Tredici Vite: La Recensione del Film



Regia: Ron Howard


Trama


Nel 2018 una squadra di calcio resta intrappolata in una grotta thailandese, allagata dall'arrivo dalle piogge monsoniche. 

Per cercare di salvarli, vengono mobilitati i Navy Seals locali, oltre diecimila volontari di tutto il mondo e un team di esperti sommozzatori di cui fanno parte Richard Stanton e John Volanthen. Sono loro che dopo diversi giorni riescono a raggiungerli dopo una lunga immersione trovandoli ancora vivi. Ma portarli fuori sarà un'impresa ad alto rischio...


Recensione


Quando la realtà supera la finzione! E’ il caso di dirlo per questa avvincente storia di salvataggio che ha davvero dell’incredibile. Il regista premio Oscar di Apollo 13 e A Beautiful Mind rievoca l’incidente che il 13 giugno 2018 tenne in trepidante attesa il mondo intero. Una storia vera che per le operazioni ad alto rischio, per il coinvolgimento emotivo dei protagonisti e per le numerose difficoltà riscontrate, assume la dimensione del thriller, tenendo lo spettatore col fiato sospeso fino alla fine.


Il ritmo è incalzante, senza cedimenti, fortemente caratterizzato dal lato umano ed emotivo. Ron Howard firma un drama-action nella migliore tradizione del cinema statunitense, abbinando ad un incalzante susseguirsi degli eventi, uno sguardo compassionevole e complice sui protagonisti, chiamati ad affrontare situazioni al limite della resistenza fisica, ma soprattutto psicologica ed etica. A cominciare dai sommozzatori che effettuarono le operazioni di soccorso che sono portati sullo schermo nel modo più lusinghiero possibile da Viggo Mortensen e Colin Farrell, chiamati a diventare gli eroi, che affrontando sfide estreme, mettono in gioco tutte le loro forze e il loro coraggio.


Tredici Vite è anche una storia claustrofobica, essenziale, trasparente: non ci sono prologhi inutili, la vicenda entra subito in azione, grazie ad una sceneggiatura tesa e asciutta e una macchina da presa interessata solo a mostrare cosa è accaduto. Ma il suo stile non è asettico e documentaristico, tutt’altro! La pellicola entra nell'intimità di quella storia e costruisce una suspense crescente nelle scene di immersione subacquea; non c'è nessun cedimento in quasi due ore e mezzo di film, ma solo delle pause necessarie ad umanizzare la storia: la madre che aspetta disperatamente, il padre che chiede di riportargli comunque il corpo del figlio (sia vivo che morto), la gioia collettiva provvisoria dopo la notizia del ritrovamento.

Pur conoscendo l'epilogo della storia, Howard lascia sempre il dubbio che i fatti potevano andare diversamente. Sta qui la forza di questo racconto, disseminato di dubbi, che regala comunque un finale di grande forza emotiva.

Giudizio complessivo: 7.5

Buona visione,



Trailer


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