Gangs of the Dead: La Recensione del Film



Regia: Duane Stinnet

Gangs Of The Dead è un film talmente brutto che è stato chiamato con 4 nomi diversi, probabilmente per sviare le imprecazioni e la madonne fulminanti mandate dagli incauti spettatori.

Lo potete trovare anche come City of the Dead, La Morte Viene dallo Spazio e Last Rites ma fidatevi, se lo trovate fate finta di non conoscerlo, esattamente come fate con la vicina di casa che vi sta sui coglioni o con qualche ex che vi stalkera sotto il portone di casa.

Eh già, perché quando pensi che l’ultimo WTF della tua vita sia stato messo alle spalle (quante cazz di volte ho già pronunciato sta frase…e quante ancora mi toccherà pronunciarle…), può sempre spuntare dal nulla un Gangs Of The Dead così de botto a cui non puoi rinunciare. Perché è chiaro, se vedi la locandina e leggi di cosa parla sei fregato.

Brevemente la trama. Il solito meteorite che non si fa i cazzi suoi cade sulla terra e trasforma le persone in zombies voraci. Nel frattempo due gangs rivali si incontrano per un cavallo (semi cit.) e i poliziotti son pronti a coglierli sul fatto, ma ben presto dovranno guardarsi tutti le spalle dalla minaccia venuta dalla meteora.


L’artefice di tutto ciò (sempre che sia uno solo) è l’irreprensibile Duane Stinnett, di cui non si aveva traccia prima della realizzazione di questo capolavoro e di cui non si è avuta più traccia dopo. Probabilmente sarà stato processato per direttissima per attentato al cinema.

Tutto il film (?) è stato costruito su una serie di dialoghi che definire imbarazzanti credo si possa ritenere un insulto all’imbarazzo stesso. Frasi come "Se senti sparare metti in moto e scappa", “Barboni che mangiano sbirri”, "Hanno mangiato mia moglie", "La carne nera non è saporita", inserite nel contesto per cui sono state pensate, attentano chiaramente alla salute mentale dello sfortunato spettatore (non posso neanche dire di essere l’unico perché conosco i nomi di ben altri 4 coraggiosi) e neppure l’utilizzo della parola d’ordine “Nonna Papera” servirà a risollevare una situazione che già dopo pochi minuti appare tragicamente compromessa. Per altro in alcune circostanze si son perfino rifiutati di doppiarli, chissà che cazz stavano dicendo di così peggio di quello che abbiamo dovuto sentire…


Nonostante poi alcune sequenze che possono avvicinarsi al “quasi dignitoso”, la realizzazione nel complesso è chiaramente imbarazzante, con gli zombies più ridicoli della storia che farebbero rivoltare nella tomba il povero Romero, che non a caso viene citato più o meno indirettamente, e chissà quanto volontariamente. Le manganellate finte ai suddetti invasori riescono perfino a far sembrare realistico il combattimento finale di Velocipastor (lo avete visto vero???), mentre ad un certo punto un’attrice sale su uno scaffale (per prendere tra l’altro qualcosa che non può sapere sia lì, e tantomeno vederlo) e cade malamente, ma la scena diventa così goffa e involontariamente divertente che il regista decide di tenerla lo stesso (anche perché se doveva girarla di nuovo probabilmente avrebbe dovuto sacrificare il budget dedicato al pasto e consistente in un toast bruciacchiato). Non mancano poi situazioni al limite del surreale dove un secondo prima vedi che non c’è nessuno nel raggio di kilometri e un secondo dopo sbucano centinaia di zombies, arrivati probabilmente dal buco nero situato nella regione occipitale di Stinnett.


La gag delle 21 di sera (ma come Cristo ti viene in mente?) serva almeno per mettere in luce un manipolo di personaggi che definire coglioni diventa un insulto ai coglioni stessi. Al di là dell’idolo Reggie Bannister, che infatti viene fatto sparire malamente ed abbastanza in fretta, non ce n’è uno che meriti menzione, tra stereotipi iper strumentalizzati e macchiette caricaturizzate all’inverosimile, che ti fanno salire solo il desiderio di vederli divorati nel più breve tempo possibile. Solo Dayana Jamine si salva, ma principalmente perché è bona, non per particolari meriti cinematografici.

A metà film poi ecco il colpo di genio. Togliamo gli zombies e lasciamo che gli spacciatori minchioni e i poliziotti se la sbrighino tra di loro, perché d’altronde è chiaro che se fai un film (anche se di merda) sugli zombies, poi fai uccidere i protagonisti tra di loro dimenticandoti che dovrebbero essere proprio i dannatissimi zombies gli artefici della carneficina.

Meno male che poi si ricorda di loro e li ricaccia in battaglia nel finale, che di fatto è la parte migliore di tutta la faccenda. “Che belleeee luciiii”, sì ma perché sono le luci di casa che si accendono decretando la fine di questo abominio.

Sconsigliatissimo, meglio fare amicizia con un candirù. 

Infelice visione, 


Trailer



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