Patient Seven


Regia: Danny Draven 

Interessante questo Patient Seven, una sorta di antologia horror che in pratica si basa su un’unica vicenda introdotta da un episodio di “apertura” e sviluppata nel corso di tutto il film, ma che in realtà è un pretesto per raccontarne diverse, 7 per l’appunto come ci viene accennato nel titolo e come ci verrà spiegato nei suggestivi titoli di coda.

Soffermandoci nel dettaglio sui singoli “episodi”, incontriamo nell’ordine:
  • The Visitant (diretto da Nicholas Peterson);
  • The Body (diretto da Paul Davis);
  • Undying Love (diretto da Ómar Örn Hauksson);
  • The Sleeping Plot (diretto da Dean Hewison);
  • Banishing (diretto da Erlingur Thoroddsen);
  • Death Scenes (diretto da Joel Morgan);
  • Evaded (diretto da Johannes Persson e Rasmus Wassberg).

Le storie citate poc’anzi vengono raccontate sotto forma di breve cortometraggio, ognuno diretto da un regista diverso, anche se la separazione tra i vari segmenti non è poi così netta, tanto che potrebbero sembrare (e lo sono in effetti) tranquillamente diversi pezzi dello stesso puzzle (e in questo merita di essere premiato il lavoro in regia generale di Danny Draven, che ha saputo comporre uno stile narrativo chiaro ed intrigante allo stesso tempo). 

Il puzzle viene tenuto in piedi piuttosto egregiamente dalla figura dello psichiatra Dr. Marcus, interpretato da quel Michael Ironside che già abbiamo potuto apprezzare in diverse pellicole del calibro di Atto Di Forza, Scanners e molte altre più o meno famose e che or ora non mi sovvengono.
Non solo lui però ha il pregio di mettersi in luce, dal momento che tutto il cast, soprattutto i pazienti sulle storie dei quali vengono costruiti i cortometraggi di cui vado cianciando, se la cava piuttosto bene, con particolari menzioni per Daniel Lench (il Paziente n.2 chiamato John Doe, dando sfoggio quindi di grande fantasia), Alfie Allen (il killer del secondo episodio The Body) e William Mark McCullough (il Paziente n.6). Ad essi vanno aggiunti con pieno merito i protagonisti più giovani (ce ne sono diversi), che ben si destreggiano all’interno dei vari scenari concepiti dai registi.


I sottogeneri affrontati sono molteplici e vanno ad abbracciare un po’ tutto quello che ha a che fare con il panorama horror; si spazia dagli zombies del terzo episodio, alle possessioni del quinto, passando attraverso serial killer, vampiri, mostri immaginari e bambine morte e sepolte, il tutto condito con momenti di pazzia che male non fanno mai e che sono stati concepiti all’interno di un ospedale psichiatrico che si presta molto bene come ambientazione lugubre ed inquietante allo stesso tempo.


The Body forse è il mio preferito (grazie anche alla citazione di Re Animator), ma pure The Sleeping Plot è molto divertente con il mitico barattolo raccogli monete e l’ossessione della bambina per la pala.

Gli effetti non sono malaccio e si mettono in luce soprattutto nel mostro (ben fatto) di The Visitant e nel trucco degli zombies di Undying Love, mentre in quanto a tensione, spavento e jump scares siamo piuttosto debolucci.

La vicenda però incuriosisce a sufficienza, lasciando ipotizzare diverse spiegazioni, tra cui ovviamente una delle più accreditate è proprio quella che ci verrà proposta che, seppur un filo prevedibile, alla fine ci sta e chiude in giochi in maniera convincente.

Nel complesso quindi, nonostante pochi guizzi e diverse situazioni già viste, mi sento di premiare questo lavoro, che intrattiene piuttosto bene soprattutto grazie alla struttura particolare, che senza dubbio contribuisce ad incrementare l’interesse.

Giudizio complessivo: 6.8
Enjoy,


Luca Rait



Trailer



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