Searching


Regia: Aneesh Chaganty

Film tutto sommato godibile, che non penso verrà ricordato nei secoli, ma che non merita neppure di essere gettato nell’indifferenziato senza ritegno. Chiaro, non assisterete a qualcosa di memorabile, ma per una serata disimpegnata ritengo possa funzionare piuttosto dignitosamente.

Apparentemente la trama è quanto di più semplice di possa immaginare, una ragazza scompare in circostanze poco chiare e il povero padre disperato si mette alla sua ricerca, coadiuvato dalla detective “affidata” al caso.


Quello che però lo rende interessante, quantomeno nelle fasi iniziali e nell’approcciarsi ad esso leggendo un breve sunto della trama, è la peculiarità di mostrare gli eventi sempre e solo attraverso gli schermi di PC, Smartphone e altre diavolerie tecnologiche, caratteristica che mi ha sempre intrigato e che già era stata mostrata in prodotti più o meno fortunati come The Den, Like Share. Follow, Friend Request e qualche altro che ora non mi sovviene, ma che probabilmente non brillava come per esempio il primo di quelli che ho appena citato. 

L’inizio promette bene e le prime immagini del glorioso Windows XP mettono di buon umore, salvo poi lasciare spazio, via via che passano gli anni, ad un assai meno glorioso MAC, lasciandomi così gravemente deluso oltre che offeso chiaramente. Ma, scelte commerciali discutibili apparte, la ricerca della povera Margot scorre via bene, scongiurando piuttosto bene il rischio derivante dal modo in cui il film è stato girato. Vedere infatti un puntatore mouse muoversi in continuazione ed aprire files, foto, video e quant’altro potrebbe infatti alla lunga far due palle tante allo spettatore, cosa che qui non accade, anche perché il regista, il (credo) esordiente Aneesh Chaganty, riesce a staccare sull’inquadratura successiva appena in tempo, proprio un secondo prima di quando l’organismo inizia a generare il primo sbadiglio.


Il comparto tecnico, sempre in virtù di quanto detto riguardo allo stile scelto per questo Searching, mi riesce difficile valutarlo, mentre vorrei spezzare una lancia in favore di John Cho, ben calatosi nella parte del padre, mentre un po’ meno convincente risulta essere la prestazione di Debra Messing nei panni del detective Vick, troppo monoespressiva per i miei gusti, anche se probabilmente la parte non richiedesse qualcosa di tanto diverso. 

Tra un’indagine e l’altra è abbastanza chiara la volontà di piazzare alcune riflessioni sul rapporto genitori-figli, mostrando in un primo momento l’inevitabile distacco creatosi, dopo la morte della madre, tra la ragazza e il padre che, durante le fasi di ricerca ad un certo punto non può fare altro che ammettere la sua assenza con quel “Non conoscevo mia figlia” che certo non appare come una novità, e secondariamente l’altrettanto inevitabile volontà di proteggere il proprio figlio anche a costo di rischiare di finire dietro le sbarre al posto suo (e non aggiungo altro, per non spoilerare, tanto chi ha visto il film capisce di quello che sto parlando).

E arriviamo così al finale, punto focale del film, in quanto durante la visione appare chiaro che da esso dipenda buona parte della riuscita o meno del lavoro. La ricerca infatti doveva necessariamente portare a qualcosa di interessante, di non aspettato, forse un colpo di scena che potesse dare quella spinta in più e che giustificasse il tempo speso a seguire il sopracitato puntatore del mouse. E, sebbene una svolta inaspettata ci sia, non ritengo che la conclusione sia stata il valore aggiunto che era lecito attendersi.


Diciamo che in questi casi, è chiaro che è necessario scegliere se privilegiare una soluzione buonista col vissero tutti felici e contenti o una più tragica con tutte le conseguenze del caso. Qui mi sento di poter dire che la scelta non sia stata del tutto condivisibile, anche se in fondo forse ci può pure stare (non giriamoci attorno, io avrei fatto diversamente), ma ciò che penalizza maggiormente la buona riuscita è il come si sia giunti alla risoluzione, con alcune forzature un po’ troppo spinte e una sbrigatività degli eventi che non possono trovare il pieno gradimento .

Per questi motivi, il film resta come il classico “vorrei ma non posso”, rimandando a ciò che ho scritto nelle prime righe della recensione.

Giudizio complessivo: 6.8
Enjoy,



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