Bussano Alla Porta: La recensione del Film



Regia: M.Night Shyamalan


Allora, che il mio rapporto con il caro M.Night sia piuttosto controverso ormai è chiaro, ma ogni volta mi faccio sempre incuriosire, sperando di poter indirizzare il suddetto rapporto nella direzione giusta.

E se con Old avevamo fatto diversi passi avanti, con Bussano Alla Porta purtroppo ne facciamo due abbondanti indietro.

Brevemente la trama. La vacanza di una bambina e dei suoi due padri viene stravolta quando quattro persone piombano in casa loro proponendo un giochino abbastanza curioso. Dovranno infatti decidere di sacrificare la vita di uno dei tre, altrimenti il mondo andrà incontro ad una serie di catastrofi che porteranno alla morte di tutti gli abitanti, lasciando solo loro in vita.

Per prima cosa occorre sottolineare come il film sia l'adattamento cinematografico del romanzo La Casa alla Fine del Mondo, scritto da Paul G. Tremblay nel 2018. Premessa assolutamente necessaria in quanto, non avendo letto il romanzo, mi baserò esclusivamente su ciò che ho visto, senza poter quindi effettuare confronti e trovare correlazioni o differenze. Tra l’altro, da quello che mi è parso di capire indagando un po’ più a fondo, (senza ovviamente spoilerare), le differenze parrebbero essere piuttosto sostanziali, facendo a mio gusto preferire le risoluzioni del libro, rispetto all’idea del mio amico Shy.


L’inizio non è malaccio, con lo studio della bambina sui grilli che ricorda molto quello che facevo io con i ragni (seppur con obiettivi diversi credo 🤣) e soprattutto con l’arrivo del simpatico quartetto, che mette subito lo spettatore davanti alla scelta. Perché di fatto tutto il film ruota su questo e gioca sul come ogni singolo spettatore reagirebbe di fronte alla situazione che si viene a creare. La scelta tra l’amore per la famiglia e il senso di responsabilità nei confronti dell’umanità diventa quindi il punto focale e, ben presto, anche l’unico spunto degno di interesse. E questo di fatto risulta il problema maggiore del film, non ci sono dubbi, ma neppure l’unico.




Troviamo infatti una discreta accozzaglia di generi e tematiche che, come spesso accade, non consente di capire quale sia l’intenzione principale e soprattutto non permette di sviluppare tutte le situazioni che si vengono a creare. Si passa infatti da una sorta di home invasion, al dramma familiare nudo e crudo, con tentativo di inserire una componente horroristica di cui però non vi è traccia. Detto in soldoni, non c’è tensione, non c’è intrattenimento, non c’è empatia con i protagonisti, non c’è sangue (manco le uccisioni ci fanno vedere), non c’è praticamente nulla al di fuori del capire quale sarà la decisione presa dalla famiglia. E se per arrivare a ciò ci dobbiamo sorbire un’ora e mezza abbondante di banalità e situazioni iper inflazionate (come i telefoni che non prendono e la famiglia non tradizionale che fatica a trovare l’approvazione dei propri cari per esempio), onestamente vi consiglierei di lasciar perdere.


Il cast tra l’altro non sembra crederci troppo neppure lui (e vorrei vedere di fronte ad una scelta tanto assurda) e non offre prestazioni degne di nota. La mia simpatia per Batista mi consente di salvare almeno lui, seppur in alcuni casi risulti piuttosto impacciato nel ruolo piuttosto anomalo in cui è stato chiamato ad entrare (in particolare nei goffi tentativi di fare il tenerone con la bambina).

Persino il finale non ho trovato vincente (e qui dovrebbe esserci la grande differenza con il romanzo, che per altro vorrei leggere), con una risoluzione buonista che mantiene il film sempliciotto e prevedibile, che non sempre è un male, ma in questo caso lo è eccome. E infatti non ho più niente da scrivere, sintomo che effettivamente da scrivere c’è ben poco 🤷‍♂️.

Giudizio complessivo: 4.5

Infelice visione,



Trailer



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