Il Mostro è in Tavola…Barone Frankenstein! - La Recensione del Film



Regia: Paul Morrisey


Prendete Andy Warhol e la sua Factory, fatele fare una trasferta italiana coi soldi di Carlo Ponti e il risultato finale sono due film liberi e bizzarri che rivisitano due celebri mostri dell’horror, Frankenstein e Dracula.

Warhol ci mette solo il nome, si porta dietro Paul Morrissey, - l’equivalente registico di Lou Reed coi Velvet Underground, tanto per stare nel giro, - che ha nel suo curriculum un trittico sperimentale di film (Heat, Trash, Flesh) e l’attore Joe Dallesandro, che sempre Reed ha immortalato assieme agli altri personaggi variopinti in Walkin’ on the wild side, un ritratto/memoria proprio dei tempi trascorsi alla corte di Andy.

A Warhol interessa un approdo al cinema più commerciale, a Ponti far i soldi sfruttando il detto: minima spesa con massima resa, visto che Morressey ha lavorato sempre a basso costo. Così dall’idea originale di fare un film solo a budget e tempo ristretti per 350.000 mila dollari, si raddoppia per due film e quasi lo stesso cast e che per motivi fiscali porteranno la firma di Antonio Margheriti, il quale vigilerà anche sul risultato finale per conto del produttore, che in seguito maledirà di aver avallato l’operazione, proprio col fisco.


Il primo film ci mostra Udo Kier nei panni di un Barone Frankenstein, nevrotico, impotente, pieno di tic, mezzo (anzi tutto) nazistoide, sposato con la sorella dalla quale ha avuto i gemelli Sistole e Diastole. Con questo nome e un assistente altrettanto tarato (Arno Juerging), cosa vorrà mai fare nel tempo libero? Ovviamente creare degli esseri perfetti da far accoppiare per generare una super razza. Se sul versante “Frankensteina” è tutto okay, dato che la creatura ha il corpo e le chiappe di Dalila Di Lazzaro semi esordiente, sul versante maschile potresti avere qualche problema se usi il corpo di un giovane seminarista…


Il Mostro eccetera è stato girato improvvisando giorno per giorno, secondo l’estro del momento ed è letteralmente un patchwork come la creatura, o tutt’al più una cima genovese assembrata con gli avanzi in dispensa e cucita alla boia d’un Giuda. È un film bizzarro, grottesco e sperimentale, ha i suoi estimatori che lo reputano il migliore del dittico, ma personalmente lo reputo il gemello debole. Il ritmo a volte se ne va per i fatti suoi, spezzandosi in varie scenette da pecoreccio all’italiana. Non che mi spiaccia, anzi, però nell’insieme stona un po’.


C’è qualche bel momento splatter a cura del maestro Rambaldi è il cast è un mischione di attori e caratteristi come se facevano negli anni ’70. Tanto per dire, Nicoletta Elmi, abbonata a ruoli da enfant diabolique è Diastole la figlia perversa, e troviamo Liù Bosisio (la prima Pina Fantozzi) che fa una brutta fine. Ma a stringere, gli manca qualcosa, forse un vero climax. Altra moda del momento: alcune sequenze furono girate in 3D, ma poi furono tagliate, l’edizione integrale del film è uscita poi nel 2000 per la RaroVideo.

A chiudere: per chi vuole scoprire un paio di filmetti bizzarri e alternativi, eccovi serviti. In tavola.

Buona visione,


Trailer



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