Quartet



Regia: Dustin Hoffman


Trama iniziale

Ci troviamo in una villa nobiliare nella placida campagna inglese, in una casa di riposo molto particolare, così come i suoi ospiti. La Beecham House infatti si occupa di dare alloggio e fornire un buen ritiro a degli ex musicisti e cantanti d'opera. Così la vecchiaia incede al ritmo di Vivaldi, Verdi e chi più ne ha più ne metta. Come ogni anno giunge il periodo in cui ci si adopera per organizzare una serata di gala, in cui si esibiscono i migliori talenti e al contempo si raccolgono fondi al mantenimento della stessa struttura. Si pone così la questione di che cosa presentare per richiamare più pubblico possibile.

Nel frattempo facciamo la conoscenza degli usi e costumi degli ospiti, e di tre in particolare: Wilf è un mascalzone che, nonostante l'età ormai avanzata, non perde occasione per corteggiare la giovane e avvenente dottoressa che amministra la casa; Reginald, suo amico di lunghissima data, tiene dei corsi di musica e di storia della stessa a dei giovani allievi che vengono da lui a imparare (forse costretti?); Cissy è colei che più si adopera nell'organizzazione della serata e, nonostante la buonissima volontà, deve però fare i conti con una demenza senile sempre più pronunciata che la porta spesso a dimenticare cose importanti o a immaginare di essere in periodi ormai passati.

E proprio al passato fa riferimento un nuovo acquisto per la casa di riposo: fa signorilmente la sua comparsa una misteriosa figura, la signora Jean Horton, accolta con calore da Cissy e Wilf, ma invisa per qualche strano motivo a Reginald. Si scoprirà poi che insieme per un certo periodo hanno formato un quartetto canoro e che una loro ricomparsa sulla scena rianimerebbe gli animi di tutti i presenti e di molti altri...


Recensione critica

Dopo anni di onoratissima carriera come attore, anche Dustin Hoffman si è cimentato nel mondo cinematografico dietro la macchina da presa: Quertet rappresenta infatti il suo primo lavoro come regista. E, visto il ragguardevole risultato, non si direbbe affatto. Anzi, sembra più l'opera di un navigato del mestiere, magari sulla via del tramonto. Sì, perché i temi trattati sono stati affiancati da una narrazione da parte mia piacevolissima.

Nel cast ritroviamo una sfilza di bestie sacre dell'Olimpo britannico, tra cui spiccano Maggie Smith e Michael Gambon, giunti alla loro ottava collaborazione dopo i 5 Harry Potter (lei la prof. McGranit e lui il 'secondo' Silente), Gosford Park e prima ancora Otello.

Mai ti risulterà pesante il fatto di trovarti in una casa per anziani, vedi quasi solo il lato positivo della vecchiaia: tempo libero a volontà, passeggiate, chiacchierate con gli amici, e così via. Anche vero che si deve fare cenno anche ai problemi che questa comporta, come gli acciacchi e la malattia, ma vengono superati subito con grande slancio e positività. Manco fosse necessario sottolinearlo, le musiche allietano il raffinato spettatore dall'inizio alla fine.

Grande merito di questa buona riuscita va anche alla fotografia: luminosissima, sembra impossibile che sia ambientato in Gran Bretagna, e forse l'intento è stato proprio quello di ricostruire un non-luogo pre-morte dove ricucire i propri peccati. Con questa chiave di lettura, potrei tranquillamente dare un 9 e finire qui la recensione, tuttavia rimane solo una mia idea non suffragata da nessun elemento presente nel film. Il finale conclude in gloria un film che pecca soltanto di una trama alla fin fine inconsistente.


Consigliatissimo ai nostalgici appassionati di opera classica, che vogliano rievocar
e valori e un ambiente del passato; sconsigliato a chi rifugge il tema dell'invecchiamento, sicuramente troverà di meglio con cui intrattenersi 


Giudizio complessivo: 7.5

Buona visione e alla prossima,

Bikefriendly




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