Der Todesking: La Recensione del Film



Regia: Jörg Buttgereit


Quando si parla di cinema underground estremo/sperimentale tedesco, non si può non far riferimento a Herr Jörg Buttgereit, autore versatile e coraggioso che, tra la fine degli anni ’80 e l’inizio dei ’90, ci ha consegnato alcune perle indimenticabili.

Der Todesking (che tradotto dovrebbe suonare tipo “Il Re della Morte”) si colloca a metà tra i due Nekromantik (validissimo il primo, meno convincente il secondo) e si gioca la palma di miglior suo lavoro con l’ancora successivo Schramm (spuntandola forse di poco).

Il Film si compone da 7 cortometraggi tutti made in Buttgereit, che vedono come unica protagonista la morte, spesso intesa come ultimo, doloroso e necessario passaggio verso la quiete eterna. E il mezzo per potervi giungere è quasi sempre il suicidio, tema fondamentale e ricorrente di Der Todesking, che ne diventa quasi un inno vero e proprio.


I 7 episodi ripercorrono i 7 giorni della settimana e vengono introdotti da titoli di testa che già ci mettono di buon umore, grazie anche a quella musica di accompagnamento che vi ronzerà in testa per un po’.

"Quello che mi uccide, resta un mio segreto"

Lunedì. Un uomo stanco della sua vita presumibilmente non invidiabile, decide prima di licenziarsi dal posto di lavoro e poi di licenziarsi anche dal pianeta Terra. Inizio perfettamente in tema, con un’ossessiva camera a 360° piazzata nella stanza teatro degli avvenimenti. Musica quasi esasperante e finale scontato.

Martedì. Un uomo noleggia un filmaccio nazisploitation con tanto di evirazione in bella vista e finisce col combinare un bel pasticcio. L’episodio nettamente migliore, con l’idea del film nel film che funziona, una bella scena potente e la chiusura con prima punk e sangue e poi il suicidio e la musica tranquilla di accompagnamento.


Mercoledì. Un uomo e una donna si ritrovano stile Ale & Franz su una panchina a raccontarsi le proprie disavventure. Riuscirà l’uomo a superare il trauma per quello che ha commesso e a ritrovare quindi la gioia di vivere? Beh, siamo in Der Todesking, quindi fate voi.

Giovedì. Episodio interlocutorio, in cui viene mostrato un ponte e di seguito i nomi di tutte le persone che l’hanno utilizzato come mezzo per raggiungere il loro fine ultimo. Nulla da aggiungere.


Venerdì. Una donna spia la coppia di vicini che abita vicino a lei, invidiando la loro intesa. Ma forse non è tutto come sembra. Un corto che trasmette parecchia inquietudine, in primis per le sensazioni provate dalla donna (che arrivano dritte anche allo spettatore), e poi per l’epilogo perché, si sa, in Der Todesking il lieto fine non è contemplato.

Sabato. Una donna decide di andare ad assistere all’ultimo concerto della sua vita, non perché dopo abbandonerà la passione per la musica, ma semplicemente perché non ci sarà un dopo. Interessante sia per la lettera educativa per la bambina che per il sopraggiungere della morte non come suicidio diretto, ma “indotto”.


Domenica. Un uomo, disperato dopo che probabilmente ha sbagliato a schierare la formazione al Fantacalcio, comincia a prendere a testate il muro. Riuscirà a fermarsi in tempo prima di tirare le cuoia? Ricordate sempre cosa state guardando e traete le vostre conclusioni.


Come avrete intuito da questa breve descrizione, non è un film per tutti, in particolare per chi già di suo è abbastanza preso male. Non voglio infatti sulla coscienza eventuali episodi di un futuro Der Todesking II.

Lo stile scarno e freddo, estremo ed essenziale per ciò che il regista vuole comunicarci, si mescola all’utilizzo di colori a dir poco spenti, al fine di mostrarci una Società in netta decadenza, che non ha speranza e che soprattutto non ha voglia di lottare. Tecnicamente poi è ineccepibile e pure gli attori (non di certo di fama mondiale) se la cavano più che dignitosamente

Molto interessanti gli inframezzi tra i vari episodi, in cui ci viene mostrato un cadavere in progressivo stato di decomposizione che, episodio del martedì escluso, di fatto resta l’unico momento di vero orrore visivo. Ma non fatevi ingannare, il film inquieta lo stesso come pochi. Provare per credere, ma solo se siete presi bene e non avete sonno.

Enjoy,


Trailer



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