The Bear: La Recensione della Serie TV



Ideatore: Christopher Storer


Trama


Carmy è un talentuoso chef proveniente dal mondo della ristorazione, che torna a casa a Chicago per gestire la paninoteca di famiglia, dopo uno straziante lutto.

In un mondo lontano da quello a cui era abituato, Carmy deve affrontare la dura realtà della gestione di una piccola impresa sull'orlo del fallimento, con il personale di cucina riluttante al cambiamento, e dei difficili rapporti familiari da gestire. Il tutto elaborando il lutto per il suicidio del fratello.


Recensione


The Bear parla di rapporti familiari all’interno di una cucina. Ma dimenticatevi i piatti raffinati, le tovaglie candide e i nomi ricercati a cui siamo abituati quando si parla dell’arte culinaria: qui viene raccontata la vita vera dietro il bancone, lo stress, la precarietà, il sudore, la fatica.


La trama di The Bear è semplice: il protagonista Carmy è uno chef stellato che, dopo aver raggiunto le vette più alte della sua carriera, si ritrova a mandare avanti il ristorante di famiglia, lasciatogli da suo fratello maggiore, morto suicida. Dalle stelle alle stalle è il caso di dire, visto che suddetto ristorante, una paninoteca dalla clientela non ricercata, non naviga in buone acque: tra debiti e una cattiva gestione Carmy cerca di risollevare le sorti del locale portando la sua esperienza e incontrando un’apparente ingiustificata resistenza da parte di dipendenti e familiari che lavorano con lui.

E’ una storia “di cucina” e gran parte delle scene sono ambientate proprio negli angusti spazi di lavoro del ristorante, ma non si parla di cucina, almeno non in modo diretto. E’ una storia di rapporti familiari logorati dalla lontananza e dal risentimento, di elaborazione del lutto, di contrasti mai appianati che portano con sè rimorsi e rimpianti. E’ una storia di memoria e di famiglia, di cui il ristorante è il simbolo; ricordi e nostalgia di un passato scomparso, di cui ultimo baluardo è proprio quel sandwich-shop sgangherato e sull’orlo del fallimento.


Il modo in cui viene raccontato questo dramma familiare è l’elemento caratterizzante della serie: il montaggio frenetico, la regia dinamica scandiscono il ritmo della storia che trasmette tutta l’ansia e lo stress di una giornata lavorativa in cucina. Una colonna sonora poco presente e sequenze scandite dai rumori dei fornelli, dagli ordini delle comande, dai corpi che si urtano.

Un prodotto originale. Ben scritto e ben interpretato in cui il protagonista Jeremy White (già visto in Shameless), figo quanto basta da non sembrare troppo stronzo anche quando lo è, riesce a rendere un personaggio spigoloso, introverso e pieno di contrasti.

Mi è piaciuta molto questa serie e voi l’avete vista? Che ne pensate?

Giudizio complessivo: 7.5

Buona visione,



Trailer



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