Slaxx: La Recensione del Film



Regia: Elza Kephart


Dopo frighi, castori e divani, ecco iscriversi alla lista dei killer non esattamente convenzionali, i temibili Jeans Slaxx, partoriti dalla mente della canadese Elza Kephart, autrice nel 2003 di quel Sexy Zombie Hospital che a questo punto, locandina alla mano, toccherà andare a rispolverare.

Brevemente la trama. In un negozio di abbigliamento alla moda arriva un carico di nuovissimi jeans appartenenti alla nuova collezione. Tutto lo staff è euforico per la nuova presentazione che sta per essere tenuta, ma qualcuno non è d’accordo. Un paio di jeans infatti comincerà a mietere vittime tra il personale, rivangando una vecchia storia pronta a tornare alla ribalta.

Ora ditemi voi, come si fa a non vedere una roba simile dopo questa premessa??? E infatti non ho esitato.


Fin dalle prime battute, è evidente come il film calchi subito la mano sul mondo delle aziende multinazionali, mostrandoci la parte più marcia (e veritiera probabilmente) del settore. Personale senza un briciolo di cervello e lobotomizzato all’interno del proprio ruolo, quasi estraniato da tutto ciò che succede intorno, un manager che, pur di mantenere la propria posizione ed avere il successo professionale, sarebbe capace di passare sopra a qualsiasi cosa (cadaveri smembrati inclusi) e un boss che predica ai dipendenti nello stesso modo in cui una divinità scesa in terra farebbe lo stesso coi propri fedeli.

Ma nessuno di essi può essere considerato minimamente il protagonista della storia, neppure la giovane Libby, ben interpretata da Romane Denis, e unica nel cercare sin dal principio di mantenere un briciolo di saggezza, all’interno di una vicenda che di saggio non ha proprio nulla. Perché i protagonisti indiscussi sono proprio loro, i fantomatici jeans Slaxx.


Non appena vengono inquadrati quei deliziosi pantaloni in movimento, ecco che scatta subito la poesia, perché non solo la realizzazione è buona (e nei titoli di coda ci viene pure mostrato un passaggio di come abbiano realizzato il tutto), ma anche il tasso di violenza e di gore non viene certo lesinato, e per una horror comedy di questo tipo non era così scontato. Il sangue scorre quindi abbastanza copioso e, tra tutte, l’aggressione al lavoratore asiatico è a dir poco eccezionale, con perfino un accenno di denti mostrati e un seguente abbeveraggio nel liquido rosso, stile gattino indifeso nella ciotola dell’acqua. Ma il top viene raggiunto quando, richiamando la storia che dà origine a tutta la faccenda, iniziano a danzare sulle note di Hamara India, roba che WTF è dir poco.


E sì, perché in mezzo ad un’esaltazione di un trash abbastanza spinto, c’è pure spazio per la drammatica storia della povera Keerat, che offre lo spunto per piazzare lì una pesante critica sullo sfruttamento del lavoro minorile che sta dietro ancora oggi al mondo dell’industria tessile. Per cui fate attenzione, voi modaioli alla ricerca del nuovo marchio di tendenza, perché quando calzerete i vostri nuovissimi pantaloni di marca da 200 euri, non potrete sapere come andrà finire.

Nel dubbio io da oggi indosserò solo pantaloni della tuta cuciti a mano dalla mia bisnonna.

Film consigliatissimo.

Buona vestizione...ehm volevo dire visione,


Trailer



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