Candyman


Regia: Bernard Rose
RECENSIONE

Vecchio classicone di inizio anni ’90 ispirato al racconto The Forbidden di Clive Barker (lunga vita a lui), che si fa sempre rivedere con estremo piacere e che può essere considerato un vero e proprio cult horror che gli appassionati del genere non si dovrebbero essere fatti sfuggire (e in caso contrario, rimediate quanto prima!).

L’ambientazione è quella classica del periodo, così come lo stile, e il film si rifà al concetto delle cosiddette leggende metropolitane, anticipando tutta quella serie di cagate che sono state prodotte successivamente sul tema. E tra l’altro, sempre che non dimentico qualcuno, direi che si tratta anche di uno dei pochi, se non l’unico, film valido della serie” XXXX-Man” (basti pensare ai fallimentari Bye Bye Man, Midnight Man, Slender Man giusto per citarne alcuni recenti che solo al pensiero mi fanno venire l’orticaria). 

Le musiche classicheggianti e coinvolgenti firmate da Philip Glass, oltre ad essere un contorno perfetto per l’occasione, accompagnano sapientemente la venuta del protagonista indiscusso della vicenda, quel Candyman che, se invocato per 5 volte davanti ad uno specchio, ti renderà ricco, bello e famoso in eterno (provateci se non ci credete, con me ha funzionato alla grande). 


Tony Todd se la cava più che dignitosamente a calarsi nei panni del personaggio che, ad una prima occhiata, sembrerebbe un tranquillo signore di colore totalmente innocuo. E non è un caso che Candyman venga raffigurato proprio come un uomo di colore, perché il regista, tale Bernard Rose, riesce a mescolare con buon successo tratti caratteristici dell’horror-splatter e messaggi di denuncia sociale per nulla velati e che vedono appunto razzismo e discriminazione come argomenti principali della faccenda. E in tutto questo, anche la scelta del fatiscente ghetto del Cabrini Green di Chicago come location principale, contribuisce ad amplificare quell’atmosfera sporca e decadente che ci accompagna durante tutta la visione.


La storia si mantiene poi sempre piuttosto interessante, non presenta buchi di sceneggiatura e costringe lo spettatore a restare vigile, grazie anche ad alcune scene che ben giustificano l’appartenenza del film al genere horror. Considerato poi che si parla di quasi 30 anni fa, troviamo effetti più che dignitosi che contribuiscono ad alimentare il livello di violenza presente.

Il finale, dannatamente apprezzabile, chiude perfettamente un film che, a mio avviso, risulta essere troppo snobbato. Spesso infatti quando si parla di horror-slasher anni ’80 e ’90, si citano sempre altri titoli, scordandosi troppe volte questo piccolo gioiellino che, per quanto mi riguarda, non ha nulla a che invidiare ai capisaldi del genere.


Cercando di sfruttare il successo di questo lavoro, sono stati poi girati due sequel, il primo discreto e il secondo da dimenticare, ma se proprio siete affezionati al prodotto un’occhiata potete pure darcela.

Giudizio complessivo: 8
Enjoy,



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