The Watcher: La Recensione della Serie TV



Regia: Ryan Murphy e Ian Brennan


Trama


La famiglia Brannock acquista la casa dei propri sogni in una splendida zona residenziale del New Jersey, lontano dal degrado di New York.

Ma ben presto si rendono conto che il nuovo quartiere è tutt'altro che accogliente ed il vicinato piuttosto ostile. Ma le cose si fanno più minacciose con l'arrivo della prima lettera da qualcuno che, nel dargli il benvenuto nel nuovo quartiere, sottolinea che non smetterà di osservarli. Sarà l'inizio di un incubo...


Recensione


La nuova serie di Ryan Murphy, The Watcher, è tratta da una storia vera raccontata in un articolo del New York Magazine e presenta tutti gli elementi del più classico horror/thriller: un feroce assassino da smascherare o una casa infestata luogo di sacrifici umani e riti di sangue. Ma il re dell’horror non si limita a questo nella narrazione e si spinge oltre. Infatti dopo un incipit nello stile più classico del genere in cui ombre misteriose si aggirano per casa, una musica proviene inspiegabilmente dagli interfoni e il montavivande recapita strani messaggi, The Watcher diventa qualcos’altro.


Piano piano gli eventi inspiegabili trovano una spiegazione e le lettere dell’Osservatore diventano il mezzo per indagare le dinamiche dei rapporti personali, mettendo in luce debolezze e inclinazioni dei personaggi, che incarnano un ventaglio variopinto di caratteristiche umane. Abbiamo i vicini ostili e conservatori, capeggiati dall’inquietante personaggio di Mia Farrow, restii a qualsiasi cambiamento, intolleranti nei confronti di qualsivoglia novità, così offuscati da preconcetti infondati da non dare neppure la possibilità ai nuovi vicini di farsi conoscere.

E poi, ancora più interessante, è la rappresentazione del protagonista maschile, simbolo dell’importanza dell’apparenza e del peso delle aspettative. Così dal personaggio di Bobby Cannavale emerge il bisogno di possedere e mostrare, anzi dimostrare, il proprio valore commisurandolo con la quantità di cose possedute, e la vergogna che ne deriva quando tutto ciò viene meno.

Ryan Murphy racconta solo inizialmente un fatto di cronaca, per aprire successivamente una serie di piste e storie parallele che non fanno che sottolineare le debolezze e le fissazioni dei protagonisti. Così ognuno può sembrare l’Osservatore, e lo spettatore elabora le sue teorie a piacimento. In quest’ottica il finale, così ferocemente contestato, è la conclusione perfetta di una storia che non è un thriller/horror, ma un viaggio nelle ossessioni dell’essere umano, nel suo bisogno di “mostrarsi” e allo stesso tempo nella paura di “essere visto” realmente.

Giudizio complessivo: 7

Buona visione,



Trailer



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