The Land Of Hope


Regia: Sion Sono


Anno 2011. Una serie di terremoti e maremoti provoca quattro esplosioni nella centrale atomica di Fukushima, causando una massiva fuga di radiazioni e lasciando una cicatrice indelebile nel cuore del Giappone.

Sion Sono prende coraggiosamente questo senso di distruzione e abbandono e ne crea un film potente, imponente e molto intimo.

La storia è ambientata proprio un paio d'anni dal disastro e ci troviamo nella fittizia Nagashima, un'altra città dotata di centrale nucleare che, come nel 2011, viene danneggiata da un terremoto. Da questo punto seguiremo la vita di tre coppie: gli anziani Yashuiko e Chieko; il loro figlio e sua moglie Yoichi e Izumi; il figlio dei loro vicini con la fidanzata.


Queste tre storie ci danno un'idea di come il cinema del regista si sia evoluto da pellicole estroverse ed eccessive ad estremamente intime e riflessive, mature e rispettose delle tradizioni nipponiche. Fulcro della pellicola è la famiglia, vista come elemento attorno al quale deve ruotare la vita di ciascuno, anche durante la tragedia più triste. Accanto al senso di appartentenza c'è l'amore, in grado di dare speranza anche a storie destinate a finire tragicamente. Esemplare il rapporto tra l'anziano capofamiglia Yashuiko e la moglie Chieko, affetta da una malattia mentale non meglio specificata che la fa comportare come una bambina...


Da qui ci sarà qualche SPOILER

...La scelta di Yashuiko di non evacuare ma di restare nella loro casa per non creare scompensi ulteriori alla moglie è toccante; lui sapeva benissimo che era una zona assolutamente pericolosa e che questo li avrebbe condotti a morte certa, ma per amore della moglie ha preferito vivere in serenità questi giorni piuttosto che fuggire e provocare il tracollo mentale della consorte. Interessante anche il rapporto comprensivo e protettivo di Yoichi nei confronti della moglie Izumi che, anche dopo essersi trasferiti da Nagashima, è convinta di essere circondata da radiazioni (cosa in effetti vera) che possono danneggiare il futuro nascituro, così da vivere in una casa totalmente avvolta da teli in plastica e girare in città con tute anti radiazioni, divenendo presto radiofobica. Questo li renderà pazzi agli occhi della gente ma l'amore gli darà la forza necessaria per supportarsi a vicenda.


Questa scelta di ritrarre il senso protettivo dell'uomo nei confronti della moglie penso sia davvero importante, specialmente se consideriamo che il film è nipponico, proveniente quindi da una terra nella quale la società e perlopiù fallocentrica e nella quale il ruolo della donna è spesso e purtroppo marginale rispetto a quello dell'uomo. In questa pellicola si cerca proprio di andare a ribaltare questa tradizione e di promuovere una politica di rispetto reciproco e parità.

Altra tematica importante, oltre al quella scontata legata alla pericolosità delle centrali nucleari, è quella della sfiducia nelle autorità. Il vero nemico del film, accanto alle radiazioni, è infatti il Governo, ritenuto responsabile in primis dell'accaduto e considerato menzognero riguardo ai reali pericoli causati dall'esplosione della centrale. Più volte i personaggi si riterranno presi in giro e abbindolati da uomini in giacca e cravatta che si limitano a parlare davanti ad una telecamera, senza realmente comprendere quale sia la condizione di vita di chi, come loro, ha perso tutto e rischia seri problemi di salute a causa dell'esposizione a materiali radioattivi.


Accanto al Governo però, Sono punta il dito anche contro la faccia opposta della medaglia, ovvero il popolo, specie quello bigotto e stupido. Se la prende con coloro che riescono addirittura a fregarsene degli avvisi di emergenza e che continuano egoisticamente a condurre la propria vita indisturbatamente, come se la centrale non fosse mai esplosa e non ci fosse il minimo rischio di morire per le radiazioni. Se la ferocia del Governo traspare soprattutto dalle parole del vissuto capofamiglia, quelle di disprezzo per il popolo stolto provengono dal figlio che, preoccupato per la salute della moglie, si domanda come la gente riesca a dormire sogni sereni pur sapendo il pericolo che sta correndo.

FINE SPOILER


Per rendere tutte queste tematiche coerenti con quello che guardiamo, Sono dipinge il tutto con colori freddi, tinte pastello desaturate che in alcuni tratti assumono tonalità che vanno dal bianco e nero al seppia, colori tenui come la fiducia che i protagonisti hanno verso una nuova Terra della Speranza. Anche le riprese della città nuclearizzata sono fenomenali, mostrando interi villaggi abbandonati e gelidi che si mescolano con il freddo inverno ed il blu profondo dell'oceano, il tutto accompagnato da brani eseguiti con pianoforte e violino, a dare un tocco poetico in più che non guasta affatto.


Insomma, un film come si deve, un cambio di direzione per il cineasta giapponese che si dimostra, ancora una volta, una delle menti più prolifiche dell'odierno panorama cinematografico. Consigliatisimo a tutti.


Giudizio complessivo: 9.6
Buona Visione,




Stefano Gandelli








Trailer





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