Son (2021): La Recensione del Film



Regia: Ivan Kavanagh

Girovagando per il mondo alla ricerca di qualche nuovo horror da proporre, eccoci far tappa in Irlanda, dove il regista Ivan Kavanagh, già conosciuto per Il Canale, soddisfacente film uscito nel 2014, dirige Son, pellicola che tuttavia non riesce a raggiungere il livello del suo predecessore.

Brevemente la trama. Laura e suo figlio David sembrano condurre una vita serena, fino a che un giorno lui si ammala e nessun medico capisce di cosa. La situazione pian piano sfuggirà di mano e il passato oscuro della madre tornerà a farsi sentire ingombrante, mentre David inizierà a non riuscire più a saziare la sua fame.

Il punto focale di tutta la storia è chiaramente la maternità, vissuta già dal principio come un semi incubo ed approfondita piuttosto bene anche in relazione al rapporto creatosi con il proprio figlio che, con una madre del genere, mi permetto di poter considerare per lo meno fortunato. E già, perché se non fosse per Andi Matichak (google immagini se siete ancora scettici nonostante non credo di avervi mai deluso da sto punto di vista), il risultato probabilmente sarebbe ben più disastroso. Oltre alla bonarietà di fondo, il suo apporto al film è comunque buono, all’interno di un ruolo non proprio facilissimo da interpretare.


Alcune scene poi risultano assolutamente pregevoli, sia quando il bambino insanguinato appare nel sogno (e coi sogni si sa, vincere facile è sempre una buona idea), sia quando il suo appetito incontra la povera Susan, con tutto ciò che ne consegue. Il sangue non marca di certo visita (almeno nelle scene in cui viene chiamato in causa) e ciò è sempre un bene quando nel genere della pellicola si legge il nome horror.

Ma per quanto mi riguarda le buone notizie finiscono qui.


Se infatti Andi Matichak lo possiamo considerare un valore aggiunto, lo stesso non si può dire per il figlio, davvero poco espressivo e con quella faccia angelica che pare sempre finta e che non trasmette praticamente nulla. Lo stesso Emile Hirsch, che avevo apprezzato in Autopsy, qui non l’ho trovato esattamente in palla. Evidentemente si troverà più a suo agio con le ragazze morte che con le vive, ma purtroppo questo è quello che ci tocca a sto giro.

Per il resto il film si mantiene piuttosto piatto, non troppo avvincente, e il rischio sbadiglio fa capolino dietro l’angolo, dal momento che la noia ha la meglio sulla tensione. Quando poi si ha a che fare con sette, possessioni e roba simile, vien da se che se non tiri fuori il guizzo originale, la faccenda rischia di cadere nel dimenticatoio assieme a centinaia di prodotti mediocri trattanti lo stesso e tema, e purtroppo qui di guizzi originali non vi è traccia.


Nel complesso la pellicola risulta confusa e pasticciata, finendo col racchiudere un mix di tante cose, body horror, satanismo, pazzia, rapporto figlio-genitori, cannibalismo, ecc…senza mai entrare dentro bene a nessuna di esse, e restando in quella categoria dei “vorrei ma non posso” che dopo un paio di giorni finiscono nel cestino del proprio cervello.

Un buon finale potrebbe comunque garantirgli la sufficienza, ma pure qui non ci siamo, per cui niente, rimandato a settembre.

Giudizio complessivo: 5.5

Enjoy,



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