrenaliniche; sono esagerate al punto giusto (su questo Rodriguez ci ha abituati bene) ma mai dispersive: La scena del Motorball è qualcosa di meraviglioso, riesci a comprendere ogni singola azione risultando comunque appagante, roba che Michael Bay si sogna. 

Niente da dire sull’aspetto tecnico, James Cameron ormai è diventato una garanzia, sono riusciti a rendere attraente una ragazza dagli occhi enormi, ed è tutto dire. Piccola menzione alla storia d’amore tra Alita e Hugo che non è male, forse un po’ frettolosa. 

Tuttavia, l’anima che possiede il film non lo salva da certi aspetti negativi: chi ha letto il manga lo sa che sul grande schermo era impossibile dare spazio a tutte le sottotrame, e infatti certi momenti e personaggi sono stati sacrificati per rendere il film il più fluido possibile, quello di Jennifer Connelly e di Mahershala Ali su tutti, mentre Christoph Walz ci mette del suo ma per avere un opinione completa bisogna aspettare il sequel. Perché sì, il film ha bisogno di un sequel, con quel finale aperto da galera che ci fa urlare di volere di più. 

Più che un difetto però, questa è paura, paura di un risultato al box office che non giustifichi spendere soldi per un altro capitolo lasciando il tutto irrisolto, sperando che il mercato giapponese e cinese possa spingere sugli incassi come sembra stia facendo negli ultimi anni. 

Nonostante i difetti, che magari potevano essere risolti da una durata più sostanziosa dato che il film dura due ore mentre poteva durare una mezz’oretta in più, rimane comunque una delle migliori, se non la migliore, trasposizione americana di un manga sul grande schermo, non che ci volesse molto, a quanto pare bastava Cameron per sbloccare la situazione. 

Insomma spero che come me vi innamoriate di Alita e del suo mondo, perché vi posso assicurare che l’angelo ha ancora delle battaglie da affrontare.

Giudizio complessivo: 7.5
Enjoy,



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