The Lighthouse


Regia: Robert Eggers

RECENSIONE

Bad luck to kill a seabird

Nel 1798 è Samuel Taylor Coleridge, nella sua ballata più famosa, dal titolo The Rime of the Ancient Mariner a raccontare di marinai le gesta, e della oscura maledizione che insegue chi si macchia dell’uccisione di un albatro.

Certo, le similitudini con The Lighthouse sono minime. Anzi, persino la figura dell’albatro, già protagonista anche di una conosciuta poesia di Baudelaire, è assente nell’opera di Eggers.

Robert ha infatti già dimostrato che, più che essere interessato alla poesia settecento-ottocentesca, è dannatamente affascinato da ciò che giace dietro alle opere sopra citate.

Già guardando al passato (The VVitch) e al futuro (The Northman), è chiaro che il regista statunitense sia molto più interessato alla ossessiva ricerca di scenari sempre più arcaici, nei quali il confine tra uomo e natura è labile, e nel quale credenze, leggende, usanze e miti dettano più legge della stessa legge degli uomini.


Sia in The VVitch che in The Lighthouse quindi, Eggers si immedesima nel ruolo di storico. Senza neanche fare troppe ricerche è infatti palese che di leggende e miti, la seconda opera del mio amato Roberto, ne tocca tantissimi.

La più evidente, è sempre fulcro principale della storia, mi riporta a Coleridge e a come ho iniziato la recensione. Uccidere un uccello, che esso sia un albatro o un gabbiano, significa essere automaticamente gli obiettivi di una maledizione.

E sia nel caso di Coleridge che in quello di Eggers, si arriva all’affronto verso l’antico e senza nome Dio del Mare, di punto in bianco.

Per The Rime of the Ancient Mariner non c’è mai un perché, mentre in The Lighthouse forse una spiegazione c’è, ma la tempesta fuori è troppo assordante ed è difficile capire.

In fondo, The Lighthouse è forse una delle poche vera opere ad utilizzare la confusione più totale e la completa mancanza di punti di riferimento a suo vantaggio. Ephraim Winslow sta impazzendo per via della sua reclusione forzata, o era già pazzo prima del suo arrivo al faro? Si sta immaginando tutto o le leggende marinare sono vere? Thomas Wake è frutto della sua fantasia o è sul serio pazzo quanto lui?


E infine, se è tutto un costrutto dell’immaginazione di uno dei due... chi è che sta sognando?

The Lighthouse è quindi, come ho detto per altri film prima di questo, quello che per me è la definizione assoluta di cinema. È grandioso, e un picco altissimo per quello che (no Aster, no Peele) a mani basse, è il miglior regista horror degli ultimi 5 anni. Arte è la fotografia, superiore di gran lunga a quella già eccezionale di Midsommar. Arte sono le interpretazioni di Dafoe e Pattinson (davvero sorpreso che siano riusciti a sopravvivere alla produzione del film). Arte è la colonna sonora. Arte è l’atmosfera che Eggers riesce SEMPRE a creare, e a mantenere per quasi 2 ore piene.

Non so se si è capito, ma sono ancora fottutamente esaltato. Miglior film horror del 2019 prima della visione, miglior film horror del 2019 dopo la visione.

Lunga vita a Robert Eggers, che quest’anno frega anche il primo posto in classifica a Sion Sono, molto probabilmente. E se questo non è amore…

Buona visione,


Trailer


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