La Vera Storia del Dottor Jekyll: La Recensione del Film



Regia: Stephen Weeks


L’Algoritmo (buono) vede, l’Algoritmo (cattivo) sa: totale due Algoritmi ci fanno trovare a tradimento su Netflix, il gemello buono – e in lingua – di I, Monster, da noi sdoppiato e vandalizzato nei cinema d’allora nella versione malvagia di La vera storia del Dottor Jekyll, ennesimo adattamento sulla storia bifamiliare più famosa della letteratura horror: Cip & Ciop. No, scusate volevo dire Jekyll & Hyde.

Il romanzo - la versione buona, visto che la prima (oscura) stesura è stata bruciata dallo stesso autore - Lo Strano caso del Dr Jekyll & Mr. Hyde, per quei quattro sassi che non lo conoscono, è scritto da Robert Louis Stevenson e racconta la storia dell’onesto, morigerato e barbagianni dottor Henry Jekyll, che nel tentativo di separare il bene dal male nell’animo umano, crea una pozione che lo trasforma in Edward Hyde, la sua parte malvagia, che se ne va a scorrazzare per la città, dandosi alla pazza gioia.

Nell’Ottocento, la rivelazione sulla dualità del protagonista poteva essere una vera sorpresa, ma negli anni Settanta ormai lo sanno anche i sassi, grazie anche ad una pila di film sull’argomento. Così l’Amicus vuole dimostrare alla rivale Hammer che lei non è buona solo a cucinare horror ad episodi, ma anche a produrre lungometraggi da brivido e punta proprio sul Dottore e il suo Socio Occulto. Anche perché diciamolo, la Hammer ha sicuramente rinverdito Dracula, Frankenstein, la Mummia e mostriciattoli vari, ma il suo Jekyll - Il Mostro di Londra – è un filmetto legnoso. Farà di meglio cambiando mister Hyde in Sister Hyde, nel brillante Barbara, il Mostro di Londra  ma sarà dopo questo I, Monster.


Il Dottor Blake (Ma non era Jekyll? Christopher Lee), un po’ scienziato, un po’ psichiatra freudiano è alla ricerca di un siero che separi il bene dal male. Dopo aver testato un suo preparato prima su un paziente e poi aver “coglionato” la fidanzata propinandole un palliativo che la facesse sentire “libera” decide di provare il farmaco su sé stesso. Quindi vai di pera in vena con boccetta nera, ed ecco che Blake diventa Marlowe (e Hyde? Boh!), che dopo aver assunto l’antidoto in boccetta bianca, ritorna Blake (ma non Jekyll; strano caso). Ovviamente testerà il farmaco un po’ di volte e Marlowe, da birichinate, passerà ai crimini, attirando l’attenzione dell’amico e avvocato Hutterson (Peter Cushing). E ovviamente gli effetti del siero diventeranno più rapidi ogni volta…


Il tandem Lee-Cushing ci regala un altro capitolo insieme, per la nostra gioia sotto l’insegna della Amicus. Come horror funziona bene seguendo abbastanza fedelmente la storia originale, ma giocando a carte scoperte fin da subito sul duo Blake/Marlowe. Anzi, aggiunge un tocco personale rendendo Marlowe più mostruoso e animalesco dopo ogni pera, con il quale Lee omaggia – almeno nelle prime scene, quando è solo sogghignante – il suo idolo d’infanzia Conrad Veidt in L’Uomo che Ride.

Cushing come Hutterson è più un paladino del bene che l’amico ambiguo del romanzo, ma probabilmente l’attore non era più di tanto interessato ad apportare modifiche, preso com’era dall’aggravarsi delle condizioni di salute dell’adorata moglie Helen


Stephen Weeks è al suo primo film, raccomandato da Lee, in quanto altri registi avevano dato forfait al produttore Subotsky che voleva realizzare un Jekyll in 3D, scelta che è rimasta in alcune inquadrature bizzarre.

Tutto il film è pervaso dal tema del doppio, dal vaso con la creaturina bicefala, al contrasto buono/cattivo Lee-Cushing. Ma è da vedere in lingua originale e diffidare della versione italiana che pare essere riscritta e integrata con inserti spuri perché…Boh! Misteri della distribuzione italiana; anche se il vero mistero resta il cambio dei nomi Jekyll/Hyde in Blake/Marlowe, lasciando gli altri personaggi coi loro nomi. Non volevano pagare i diritti? Oppure volevano creare una original version a cui Stevenson si sarebbe ispirato? Anche Christopher Lee lo chiese al produttore, ma non ebbe risposta.

Misteri che sono realtà. Realtà misteriose. Solo l’Algoritmo sa se sono buone o cattive.

Buona (e perfida) visione.



Trailer



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