Bad Biology


Regia: Frank Henelotter


Correva l’anno 2008.

E finalmente dopo quasi 20 anni di silenzio totale, Frank Henenlotter torna a dar segnali di vita, per la soddisfazione dei suoi fan più incalliti e per la disperazione dei moralisti più bigotti, che dopo la visione di questo film rischiano di doversi cavare gli occhi, farseli attaccare nuovamente e poi ricavarseli di nuovo, giusto per essere certi di non incorrere in futuro nella visione di qualcosa di simile.

Vent’anni (18 per la precisione) sono molti e chiaramente ci si chiede, dopo aver partorito storie discretamente bizzarre come i vari Basket Case e Brian Damage (potete applaudire prego), cosa possa aver studiato in tutto questo tempo, in modo da poter stupire ancora una volta uno spettatore che nel mentre di robe strane ne ha viste passare parecchie.

Ma l’incontro tra un super cazzone che gode di vita propria e sguscia via in continuazione alla ricerca di qualche donzella da far godere e una tizia con 7 clitoridi che, alla fine di ogni rapporto, subisce orgasmi a dir poco memorabili, culminanti con il parto di strani mostriciattoli urlanti, giuro che mi mancava e sono felice che, dopo la prima visione di molti anni fa e dopo quella più recente, finalmente con sottotitoli che mi hanno fatto apprezzare maggiormente la serie di volgarità che vengono sparate, ora non mi manca più. 


Lo stile del caro vecchio Frank c’è tutto, scorretto fino al midollo, con effettacci artigianali di bassa lega che lo rendono un prodotto genuino, quasi casalingo ed amatoriale se vogliamo, ma non per questo povero di quel fascino perverso di cui si va in cerca nel momento in cui si preme Play.

Le trovate bizzarre ovviamente non si contano (ma come ti viene in mente il servizio fotografico con le ragazze munite di vagino-maschera?), così come tutta una sfilza di scene che è impossibile ricordare e citare per intero.

Intanto vabbè il 72% della durata del film è occupato da tette, il che non guasta mai, accompagnato da una serie di rapporti sessuali più o meno umani e di orgasmi furiosi, che non si son visti neppure in tutta l’intera collezione di Brazzers, dove ovviamente mancano pure le meravigliose riprese “dall’interno”.


La protagonista diciamo che si cala bene nella parte (non so come faccia a restare seria) e, in confronto a lei, la Joe vista in Nymphomaniac non è altro che una dilettante. Oltre ad alcune sequenze memorabili (vedasi per esempio respirazione bocca a cazz..ehm a bocca volevo dire, seguita da massaggio cardiaco al membro ormai stremato dal tour de force finale), si rende pure protagonista di alcune perle di saggezza del calibro di “La vagina non è disgustosa, è un’opera d’arte”, sulla quale ovviamente non le si può dare torto.


Il co-protagonista fa anche lui la sua parte, rendendosi partecipe di una goffa e divertente lotta contro il suo amichetto imbizzarrito che, come detto prima, raggiunge il massimo splendore quando decide di abbandonare il padrone per andare alla ricerca della patata perduta (e onestamente cerca pure bene direi nel complesso), sfondando mura e pavimenti come se per un attimo fosse diventato il protagonista di Tetsuo The Iron Man.


L’attesa per capire cosa possa accadere a seguito di un loro incontro è chiaramente il filo conduttore di tutto il film e culmina con il prevedibile, ma sempre poetico finale.

Ora, leggendo queste poche righe, sembrerebbe di trovarsi di fronte ad un capolavoro, cosa che ovviamente non è, dal momento che la ripetitività di molte situazioni e la banalità di altre, a volte lo fanno ricadere in un grottesco non voluto che rischia di andare fuori tema ma, nel complesso, per gli appassionati del genere e soprattutto del regista in questione, non posso che consigliare la visione di questo piccolo gioiellino.

Giudizio complessivo: 7.5.
Enjoy,


Luca Rait



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