Renfield: La Recensione del Film



Regia: Chris McKay


In principio fu Alice Cooper con The Ballad of Dwight Frye, ad omaggiare il servo pazzo ed entomofago di Dracula.

Poi è arrivata Hollywood, su idea di Robert Kirkman (creatore di The Walking Dead uno mica pizza e fichi, semmai falene), che prende Nicholas Hoult già aspirante zerbino di Masterchef per il guru chef Ralph Finnes in The Menu e lo pialla ancor di più per Nicolas Cage, vero principe delle tenebre. Però con dieta a base di insetti.

Recensiamo in cinque minuti; a tavola.

È un po’ che attendevo questo Renfield, specie dopo aver visto Cage truccato da Giucas Casella, che, dite quello che volete ho sempre trovato un mito con le sue ipnosi da domenica pomeriggio, buone solo per sprimacciare le subrette di turno. Anche Nick Cage aveva il suo ruolo da sogno nel cassetto (Dracula, non Giucas Casella), così eccolo tornare ad Hollywood dopo anni di film più di nicchia, ma sempre interpretati con lo spirito giusto.




New Orleans, oggi. Renfield è il famiglio di Dracula, e si occupa dei suoi bisogni, specie dopo che il conte è rimasto bruciacchiato dopo uno scontro con degli ammazza vampiri. Ciò significa un rifugio sicuro e sangue, che Renfield si procura frequentando gruppi d’ascolto di persone vittime di relazioni tossiche e accoppandone i responsabili con una sgranocchiata di insetti che gli fanno l’effetto degli spinaci di Braccio di Ferro. Si renderà però conto che anche lui è vittima di una relazione tossica col suo boss e si innamorerà dell’integerrima sbirra Quincy Morris in lotta contro i malavitosi Lobo. Ma come dare le dimissioni da famiglio?




Ve lo dico subito: l’idea di rileggere il celebre conte dal punto di vista del servo è intrigante, ma è buona per una mezz’ora di film, magari ad episodi. Le parti tra Dracula e Renfield funzionano, così come l’ironia sul folklore vampiresco; una volta bisognava invitarli in casa, oggi basta avere uno zerbino con scritto benvenuto; oppure Renfield che chiede al padrone se vuole un pullman di cheerleader, e lui risponde che non ha mai guardato il gender del sangue…

Il resto è mancia con scene action tonitruanti dove non si capisce una cippa fra arti strappati e sangue in CGI e la trama a base di mafia e vampiri trattata meglio da John Landis in Amore all’Ultimo Morso. Troppa concitazione, per una storia che avrebbe meritato più racconto e meno buchi di sceneggiatura (che comunque non si fa in tempo a chiedersi (cosa dà davvero i poteri a Renfield? Dracula l’ha morso, dato che non invecchia?) visto che arrivano subito lotte e botti.




Hoult in pratica è Tyler di The Menu, solo più stanco e scoglionato. Nicolas Cage invece centra Dracula, al netto del fatto che sembri Giucolas Cage o che si vesta davvero così per andare a prendere i figli a scuola. Quello che azzecca – e che dimostra di aver capito – è lavorare sull’assenza: la sua aura aleggia nel film anche nelle scene in cui non compare, da vera minaccia (anche per rimpiangerlo durante i trrratata !sock!Thud! ARRRGH di cui sopra).

Quando c’è poi non si fa problemi a recitare sotto chili di trucco o protesi e riesce ad essere una sintesi tra la mollezza di Bela Lugosi e la spietatezza di Christopher Lee. Se poi pensate che io veda Lee ovunque, ve lo confermo. In particolare, lo incontro appeso in salotto, per la gioia della mia compagna ogni volta che deve stirare proprio di fronte…

Dal vostro umile cronista è tutto. Nicolas Cage è ufficialmente one of us, gobble gobble goo.

Buona visione,


Curiosità: notevoli i titoli di coda, che fanno pensare ad una nutrita sezione di scene tagliate. Abbiate paura, il padrone arriverà in versione extra blu-ray…


Trailer



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