Labyrinth – Dove Tutto E’ Possibile: La Recensione del Film



Regia: Jim Henson


Labyrinth ha per me un grosso valore affettivo, è una specie di Piccolo Principe su pellicola; lo vedi come una favola scorretta da bambino e già da adolescente lo riscopri come una metafora sul lasciarsi dietro le favole.

E’ la storia di Sarah (Jennifer Connelly), un’adolescente ancora affacciata sul versante dell’infanzia e circondata dalle proprie fantasie fra balocchi e costumi. Da brava principessina ha pure una matrigna con cui non va d’accordo e un fratellino Toby al quale però non ha voglia di badare la sera che i genitori escono; troppo per i suoi livelli di sopportazione. Così in uno scatto di irritazione esprime un –anzi IL desiderio: vorrei che gli gnomi ti portassero via; all’istante. Detto fatto. 


Jareth il re dei Goblin (David Bowie, inchinativi voi mortali) esaudisce la richiesta e subito Sarah singhiozza i suoi, ma io credevo…io che giocavo...parole che sfuggono…E giù occhioni da cerbiatta ferita. Jareth allora le propone una sfida: la ragazza avrà tredici ore di tempo per superare il labirinto e raggiungere il castello per riprendersi il fratellino, pena la trasformazione del pupo in uno gnomo. Ma il labirinto è fatato e Jareth bara spesso e volentieri un po’ per capriccio, un po’ perché a suo modo è innamorato di Sarah. Il modo di chi è attaccato alle proprie fantasie…

All’epoca il film fu un flop, ma si è rifatto con l’home video, e non è difficile capire perché: Labyrinth è la metafora sulla fine dell’infanzia e lo sguardo verso la sessualità e il mondo adulto. E’ lasciarsi dietro – o venire a patti con il proprio fanciullino. Sarah è bambina e bambolina, come la bambola che ruota nel carillon in camera sua e i personaggi che incontrerà man mano che attraversa il labirinto sono i veri peluche e pupazzetti che vediamo disseminati per la camera, a partire dal nano bitorzoluto e piscione Gogol, passando per il colosso peloso e fifone Bubo e via baloccando.


La sceneggiatura è scritta da Terry Jones, uno dei membri degli storici Monthy Pyton che la farcisce di trovate stranianti che ti rimangono impressi: le fate non esaudiscono desideri, ma mordono le dita; vermi con la sciarpa ti danno indicazioni gentili ma sbagliate; si incontrano mostriciattoli smontabili che ballano sotto mescalina, e poi c’è la Gola dell’eterno fetore, una palude di scoregge e peti continui dove bisogna stare bene attenti a dove metti i piedi. E tanto altro…Insomma, tutte una serie di scorrettezze farcite di humor nero e dialoghi al limite del surreale che ribaltano i luoghi comuni del fantasy.


Ma fra le mura del labirinto spiccano i due protagonisti: Jennifer Connelly fresca di Phenomena di Argento, è Sarah, la babysitter che tutti avremmo voluto avere. Dolce e caparbia, innocente ad acerba al punto giusto in lotta contro il tempo, i trucchi del labirinto e i suoi abitanti assurdi. Conosce a memoria i versi con cui affrontare Jareth (anch’io ve li posso recitare), ma non ricorda mai la frase finale, la chiave che la libera da ogni fantasia: Tu non hai alcun potere su di me.

E poi c’è lui, David Bowie. Da Duca Bianco a Re dei Goblin in un trucco e parrucco, è perfetto nei panni fluenti e sornioni di Jareth. All’epoca fu considerato un punto basso della sua carriera ( c’è chi lo crede ancora oggi, e a loro auguro davvero che gli gnomi li portino via all’istante), ma il personaggio va dritto filato nella galleria di maschere di Bowie.


Altri avrebbero sfiorato il ridicolo, lui invece è principesco e crudele allo stesso tempo. E’ “generoso” – così dice - con Sarah e tiranno fantozziano quando obbliga i goblins a ridere alle sue battute, ma soprattutto canta la colonna sonora del film. Tra tutte Underground nei titoli di testa e la memorabile Magic Dance, dove balla assieme alla sua corte di mostriciattoli. E dire che fu scelto all’ultimo! Per il ruolo, infatti furono presi in considerazione Sting – troppo narcisista -, Mick Jagger – troppo erotico – e Michael Jackson – uno che ha sempre inseguito l’infanzia perduta. Perciò ogni volta che vedete questo film ringraziate i figli del regista, che hanno insistito. L’unico difettino è che trovo il parlato originale di Bowie quasi querulo, mentre il doppiaggio italiano gli dà un tono più mellifluo.

Per cui prendetevi tutto il fantasy che volete, dal Signore degli anelli a Conan il Barbaro e ritorno. Io mi tengo Labyrinth - dove tutto è possibile, persino perdersi nei suoi meandri a ballare Magic Dance in compagnia di Re dei Goblin.

Buona danza magica anche a voi.

"What kind of magic spell to use? Slime or nails? Or puppy dog tails? Thuder or lighting? Then baby said…"


Trailer



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