Shark Bait: La Recensione del Film



Regia: James Nunn


Dunque, si è mai visto un film sugli squali non recensito dal sottoscritto???

Probabilmente no, e quindi per quale motivo avrei dovuto perdermi questa fresca uscita estiva rispondente al nome di Shark Bait???

Approfittando quindi del primo giorno di pioggia delle vacanze, ecco servita questa prelibatezza sfornata dal regista James Nunn, (di cui non ho mai sentito notizia alcuna e credo che continuerò su questa strada pure in futuro), vista totalmente a scatola chiusa senza aver cercato nessuna informazione. Manco se si trattasse di un trash, o di una roba seria, d’altronde basta uno “Shark” nel titolo e vien facile azionare il play.

Brevemente la trama. Il solito gruppo di ragazzi coglioni, che qui ridisegnano proprio il concetto di essere coglioni da quanto lo sono, dopo aver bevuto assai durante una festa, rubano un paio di moto d’acqua con lo scopo di cercare quelle emozioni che l’abuso alcoolico richiedeva. Per loro sfortuna troveranno invece solo un inevitabile incidente ed uno squalo famelico pronto ad aspettarli.


L’inizio della fine non è neppure così malaccio, con l’immagine della gamba massacrata che è piuttosto efficace e che infonde qualche flebile speranza di ritrovarsi dinanzi ad un prodotto quantomeno presentabile. Ma i telefoni che non prendono a 10 minuti dalla costa e gli “andrà tutto bene” ecco che fanno subito riprecipitare il prodotto nel calderone della mediocrità.


Per chi ha avuto la sfortuna di vederlo (e ve lo dice uno che lo guarda sempre la notte precedente alla prima sciata dell’anno), ricorda molto Frozen, seppur con le dovute diversità di ambientazione e minaccia. Per il resto ritroviamo esattamente le stesse dinamiche, coi rapporti tesi tra i ragazzi ad amplificare l’intrappolamento degli stessi in un ambiente ostile, e i tentativi quasi impossibili di scappare che vengono immediatamente smorzati dalla voracità del predatore di turno. Anche qui non mancano poi sequenze a dir poco stonate come il caso del ragazzo nero che un minuto prima era mezzo morto svenuto e un minuto dopo si lancia in mare manco fosse il miglior Michael Phelps.

Il film si mantiene poi sugli standard di un classico survival, ma in realtà si vedono più drammi personali che squalo per tutta la prima parte. E quando il selace fa la sua comparsa, diciamo che definirlo goffo appare quasi un complimento, anche per colpa di effetti non esattamente all’altezza. Per fortuna dopo circa un’ora la bestia si sveglia e ci regala il minimo di sangue sindacale per un lavoro del genere, ma oggettivamente non basta.


Tra il gruppo di diversamente intelligenti invece, l’unica che prova, con fortune alterne, a tenere in piedi la baracca (sia dal punto di vista narrativo che recitativo) è la povera Holly Earl, che in realtà manco ci voleva essere lì, un classico del settore. Ma quando la si vede affrontare lo squalo armata di coltello, il ricordo al tizio che spara con la pistolina a fulminanti ai Mega Piranha è immediato. Per non parlare subito dopo, del momento in cui si trasforma nel maggior esperto di motori marini, spostando definitivamente il giudizio sul NO.

C’è da dire però che la scena finale, con l’inseguimento mozzafiato, risulta molto piacevole e carica di tensione, grazie anche ad una ripresa ben eseguita, ma purtroppo in questo genere di film non gradisco mai l’happy ending così scontato.

Visto al mare durante un temporale, ma forse era meglio fare il bagno in mezzo ai fulmini ed essere divorato da uno squalo.

Giudizio complessivo: 4.5

Enjoy,



Trailer



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