Terrifier 2: La Recensione del Film



Regia: Damien Leone


Vuoi per esigenze sempre più alte, vuoi per carenza di materiale, negli ultimi anni mi è stato molto difficile imbattermi in film horror che mi abbiano veramente entusiasmato dal lato violenza e cattiveria.

E poi ecco arrivare questo simpatico clown mattacchione, che nel 2016 si rende protagonista di uno dei lavori che più ho apprezzato in questo genere. Con Terrifier infatti ho ritrovato quelle brutalità gratuite, quell’abuso di splatter e quella cazzaraggine di fondo che, non solo lo hanno spinto in alto nella classifica, ma che mi hanno fatto scoprire un villain che entra di prepotenza nei top assoluti ogni tempo. Non è un caso infatti se su molti siti sono registrato col nickname Art Clown, con tanto di sua foto profilo annessa.

E dal finale del primo film ho atteso l’arrivo di questo sequel con trepidazione, ma anche con paura, visto che non di rado si finisce col rovinare saghe ancora prima che vengano iniziate. Fortunatamente non è questo il caso.

Al timone troviamo sempre Damien Leone, e ci mancherebbe che così non fosse dato che questa è proprio una sua creatura, nata dai cortometraggi e portata fino a qui con crescente successo. Il rischio di farsi trasportare dal successo del primo capitolo in effetti c’era ed infatti a volte credo si sia fatto un po’ troppo prendere la mano, ma nel complesso non si può non rimanere soddisfatti dal Terrifier n.2. A patto ovviamente che siate pronti a tuffarvi in un’altra serie di truculente ed assai esplicite uccisioni.


Brevemente la trama. Ripartiamo da Art che si riprende dopo la quasi dipartita del Terrifier precedente, e ritorna più incacchiato che mai, mietendo vittime sin dalle prime battute. Non c'è molto altro da aggiungere.

E se ci eravamo chiesti se il tasso gore fosse rimasto invariato anche in questo sequel, i primi 7 minuti prima dei titoli di testa ci rassicurano, mostrando già di cosa è capace il nostro amato clown (vedi estrazione dell’occhio, un vecchio classico che fa sempre effetto). E sapete cos’è il bello? Che questo è solo il preludio di un’altra serie di barbarie alle quali assisteremo strada facendo. Il trattamento riservato all’amica della protagonista non è affare che si vede tutti i giorni e ci consente di apprezzare effetti davvero ben realizzati ed estremamente realistici. A tal proposito si narra anche di svariate persone svenute in sala e di altre corse in bagno a restituire i popcorn appena trangugiati in stile Jackass, ma non ci è dato sapere se si tratta di verità o di trovata pubblicitaria per accrescere l’hype. Ad ogni modo le scene forti ci sono, ma se non sei pronto a vedere ragazzine sfigurate e fatte a pezzi, vatti a vedere Il Signore degli Anelli, no Terrifier maledizione.


Se quindi lo splatter non marca certo visita, neppure la componente cazzarona rimane in disparte. Ciò che per me rende infatti unico il personaggio di Art Clown è quel mix di follia, cattiveria e coglioneria che un secondo prima ti fa ammazzare dalle risate, e un secondo dopo ti ammazza e basta, indicativamente facendoti anche soffrire parecchio. La sua mimica e le pose che assume restano sempre un grandissimo valore aggiunto che vanno a comporre scene a dir poco indimenticabili (vedi per esempio quella del sogno, con la canzone del Clown Cafè che ti rimane in testa per un bel po’ ed il cospicuo spargimento di sangue avvenuto un attimo dopo).


Grande plauso va sicuramente a David Howard Thornton, che ormai si è perfettamente calato nella parte, anche se effettivamente non lo vediamo mai in faccia. Lauren LaVera, nei panni della protagonista, se la cava dignitosamente; probabilmente non la vedremo mai candidata all’Oscar come miglior attrice protagonista, ma è molto carina e, visto tutto ciò che il film ha da offrire, per il momento basta così. Decisamente anonimo invece il fratellino, sulla cui sopravvivenza credo che all’inizio i bookmakers non avessero nemmeno previsto la quotazione (chissà se a ragione o torto). Interessante poi l’inserimento della piccola clown, almeno per quanto riguarda il punto di vista visivo (molto bella e simpatica, soprattutto quando ti compare così a cazzo senza preavviso), mentre dal punto di vista narrativo per il momento non mi esprimo.


Ecco a questo punto, dopo le mie entusiastiche parole, si potrebbe pensare al capolavoro assoluto, ma in realtà qualche pecca la si può trovare, se la si va cercando. Ora io dinanzi ad Art Clown perdo un po’ di credibilità, ma non posso passare sopra ad alcune fasi non troppo coinvolgenti nella prima parte, a comportamenti eccessivamente discutibili e a gente che non muore mai anche se gli è stato staccato ogni singolo pezzo di pelle. Aggiungiamoci poi quella componente sovrannaturale che, spinta così, credo stoni un po’, ed una lunghezza superiore alle due ore che per me di norma sarebbe pura follia, ed ecco che forse rientro un attimo dallo sbrodolamento generale, anche perché ritengo che Leone abbia voluto osare un pelino troppo, mettendo troppa carne al fuoco quando in realtà sarebbe bastato Art, la sua voglia di ammazzare tutti e poco altro.

Apprezzato il secondo finale dopo i titoli di coda (meno apprezzato quello pre titoli), con la comparsa di un Chris Jericho che era da tanto che non vedevo su uno schermo e apprezzassimo in conclusione questo sequel, da raccomandare esclusivamente a coloro che hanno amato il Terrifier del 2016 (per tutti gli altri, astenersi grazie).

In attesa del 3 (che arriverà di sicuro), godiamoci il 2 e ringraziamo ancora Damien Leone per averci regalato quest’incredibile personaggio.

Enjoy,



Trailer



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