Frankenstein Junior: La Recensione del Film



Regia: Mel Brooks

Frederick: Ah! Be…Ehm, ti dispiacerebbe dirmi di chi era il cervello che gli ho messo dentro?
Igor: Non si arrabbierà, eh?
F: No, io non mi arrabbierò!
I: A.B. qualcosa…
F: “A.B. qualcosa? A.B. chi?
I: A.B…Norme.


Quando ci siamo accorti che mancava all’appello Frankenstein Junior, la risposta è stata una sola: SI!PUO!FARE!

D’altronde ad un simile mostro di bravura cosa si può dire? Che, come i migliori mostri, è assemblato con le meglio parti, proprio come il Frankie originale.

Tutto è iniziato quando l’agente di Gene Wilder gli propose di fare un film con Peter Boyle e Marty Feldman. “Perché dovrei fare un film con loro?” “Perché io sono l’agente di voi tre”. Fu la risposta.

Wilder allora rispolverò un suo soggettino che mescolava suggestioni infantili viste al cinema Young Tomas Edison e il Frankenstein della Universal, che il suo agente (ancora lui!) recapitò a Sua Comicità Mel Brooks, che però non dirigeva soggetti scritti da altri. “Gene, cosa mi stai facendo fare?” Telefonò il guardingo Mel a Gene. “Nulla che tu non voglia, Mel”. Lo rassicurò l’attore. Però, conquistato dalla storia (e dalla possibilità di metterci le mani) il regista disse SI!PUO FARE!, o quantomeno diede l’okay. E subito ebbe l’idea vincente, quella che spaventò i produttori meno coraggiosi: l’avrebbe girato in bianco e nero, proprio nei vecchi set, miracolosamente intatti. I pezzi del mostro erano pronti... 


Frederick Frankenstein “Frankenstin!” (ovvero Wilder), è uno scienziato che vergognandosi del cognome, riceve un’eredità in Transilvania, cioè il castello del celebre antenato. Giunto sul posto trova ad attenderlo l’assistente Igor (Feldman nel ruolo della sua vita) “Si pronuncia Aigor” con tanto di gobba che si sposta da destra a sinistra, la bella e svampita assistente Inga e la severa governante Frau Blucher (iiiiihhihihi, nitrito di cavalli terrorizzati, scusate era d’obbligo).                  


Dopo aver trovato un passaggio segreto (la scena della candela ve la risparmio, dai che la sapete), che conduce al laboratorio del celebre avo, trova anche il diario per riprenderne gli esperimenti. Perché SI-PUO- FARE! (l’ho già detta, ma se è diventata un tormentone è merito del film) Da lì al trafugare un cadavere (Boyle) il passo è breve…e le risate tante, per tutto il resto del film.

Frankenstein Junior è LA parodia perfetta ed è materia ottima per la verve registica di Mel Brooks, che smonta il mostro per ricostruirne uno nuovo di zecca, come aveva fatto col western in Mezzogiorno e Mezzo di Fuoco. E’ omaggio e insieme calderone di tutte le situazioni della saga di Frankenstein della Universal, a partire proprio dal bianco e nero, rivisitate con l’ironia graffiante di Brooks e di Wilder che ci mette del suo anche nelle scelta delle scene. Battute a raffica, ben servite dal nostro doppiaggio (anzi, in Italia ha avuto più successo proprio per questo), attori in forma. 


Wilder è il mad doctor spiritato e nevrotico e raccontano le cronache che quando Brooks voleva tagliare la scena del tip tap tra creatura e creatore, Wilder gli fece una scenata. Brooks incassò con un semplice: “Ok. Volevo vedere se ci tenevi abbastanza”.  Feldman è la summa perfetta di tutti gli assistenti dello scienziato, con gobba mobile e quegli occhioni che aveva solo lui; guardatevi la scena dell’arrivo al castello della fidanzata di Frederick, ricevuta dal dottore affettato e untuoso, e Igor che azzanna il collo di pelliccia. Bene, Wilder non riusciva a trattenere le risate nel girare la scena.

E Frankie? Beh, Peter Boyle lo rende un mostro di goffaggine e dolcezza, tutto basato sulla mimica facciale. Da quando cerca di “acchiappare” il suono di violino come fossero farfalle, alla sequenza col cieco (cameo di lusso di Gene Hackman) che gli versa la zuppa bollente ovunque tranne che nel piatto, e al posto del sigaro gli accende un pollice.

Imitato e mai eguagliato ha pure fornito l’ispirazione agli Aerosmith per il brano Walk This Way.

Che fate ancora qui? Buona VAISIONE. Guardatevi il dvd, con le scene tagliate come extra. Di Frankenstein ogni pezzo vive di vita propria.

Enjoy,



Trailer



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