La Chiesa (The Church)


Regia: Michele Soavi

La Chiesa è un piccolo cult che incarna alla perfezione l’immaginario e le suggestioni del filone dell’horror/fantastico all’italiana. 

Il film è del 1989 e si colloca sul viale del tramonto del genere nostrano. Proprio per questo ne diviene una metabolizzazione, il cui risultato talvolta fa sorridere, talvolta affascina e suggestiona. 

Il fantastico all’italiana è l’evoluzione del genere giallo anni 60, poi diveuto thrilling nei 70 fino ad approdare al sovrannaturale degli anni 80 di cui La Chiesa fa parte. 

Nei due precedenti decenni si rappresentavano storie di assassini che commettevano delitti efferati, si metteva in scena la violenza umana, si scavava la psiche dell’assassino tramite l’uso della soggettiva. Tutto questo scompare negli anni 80.

Il male non è più umano, tantomeno terreno, ma piuttosto sovrannaturale. È psichico in Phenomena, demoniaco in Demoni e Demoni 2, ectoplasmatico in Paganini Horror e via dicendo. 

In La Chiesa la rappresentazione del male è mistica e visionaria, proprio come le storie narrate nei Vangeli e nella Bibbia, colme di resurrezioni, morti atroci, persecuzioni e apocalissi divine. 

Questa in breve la trama: nel medioevo un gruppo di cavalieri teutonici scopre un villaggio di streghe. Dopo averlo bruciato e sterminato gli abitanti seppelliscono le carcasse in una fossa comune sulla quale verrà costruita una chiesa. Germania, 1989. Il bibliotecario Ewald e la restauratrice Lisa lavorano nella suddetta chiesa. Inavvertitamente la croce posta a sigillo della fossa viene rimossa e le forze del male liberate. La chiesa diverrà una fortezza senza via di fuga che imprigiona Ewald, Lisa, il sacrestano e la figlia Lotte e come se non bastasse una scolaresca in visita e l’intera troupe di un servizio fotografico. Naturalmente l’orrore si scatenerà all’interno della cattedrale… 

C’è da dire che Michele Soavi non è un dilettante, è entrato nel mondo del cinema collaborando con Joe D’Amato, poi aiuto regista di Lamberto Bava e Dario Argento, conosce bene i generi e porta con sè l’impatto visionario dei suoi maestri. 

Molte scene del film sono epiche e d’effetto. Su tutte la sequenza d’apertura, quella dell’assedio al villaggio e dello sterminio. Lo spettatore vive il panico e la follia dilaganti accompagnato dalla musica elettronica dei Goblin, una visione allucinante e allucinatoria di grande impatto.


Man mano che il film avanza il male liberato diviene sempre più forte, acquisisce potere, offrendo orripilanti visioni, facendo emergere demoni con teste di bisonte, rendendo i personaggi efferati assassini e chi più ne ha ne metta, siamo davvero in un girone dantesco. 

Ma non temete, tutta questa visionarietà è ben condita da un umorismo a tratti involontario, tipico dei b-movie, dove un po' si gode quando ai personaggi succedono cose orribili in un crescendo di gore e splatter

Scorre molto sangue nei 102 minuti di film, abbondano le viscere aperte e le morti più assurde sono ben miscelate ai personaggi stereotipati e ad una recitazione sopra le righe. 

Gente che si apre il torace e si strappa via il cuore, la clamorosa scena di Ewald che scrive 666 a manetta citando Shining, Lisa che si fa cavalcare da un demone con il corpo di un culturista e ancora Lisa che a seguito di un rocambolesco inseguimento sfonda la vetrata di una finestra omaggiando Indiana Jones. 


Soavi ce la mette tutta e più che altro ci mette di tutto…dalle citazioni bibliche alle suggestioni pittoriche di Hieronymus Bosch, le musiche di Philipp Glass e dei Goblin, una certa connotazione epica, un pizzico di visionarietà gotica e per non farsi mancare nulla citazioni lontane e vicine ma, attenzione! attenzione! anche profezie…

Infatti tra tante scene cult risulta stupefacente quella in cui una giovanissima Asia Argento è vittima di un assalto sessuale… che dire datato ma anche anticipatore suo malgrado.


Scherzi a parte Michele Soavi rimane un professionista del genere, uno che azzarda e che magari esagera ma che sa quello che fa. 

Soavi é stato l’ultimo rappresentante di un genere di cinema che non c’è più, lo ha fatto con impegno, dignità e umorismo e per questo lo stimiamo. 

È stato uno che ha saputo reinventarsi (al contrario del maestro Argento) realizzando documentari e fiction, è un artigiano che il cinema lo conosce e lo ama. 

Se eravate bambini negli anni 80 ed eravate di quelli che si suggestionavano guardando Demoni, Opera o Poltergeist e che allo stesso tempo ne erano irresistibilmente attratti, sicuramente apprezzerete e sorriderete nostalgici della odierna ingenuità di alcune scene…

Giudizio complessivo: 6/7
Enjoy,





Trailer



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