Promessa Mortale: La Recensione del Libro



Autore: Angela Marsons


Dopo aver terminato la lettura di Vittime Innocenti, l’hype per capire cosa sarebbe successo dopo era altissimo, e fortuna vuole che io abbia acquistato entrambi i libri in contemporanea senza sapere nulla.

Ma la raccomandazione che faccio, è quella di non leggere ASSOLUTAMENTE questo libro senza aver letto il precedente, e soprattutto di non continuare a leggere prima questa recensione. Perché non si può parlare di Promessa Mortale senza accennare a quanto successo alla fine di Vittime Innocenti.


Ci siamo capiti??? Posso Andare Avanti???


Bene, perché il vuoto lasciato dalla morte di Dawson è assolutamente difficile da colmare, sia per il lettore, abituato alle sue turbolenze, ma soprattutto per la squadra. E infatti gran parte del racconto si basa proprio sul come i vari personaggi reagiscono alla perdita del collega, Kim Stone in primis, sicuramente quella che più ha subito il colpo e che inevitabilmente comincia a vacillare in più di un’occasione.




I rapporti interpersonali giocano quindi un ruolo determinante, reclamando anche spazio alla storia vera e propria, che in alcuni momenti passa leggermente in secondo piano. L’inserimento del “nuovo” Penn vede subito la difficile reazione della collega Stacey, abituata per molto tempo a far coppia con il collega scomparso, e la difficoltà di Kim nel reagire al lutto riesce quasi a mettere a rischio il feeling pazzesco che ha sviluppato negli anni con Bryant, creando qualche imbarazzo di troppo. Per la prima volta, in più di un’occasione, appare quasi irritante, per non dire insopportabile, sia nell’ostinazione nel forzare il proprio fisico, sia nel non voler ascoltare nessuno.

A livello di trama, la doppia indagine tra i morti ammazzati e la ragazza scomparsa funziona, garantendo anche un minimo di stacco tra la fine di un capitolo e l’altro. Capitoli che sono sempre molto brevi, figli di uno stile che resta chiaramente invariato rispetto ai lavori passati. Molto graditi sono sempre gli intramezzi con le confessioni del killer, che stanno diventando sempre più un marchio di fabbrica della scrittrice.

Le ultime pagine sono decisamente adrenaliniche, con la vicenda Bryant che fa temere il peggio e il finale giusto che crea molte aspettative per la prossima indagine. Peccato solo che, nella concitazione del caso, a volte ho trovato scritti nomi sbagliati all’interno delle frasi, con Bryant al posto di Penn e Kim al posto di Stacey. Per fortuna che lo svolgimento è piuttosto lineare e, nonostante gli errori, non c’è rischio di confusione.

Buona lettura,


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