Blade Runner 2049


Regia: Dennis Villneuve

Dopo 35 anni arriva il sequel che tutti i fan della fantascienza stavano aspettando e, allo stesso tempo, temendo, ovvero Blade Runner 2049.

Nel lontano 1982 il primo capitolo rivoluzionò un'intera generazione di cinema fantascientifico; come Kubrick e Fritz Lang (Metropolis), Ridley Scott (reduce dal successo di Alien), mostra al pubblico come la fantascienza possa essere utilizzata per scopi ben più importanti e profondi, riuscendo addirittura ad avvicinarla alla filosofia. 

Un film che stimolò la mente degli spettatori e che ispirò numerosi film negli anni successivi. 


Con questo sequel Dennis Villeneuve riesce a cogliere, con grande maestria, lo spirito, il tono e l'atmosfera del suo predecessore, realizzando un seguito all'altezza se non addirittura superiore. 

Naturalmente le domande che questo film si pone sono molto diverse perché figlio di un'epoca del tutto diversa che si affaccia a dei problemi purtroppo sempre più reali e vicini. 

Villeneuve, ormai uno dei più promettenti registi degli ultimi anni, realizza un blockbuster come se fosse cinema d'autore, ovvero ciò che aveva già più o meno fatto con Arrival, rendendolo, sì sensazionale ma anche molto intimo e profondo. 


La sua regia è un mix perfettamente equilibrato tra virtuosismi esaltazionisti e inquadrature controllate, calme e precise. 

Un film assolutamente non per tutti, molto lento, pesante, pacato, durante il quale è necessaria un'attenzione elevata, il film spinge lo spettatore a pensare continuamente e a riflettere su ciò che sta guardando e ascoltando.

Da amante dell’estetica e dell’arte sono rimasto a bocca aperta di fronte alla mostruosa componente artistica, per la quale è stato inevitabile molto tempo e denaro. Sicuramente ci hanno lavorato davvero moltissimo e con tanta ma tanta passione.


Al mondo non esistono abbastanza cornici per poter inquadrare tutte le meravigliose immagini che Dennis Villeneuve è riuscito a catturare con la cinepresa e che Roger Deakins ha poi colorato con la sua impeccabile fotografia. È infatti un film che tiene particolarmente alle immagini e alle sensazioni che scaturiscono a causa di esse.

Dopo tutto questo lavoro per quanto riguarda l'impatto visivo, mi sarei dunque aspettato una cura leggermente migliore per una sceneggiatura che, per quanto ottima, non risulta all'altezza di tutto il resto; avrei preferito una trama più accattivante e dei dialoghi più brillanti e incisivi.

Rispetto al primo però, si presenta molto meno criptico e più semplice da comprendere anche solo dopo una visione (anche se rimane uno dei film più complessi degli ultimi dieci anni) ma questo aspetto, che rendeva il primo molto affascinante, non aggrava questo sequel che, come ho detto in precedenza, ha la necessità di adattarsi ad un periodo diverso e ad un pubblico con esigenze diverse; anzi devo dire che hanno comunque avuto molto coraggio ad attribuirgli un ritmo particolarmente denso ed a non influenzarlo con la comicità mainstream che ormai sta caratterizzando la maggior parte dei blockbuster.


A proposito di caratterizzazione impossibile non menzionare i numerosi personaggi presenti all'interno, ovvero uno dei migliori aspetti di questo film, perché, a parte il ritorno nostalgico di Harrison Ford nei panni di Rick Deckard, il resto è del tutto nuovo; il protagonista riesce perfettamente a tenergli testa grazie soprattutto alla grande interpretazione di Ryan Gosling che viene poi appoggiato da un cast esemplare composto da: Robin Wright, Jered Leto e Dave Bautista, tutti svolgono un lavoro incredibile.


Ultime menzioni vanno alle straordinarie scenografie e alla ridondante colonna sonora che gode di una perfetta contestualizzazione.

Insomma un film unico, impossibile da dimenticare e che, se avesse avuto una sceneggiatura leggermente più curata, sarebbe stato uno dei migliori film di sempre; sicuramente però, rimane uno dei migliori film di quest'anno.


Giudizio complessivo:
Buona visione,





Trailer



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